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Caso George Floyd, Kareem Abdul-Jabbar: "Il razzismo è come la polvere nell’aria"

GEORGE FLOYD
©Getty

Il miglior realizzatore nella storia NBA ha affidato al Los Angeles Times i suoi pensieri sul momento che stanno attraversando gli Stati Uniti d’America, sconvolti dalle proteste dopo la morte di George Floyd: "Il razzismo è come la polvere nell’aria: sembra invisibile fino a quando non apri la finestra e fai entrare il sole"

Kareem Abdul-Jabbar non è stato solamente uno dei più grandi giocatori nella storia della NBA, ma anche una delle menti più raffinate e delle voci afro-americane più ascoltate negli Stati Uniti. E in questo momento di grandi sconvolgimenti e di proteste a seguito della morte di George Floyd a Minneapolis, il sei volte MVP ha affidato alle pagine del Los Angeles Times i suoi pensieri sulla situazione negli States: "Il COVID-19 ha esposto in maniera ancora più evidente che noi [afro-americani] abbiamo tassi di mortalità significativamente più alti dei bianchi, che siamo i primi a perdere il nostro posto di lavoro, e guardiamo con impotenza i Repubblicani mentre cercano di impedirci di votare. Proprio mentre il melmoso ventre del razzismo istituzionale viene a galla, sembra che la stagione di caccia ai neri sia aperta. E se c’era qualche dubbio, i recenti tweet del Presidente Trump hanno confermato lo spirito del tempo di questa nazione, chiamando i protestanti “teppisti” e incoraggiando gli spari contro i saccheggiatori. […] Il razzismo in America è come la polvere nell’aria. Sembra invisibile — anche quando ti sta soffocando — fino a quando non lasci che entri il sole. È solo in quel momento che realizzi che è dappertutto. Fintanto che continuiamo a far splendere quella luce, avremo la possibilità di pulire ovunque si posi. Ma dobbiamo rimanere vigili, perché è ancora nell’aria".

Kareem: "Il virus del razzismo è più mortale del COVID-19"

Kareem Abdul-Jabbar, che nel 2016 è stato insignito dal Presidente Barack Obama della Presidential Medal of Freedom, ha anche scritto a lungo delle proteste che si stanno svolgendo ovunque negli Stati Uniti, con devastazioni a proprietà private e reazioni della polizia. “Sì, le proteste spesso vengono usate come scusa affinché qualcuno se ne approfitti, così come — quando i tifosi festeggiano il titolo di una squadra — vengono bruciate macchine e distrutte vetrine. E io non voglio vedere negozi saccheggiati o edifici in fiamme. Ma gli afro-americani vivono in edifici in fiamme da tantissimi anni, soffocando nel fumo mentre le fiamme bruciano sempre più vicino a loro. […] Forse in questo momento la preoccupazione principale della comunità nera non è se i protestanti mantengono il metro di distanza tra loro o se delle anime disperate rubano delle magliette, o neanche se una stazione di polizia viene messa a fuoco, ma se i loro figli, mariti, fratelli e padri verranno uccisi dai poliziotti o da aspiranti tali solo perché sono andati a camminare, correre o in macchina. O se essere neri significa rinchiudersi in casa per il resto delle proprie vite perché il virus del razzismo che ha infettato questa nazione è più mortale del COVID-19. Perciò quello che vedete nei protestanti neri dipende se state vivendo in un edificio in fiamme o se lo state guardando in televisione con una ciotola di patatine sulla gamba aspettando che cominci ‘NCIS’. Quello che io voglio vedere non è una corsa al giudizio, ma una corsa alla giustizia”.