Voluta dalla società (tutti presenti, dalla proprietaria Jeanie Buss al GM Pelinka fino a Frank Vogel), ha coinvolto tutti i giocatori del roster che hanno subissato di domande la leggenda gialloviola. E da LeBron James tanta ammirazione per il famoso meeting di Cleveland del 1967
Dopo aver dimostrato l’unità del loro spogliatoio via social — pubblicando tutti lo stesso messaggio (“Se non siete dalla nostra parte, allora noi non stiamo dalla vostra”) — i giocatori dei Lakers sono stati protagonisti di un’altra bella iniziativa sulla scia dei tragici fatti di Minneapolis, che hanno portato alla morte di George Floyd. La franchigia di L.A. ha infatti organizzato una call sulla piattaforma Zoom per discutere assieme delle proteste andate in scena in tante città americane (compresa Los Angeles) e dei tanti temi sociali sul tavolo. Ospite d’onore della riunione, una leggenda del calibro di Kareem Abdul-Jabbar, giocatore fondamentale tanto nella storia gialloviola che in quella dei diritti civili, grazie a un impegno mai rinnegato. All’ex n°33 dei Lakers — che per il quotidiano locale, il Los Angeles Times, aveva scritto un interessantissimo editoriale — sono arrivate tantissime domande ma anche l’ammirazione di chi — come LeBron James — non ha mancato di sottolineare la presenza di Jabbar (al tempo Lew Alcindor) al fianco di altri grandi nomi dello sport afroamericano come Muhammad Ali, Jim Brown e Bill Russell a un meeting tenutosi a Cleveland nel 1967 ancora oggi considerato centrale per la costruzione di una coscienza collettiva all’interno della comunità afroamericana. Oltre alla gran parte dei giocatori del roster dei Lakers, hanno partecipato alla riunione virtuale — durata circa un’ora — anche l’allenatore Frank Vogel, il general manager Rob Pelinka ma anche Tim Harris (presidente delle business operation) e Jeanie Buss, n°1 dell’organigramma gialloviola.