Alla notizia che la NBA metterà a disposizione una linea telefonica anonima dove denunciare eventuali violazioni del protocollo medico all'interno della bolla di Orlando, sono arrivate sia le reazioni divertite e ironiche di alcuni giocatori (come Mitchell e Kuzma) che quelle del mondo social, che non hanno dimenticato il comportamento "da spia" di Chris Paul nella gara dello scorso dicembre tra Thunder e Timberwolves
Tra le mille disposizione emanate dalla NBA nel dossier di oltre 100 pagine chiamato a regolamentare il ritorno in campo nella bolla di Orlando c’è anche la creazione di una linea telefonica — la classica “helpline” — dove sarà possibile denunciare in maniera anonima chiunque non dovesse rispettare le precauzioni mediche (distanziamento sociale, uso della mascherina, etc.) imposte dalla lega. Ma la denuncia anonima — come quella che si fa verso la polizia — nella comunità afroamericana ha un nome (e una nomea) ben precisi: “snitching”. Ovvero: fare la spia, spifferare. Un comportamento da molti ritenuto quantomeno sospetto se non addirittura inaccettabile. Così più di un giocatore su Twitter ha immediatamente reagito alla notizia dell’istituzione della helpline anonima con commenti ironici, dal “Snitch hotline lol” postato da Kyle Kuzma a quel “Oh, they snitchin snitchin” seguito da tante emoji divertite di Donovan Mitchell. Ma il passo successivo — come spesso avviene sui social — lo ha fatto la comunità di tifosi e appassionati NBA (e anche qualche media): ricordando come Chris Paul avesse fatto notare agli arbitri la maglia fuori dai pantaloncini di Jordan Bell in un recente Thunder-Timberwolves, il n°3 di OKC — nonché presidente dell’associazione giocatori NBA — è diventato l’ignaro bersaglio di tutti. Ottenendo dagli arbitri un prezioso fallo tecnico amministrato a Bell, lo “snitching” di Paul aveva permesso ai Thunder di pareggiare nei secondi consecutivi la partita contro Minnesota (con il libero realizzato da Danilo Gallinari), mandarla ai supplementari e poi vincerla (139-127). Ma quell’appellarsi alle autorità — ieri gli arbitri, domani la helpline messa a disposizione a Orlando — per denunciare l’irregolarità di un collega non è piaciuta a tanti, che in rete hanno preso di mira, fortunatamente scherzosamente, il povero Chris Paul.