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NBA, Mark Cuban: "Se i miei giocatori si inginocchiassero all'inno vorrei unirmi a loro"

NBA
©Getty

Le dichiarazioni del proprietario dei Dallas Mavericks suonano diverse da quelle da lui professate nel 2017: "Mi troverete in piedi con la mano sul cuore, e mi aspetto che i miei giocatori facciano lo stesso": "Ho imparato molto in questi tre anni", ammette

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La NBA sarà la prima grande lega sportiva a tornare in campo (il 30 luglio) dopo i recenti fatti legati all’uccisione di George Floyd. E se è vero che il regolamento della lega impone che “giocatori e allenatori siano in piedi durante l’esecuzione dell’inno nazionale” (prima della palla a due), il proprietario dei Dallas Mavericks Mark Cuban non avrebbe nulla in contrario se qualcuno dei suoi giocatori dovesse imitare il gesto reso famoso da Colin Kaepernick nella NBA e  scegliere di inginocchiarsi. Anzi: “Se lo dovessero fare, in maniera rispettosa, sarei orgoglioso di loro. E potrei unirmi al gesto”. Cuban, intervenuto a una trasmissione di ESPN, ha dichiarato che “lascerà la decisione finale al commissioner Adam Silver e al giudizio del numero uno dell’associazione giocatori Michele Roberts, ma in realtà la mia speranza è che lascino i giocatori fare quello che pensano sia giusto, seguendo quello che dice loro il cuore”. “Che sia abbracciarsi durante l’inno, inginocchiarsi, qualsiasi cosa — ha ribadito Cuban — non vedo questi gesti come un segno di mancanza di rispetto né verso la bandiera né verso l’inno”. Un’opinione diversa da quella che lo stesso proprietario dei Mavs aveva invece espresso nel 2017: “Questa è l’America e io sono orgoglioso delle persone che hanno il coraggio di esprimere in maniera civile la loro opinione, perché questo contraddistingue il nostro Paese. All’inno mi troverete in piedi con la mano sul cuore, e penso che i miei giocatori faranno lo stesso. Anzi, mi aspetto che lo facciano”. Tre anni più tardi, il cambiamento d’opinione è così giustificato dallo stesso Cuban: “Ho imparato molto da allora, e come Paese siamo cresciuti. Questo è davvero un momento cruciale, uno snodo storico importante affinché la società americana continui a crescere, diventi più inclusiva e più consapevole delle continue sfide che le minoranze sono costrette ad affrontare ogni giorno”.