Nessuno, giunto alla 17^ stagione nella lega, è mai stato così dominante nella storia della NBA. Le sue cifre sono uniche, e i Lakers viaggiano in testa alla Western Conference: "Perché le ho sentite anch'io le voci che dicevano che fossi forte solo perché giocavo a Est...", chiosa "King" James
Le prime parole nella bolla di LeBron James non hanno trascurato un tema che tiene banco tra appassionati e tifosi di tutto il mondo: a chi andrà il premio di MVP 2019-20? La lega ha fatto sapere che le gare disputate a Orlando non conteranno per l’assegnazione dei premi stagionali, per cui ogni votante ha già a disposizione tutte le informazioni necessarie per esprimere la propria preferenza. E i nomi sono due, non si scappa: quello di Giannis Antetokounmpo e quello di LeBron James. Che al riguardo ha detto: “Penso di aver dimostrato quello che so fare, non solo da un punto di vista individuale ma anche per la mia squadra, che oggi è al primo posto nella Western Conference. Si è detto spesso che i miei successi fossero legati al fatto di giocare a Est. ‘Chissà se sarebbe capace di fare lo stesso a Ovest’. Le ho sentite tutte queste voci. E così aver trascinato la mia squadra in testa alla Western Conference mi rende orgoglioso”. Un record di 49 vittorie e 14 sconfitte, un distacco di 5.5 gare sulla prima inseguitrice a Ovest, quei Clippers battuti l’8 marzo due giorni dopo aver sconfitto anche i Bucks, l’unica squadra — non a caso quella di Antetokounmpo — con un record migliore dei Lakers. “In quelle due gare LeBron ha marcato Leonard e Antetokounmpo — ricorda il suo allenatore, Frank Vogel — e in entrambe le situazioni ha fatto benissimo. Quel che ha fatto difensivamente, combinato al suo dominio offensivo, è ciò che ci ha permesso di vincere”. Per questo — dice Vogel — “credo davvero che l’MVP quest'anno sia lui, perché nessuno impatta di più sulle chance di vittoria della propria squadra. Abbiamo il miglior record a Ovest e la terza miglior difesa NBA, e questo lo dobbiamo al suo rinnovato impegno”.
Cifre da MVP alla 17^ stagione: nessuno come LBJ
Un impegno che arriva da un giocatore di 35 anni, alla sua 17^ stagione NBA, particolare tutt’altro che trascurabile. Anzi. Se si analizzano storicamente i numeri di quest’anno di LeBron James, si scopre che solo Kobe Bryant (27.3 punti a sera contro i 25.7 di “King” James) è stato capace di segnare di più nell’annata n°17 di una qualsiasi carriera NBA, mentre James è al primo posto per assist (10.6, peraltro miglior dato stagionale) e per triple segnate in media a gara (2.2) ma anche quinto per liberi realizzati (4.0) e recuperi (1.2) e nono per rimbalzi. Alla luce di questi dati — comparati appunti con le diciassettesime stagioni di ogni altro giocatore della storia NBA — la grandezza del campionato disputato da LeBron emerge ancora di più, così come colpisce il trend in ascesa del suo rendimento: nelle 9 gare dopo l’All-Star break, infatti, il n°23 gialloviola ha viaggiato a 30.0 punti di media con il 55.1% al tiro (sotto il 49% in precedenza), condendo il tutto con 9.4 assist e 8.2 rimbalzi a sera. Quattro premi di MVP già in bacheca (come Wilt Chamberlain), un quinto gli permetterebbe di raggiungere Michael Jordan e Bill Russell, con solo Kareem Abdul-Jabbar (6) ancora davanti. Proprio quel Jabbar capace di restare in campo fino ai 40 anni: LeBron ne ha 35, e nessuno mai dopo i 30 anni è riuscito a chiudere una stagione sopra i 25 punti e 10 assist di media. L’ennesima impresa. Da MVP.