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Draft NBA, Devin Vassell: un prospetto già pronto, che si è complicato la vita da solo

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©Getty

Nei due anni di college a Florida State ha dimostrato di essere un’ala solida in difesa, fisica sia in marcatura che lontano dal pallone e soprattutto in grado di mantenere ottime percentuali dalla lunga distanza (42% nell’ultima stagione) - almeno fino a quando non ha deciso di cambiare meccanica, facendo sorgere un bel po’ di dubbi sul suo conto

Partiamo dalla fine, da un video di poche decine di secondi che racconta quanto sottile, fragile e delicato sia l’equilibrio che porta un giovane prospetto a finire in Lottery al Draft NBA. Scegliere un talento, carpirne il potenziale - quando non si tratta di LeBron James, ovviamente - è un’arte complicata, che spesso attinge alle esperienze del passato, cercando di intuire tendenze e soprattutto evitare errori già commessi da altri. Ecco, Devin Vassell sembra non aver studiato abbastanza quanto successo soltanto qualche anno fa, nel 2017, quando Markelle Fultz - prima scelta assoluta dei Philadelphia 76ers - ha deciso di rivoluzionare totalmente la sua meccanica di tiro nell’estate che lo ha poi portato all’esordio NBA. Un disastro annunciato, aggravato in parte dagli infortuni e dalla fiducia che inevitabilmente è venuta meno - segnando in maniera indelebile la sua carriera. Modificare quindi in maniera evidente la propria meccanica di tiro è una prassi fortemente sconsigliata per tutti i giovani prospetti che ambiscono a giocare nella lega: il ricordo è ancora vivo, la delusione cocente, il rischio alto per chiunque decida di puntare su di te. Per tutte queste ragioni, il video inserito in testa a questo articolo potrebbe segnare la fine delle speranze di Vassell di essere selezionato in Lottery al prossimo Draft: come si vede, le conclusioni partono da sopra la testa - in stile catapulta - denotando un netto peggioramento rispetto a quanto mostrato sul parquet fino a marzo. Quel 42% abbondante nel tiro dall’arco di cui andare fiero, potrebbe dunque non bastare a un giocatore che può fare comodo a molti - a patto che non smarrisca per strada la sua efficacia con i piedi oltre l’arco.

I punti di forza: ottimo difensore, esperto, perfetto per avere impatto da subito

Perché allora Devin Vassell è tra i nomi che circolano più insistentemente tra quelli delle potenziali ali da Lottery del prossimo Draft? Innanzitutto, le sue doti fanno gola a molti, oltre a rappresentare un requisito indispensabile per costruire una squadra vincente. Vassell è un’ala dalle ottime dimensioni e proporzioni, eccellente in marcatura e nel leggere il gioco sul lato debole. É un lottatore, non molla mai e all’occorrenza può cambiare e vedersela con diverse tipologie di avversari senza perdere consistenza ed efficacia. Stoppa, ruba palloni e fa decine di altre cose che piacciono tanto agli allenatori NBA anche se non finiscono nel boxscore. Insomma, un giocatore che deve trovare il modo di giustificare la sua presenza sul parquet rendendosi pericoloso in attacco, perché a protezione del ferro può starci già alla perfezione. Da subito, sin dal primo giorno da professionista - altro aspetto da non sottovalutare in un Draft ricco di prospetti ancora immaturi. Vassell ha dimostrato di essere un tiratore - al netto di quanto raccontato in precedenza - nonostante sia costruito e non naturale nell’esecuzione. Ha buone doti di passaggio, anche se non gli si può chiedere di gestire un possesso. Se state pensando però al classico 3&D, il 20enne di Florida State all’occorrenza può mettere anche palla a terra, giocare in uno contro uno (64% al ferro, spesso più lungo del suo avversario diretto) e in grado di sfruttare le sue doti atletiche. Agile e veloce, è esploso in ritardo, ma ha dimostrato di meritare un posto tra i professionisti: quale? Dipenderà da quanto peseranno i dubbi e i punti interrogativi del prossimo paragrafo.

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I possibili punti deboli: il fisico, il peso e la speranza di non essere troppo limitante in attacco

A guardarlo ci si rende subito conto che mancano chili per pensare di essere un giocatore che si prende cura del LeBron James di turno: al momento infatti, al netto dei centimetri, potrebbe funzionare meglio come difensore sulle guardie e non sulle ali a livello NBA - mettendo non poco in difficoltà il proprio allenatore nel costruire il suo piano partita. Con quel tipo di fisico tra i professionisti è complicato pensare di battere il proprio avversario diretto dal palleggio: un limite che potrebbe diventare una trappola per il suo sviluppo, allontanandolo potenzialmente dal mostrare di poter essere un Danny Green - come auspicato dagli ottimisti - ripiegando su un più modesto Avery Bradley (dalle dimensioni da esterno, ma con quel tipo di limiti). A prescindere dalle percentuali poi, non ha 20 punti a partita nelle mani e difficilmente riuscirà a sviluppare in questo senso la sua resa nei prossimi anni: è un tassello importante, ma non un leader. Il margine di crescita insomma sembra limitato: un giocatore pronto, con qualcosa da perfezionare, ma che non lascia intravedere grosse prospettive per diventare determinante sul medio-lungo periodo. Conviene davvero spendere una chiamata in Lottery con qualche rischio e con ridotta possibilità di sognare un futuro da protagonista?

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