Mercato NBA, LeBron James ai Lakers: le ragioni e i dettagli del prolungamento di due anni
L'analisiLa decisione in parte a sorpresa del n°23 dei gialloviola racconta quale sarà il futuro in NBA di James: la suggestione di giocare con il figlio Bronny, il perché della durata dell’accordo e delle cifre, l’insegnamento arrivato dall’esperienza dell’amico Dwyane Wade con Miami
I Lakers non hanno mai avuto problemi di riconoscenza nei confronti delle proprie stelle. In casa gialloviola, i meriti e i successi portati in dote dai tanti All-Star che hanno vestito la maglia della squadra di Los Angeles sono sempre stati lautamente ricompensati anche quando, a causa dell’età, la capacità di incidere era ormai fortemente ridotta. È successo negli anni ’90 con Magic Johnson, è accaduto di nuovo con Kobe Bryant, quando i Lakers decisero senza esitare nel novembre 2013 di offrire al Black Mamba un prolungamento di contratto biennale da 48.5 milioni di dollari complessivi - nonostante l’allora n°24 gialloviola fosse reduce dalla rottura del tendine d’Achille. Bryant è stato uno dei giocatori più pagati dell’intera lega nei suoi ultimi due anni in NBA, nonostante il rendimento fosse inevitabilmente in calo a causa dell’età. LeBron James sapeva di potersi fidare, anche perché festeggerà i 36 anni il prossimo 30 dicembre con un regalo speciale: il quarto anello NBA della sua carriera. Nonostante gli anni che passano, è ancora il miglior giocatore al mondo. Quei soldi ci sarebbero stati lo stesso per lui che per una volta, come sottolineato da Brian Windhorst di ESPN, ha mostrato la sua mortalità e non ha voluto rischiare che infortuni o problemi di sorta gli impedissero di portare il conto totale degli incassi da contratti NBA della sua carriera a 435 milioni di dollari. Un prolungamento di due anni dovuto alle regole previste dal CBA, alla Over 38 Rule e anche al fatto che la off-season 2023 potrebbe essere particolare per l’intera famiglia James.
La suggestione Bronny e il contratto più ricco che potesse firmare
Il primo pensiero di tutti infatti è andato a suo figlio Bronny e all’opportunità per LeBron di condividere con lui il parquet. Il piccolo di casa James nel 2023 terminerà l’high school e, qualora cambiassero le regole NBA, potrebbe essere selezionato al Draft nell’estate in cui suo padre sarà free agent – l’occasione quindi per entrambi di condividere lo stesso spogliatoio. Soltanto una suggestione e al momento una coincidenza, visto che gli 85 milioni di dollari previsti dalle due stagioni di prolungamento firmate da James erano il massimo a cui potesse ambire. Superati i 38 anni infatti, la Over 38 Rule prevede che la cifra totale prevista dall’accordo sottoscritto da un giocatore venga calcolata a livello salariale soltanto negli anni di contratto che portano a quel limite d’età. Complicato? Facciamo un esempio: se a 36 anni sottoscrivi un accordo di tre stagioni da 10 milioni all’anno, il tuo contratto a livello salariale verrà conteggiato come un biennale da 15 milioni fino ai 38 anni, con un’ultima stagione definita “a zero year”. Questa decisione ha una conseguenza per chi vuole firmare un contratto al massimo salariale: aggiungere anni all’accordo non permette di aggiungere denaro, visto che l’eventuale redistribuzione sulle stagioni precedenti porterebbe a sforare il limite massimo consentito. Detto in parole povere: LeBron non poteva prendere più soldi di così, anche se avesse prolungato per più stagioni. Qualcuno a questo punto potrebbe eccepire: ma LeBron nel 2023 compirà 39 anni e non 38, perché non scatta prima questa redistribuzione salariale? Anche in questo caso, le regole parlano chiaro: per gli accordi fa fede la data del 1 ottobre, se il giorno di nascita è successivo a quella deadline, il fatto che si compiano 38 anni negli ultimi tre mesi dell’anno inciderà sull’accordo della stagione successiva. Predestinato anche in questo LeBron, con il suo compleanno a ridosso di Capodanno.
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Il cambio delle regole del CBA per andare incontro alle esigenze di James
E pensare che già nel 2016, quando l’associazione giocatore – di cui fa parte anche lo stesso James – discuteva le modifiche al CBA, si era parlato di una regola ad hoc pensata per lui: spostare il limite di quella che allora era la Over 36 Rule in avanti di un paio d’anni, portando fino ai 38 anni la possibilità per un giocatore NBA di sottoscrivere un contratto da quattro o da cinque anni. All’epoca, con LeBron ancora ai Cleveland Cavaliers e fresco di titolo vinto in Ohio, in molti immaginavano il suo possibile rinnovo da cinque anni e da oltre 200 milioni di dollari – il primo della storia NBA a raccogliere una cifra del genere con una sola firma. Le cose poi sono andate in maniera diversa, con il n°23 dei Lakers che ha preferito cambiare squadra nel 2018, lasciando una player option nel suo quarto anno – adesso decaduta visto che il contratto sarà garantito fino al 2023. Piccola nota a margine: oltre al vice presidente James, a beneficiare del cambio di regole è stato anche Chris Paul; presidente della delegazione che rappresenta i giocatori. Con campioni sempre più longevi ed efficaci anche dopo aver compiuto i 35 anni, ottenere la giusta ricompensa sembra il minimo.
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Una scelta indipendente dal contratto di Davis, ricordando cosa accadde a Wade
Secondo quanto raccontato da ESPN, la sua decisione non ha nulla a che vedere con il rinnovo di Anthony Davis – quello sì atteso da oltre dieci giorni dalla dirigenza e dai tifosi Lakers. Nonostante l’agente sia lo stesso e sia un personaggio ingombrante come Rich Paul, entrambi avrebbero potuto giocare questa stagione a Los Angeles e poi liberarsi il prossimo, in attesa di capire cosa fare. No, James ha scelto di legarsi ancora di più ai Lakers; convinto del fatto che la squadra continuerà a investire, provando ad allestire un roster in grado di competere per il titolo. LeBron ricorda bene cosa è accaduto nel 2016 al suo amico Dwyane Wade a Miami. A 35 anni, con le ginocchia malridotte, lo storico n°3 degli Heat ricevette un’offerta dalla squadra della Florida molto al di sotto delle sue aspettative – la principale ragione che lo spinse poi a scegliere Chicago. Wade trovò poi il modo di tornare a Miami per concludere la sua carriera, ma James ha fatto tesoro di quella lezione: meglio firmare un rinnovo a meno di due mesi di distanza dalla conquista di un titolo NBA, non si sa mai come andranno le cose. Conviene passare subito all’incasso.