NBA, Brooklyn Nets: Kyrie Irving spiega ai giornalisti perché non voleva parlare con loro
brooklynIl n°11 dei Nets si è finalmente concesso alle domande dei media in videoconferenza, cercando di chiudere la questione e le tensioni con la stampa: "I miei commenti non erano rivolti ai cronisti", racconta. "Con Durant tutto è diverso: adesso possiamo iniziare a costruire qualcosa di diverso"
Dopo settimane passate a scrivere su Instagram e a postare storie e dichiarazioni ufficiali come metodo principale di comunicazione con il mondo esterno, Kyrie Irving si è finalmente concesso alle domande dei giornalisti a margine dell’allenamento con i Nets e in videoconferenza ha spiegato le sue ragioni, oltre a raccontare le sensazioni del ritorno in campo dopo dieci mesi e la gioia per la prima partita al fianco di Kevin Durant. “Il mio focus principale è sempre su ciò che accade in palestra e in allenamento e volevo che fosse chiaro a tutti. Nessuna distrazione, nessuno spreco aggiuntivo di energie. Concentrati solo sul campo”. In realtà il n°11 di Brooklyn nelle ultime settimane, a causa del suo atteggiamento, si è dovuto preoccupare un bel po’ di ciò che prima i media, e poi la NBA, hanno iniziato a dire di lui: ci sono voluti 25.000 dollari di multa per lui e altrettanti per i Nets per cambiare la situazione. “Il commento che parlava di pedoni non era certo rivolto ai giornalisti. Era qualcosa che riguarda una certa tipologia di artisti e la mancanza di controllo su ciò che viene detto a nostro riguardo. Vogliamo poterci esibire in uno spazio sicuro e protetto”. Insomma, le congetture riguardo le manipolazioni da parte della stampa delle sue parole restano, nonostante più volte non si sia fatto altro che riportare le frasi registrate attraverso microfoni e telecamere. Per fortuna di Brooklyn, ci sono anche le buone notizie: il ritorno in campo di Kevin Durant e l’opportunità di dare vita a un nuovo corso. “È una possibilità diversa di resa, con lui in campo tutto diventa più semplice. È un nuovo inizio se pensiamo a ciò che vogliamo costruire”. Magari lo sarà anche nel rapporto con la stampa, o forse no.