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NBA Finals, la chiave tattica di gara-1: Chris Paul e Devin Booker puniscono i cambi

TATTICA
©Getty

I Phoenix Suns hanno vinto gara-1 portandosi in vantaggio nella serie di finale portando subito alla ribalta un tema tattico chiave della serie: la marcatura di Chris Paul e Devin Booker sui pick and roll. I Milwaukee Bucks hanno provato a cambiare sistematicamente, ma hanno finito per perdere la battaglia tattica

Sin da quando Mike Budenholzer ha preso possesso della panchina dei Milwaukee Bucks, la sua identità difensiva è stata legata quasi a doppio filo con la presenza in campo di Brook Lopez. Il mastodontico centro dei Bucks è la chiave del loro sistema difensivo basato sul “drop coverage”, cioè sul tenerlo in copertura del pitturato quando viene coinvolto nei pick and roll, lasciando che siano gli esterni a rincorrere i portatori di palla superando il blocco dell’avversario e cercando di forzare tiri poco efficienti dalla media distanza. Un sistema che ha dato enormi dividendi per anni in regular season ma che non è stato altrettanto efficace negli scorsi playoff, costringendo i Bucks a modificare la loro identità nel corso della regular season pur di farsi trovare pronti per le fasi più calde della post-season. E in gara-1 delle finali coach Budenholzer ha preso subito una decisione estrema, scegliendo di cambiare sistematicamente su tutti i blocchi avversari — anche a costo di lasciare Brook Lopez in marcatura su portatori di palla del calibro di Chris Paul e Devin Booker. Una scelta coraggiosa, a suo modo rivoluzionaria per un allenatore a lungo accusato di essere troppo lento nel disconoscere il suo credo cestistico, ma che almeno in gara-1 non ha dato i frutti sperati.

Le alte percentuali tenute da Booker e Paul

Tra i tanti temi tattici proposti dalle due squadre, infatti, quello della marcatura di Paul e Booker sui pick and roll è il più pressante in vista di gara-2. I Bucks avevano già faticato nella serie contro Atlanta a gestire le scorribande di Trae Young, fermate più che altro dall’infortunio al piede subito nel finale di gara-3 dopo che in tre quarti aveva realizzato 35 punti, ma contro i Suns si ritrovano a fare i conti con ben due realizzatori di primo livello dal palleggio. E non è andata bene: Paul e Booker hanno combinato per 59 punti tirando 7/15 dalla media distanza e 8/10 nel pitturato, oltre a un solido 4/11 da tre punti. E nel momento decisivo della partita proprio Paul ha cambiato marcia quando si è ritrovato davanti Lopez o Bobby Portis, portandoli a spasso per il campo e punendo la scelta di Budenholzer di cambiare: nei 17 possessi in cui i lunghi hanno marcato le due stelle dei Suns, Phoenix ha ricavato ben 25 punti.

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Budenholzer nella ripresa ha provato a cambiare la marcatura chiedendo a Lopez di rimanere a protezione del ferro, ma Paul è stato feroce nell’attaccarlo comunque e a trovare anche gli scarichi per i lob sopra il ferro di Deandre Ayton, mandando in scacco l’intera difesa dei Bucks. Le cose sono leggermente migliorate quando coach Bud, finito sotto di 20 lunghezze, ha schierato un quintetto piccolo con Giannis Antetokounmpo da 5, riuscendo a recuperare piano piano fino al -7 ma mancando l’accelerazione per rientrare definitivamente. Nulla è ovviamente compromesso, trattandosi solamente di gara-1, ma di certo i Bucks dovranno cercare di trovare un aggiustamento tattico per evitare di essere sommersi dai Suns. Uno di questi potrebbe essere non concedere così facilmente il cambio difensivo, cercando di mantenere il più possibile Jrue Holiday contro uno dei due creatori dei Suns (in gara-1 è stato il difensore primario solo su 7 dei loro 40 tiri); un altro è sicuramente quello di non permettere agli “altri” di entrare in partita, cercando di limitare le conclusioni di Ayton al ferro e dei vari Mikal Bridges, Jae Crowder, Cam Johnson e Cam Payne dal perimetro. Paul e Booker hanno realizzato 15 dei 18 assist dei Suns, ma i Bucks non possono permettersi di concedere sia tutti i tiri che vogliono alle due stelle sia tiri ad alta percentuale ai loro compagni. Una sfida difficile, certamente, considerando che i Suns sono profondi e rodatissimi. Ma alle NBA Finals non ci sono più margini di errore.

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