NBA Finals, Cade Cunningham a Sky: "I Bucks vincono gara-4, ma il titolo va ai Suns"
ESCLUSIVA SKYIl prodotto di Oklahoma State Cade Cunningham, probabile prima scelta assoluta al Draft, ha parlato in esclusiva a SkySport.it delle Finals tra Bucks e Suns, dei suoi miglioramenti e di quando ha capito di poter essere il migliore, di chi non vede l’ora di affrontare il prossimo anno in NBA e anche di Paolo Banchero, per il quale ha solo parole di elogio: "La gente non si rende conto di quanto è grosso, sa fare tutto in campo"
Tra poco più di due settimane Cade Cunningham potrebbe (anzi, dovrebbe) diventare il primo giocatore chiamato da Adam Silver nella notte del Draft, visto che per tutto l’anno è stato il candidato principale alla prima scelta assoluta. E le sue prestazioni all’università di Oklahoma State non hanno fatto altro che accrescere le sue già altissime quotazioni, mostrando tutto il repertorio fatto non solo di canestri eccezionali da ogni distanza, ma anche di playmaking e di difesa su più ruoli in un corpo fatto dal sarto per il gioco NBA. Il profilo perfetto per diventare il nuovo volto dei Detroit Pistons, che hanno tra le mani la prima scelta assoluta della notte tra il 29 e il 30 luglio, anche se molte squadre stanno provando a "salire" per prenderlo, a partire dai Rockets del suo natio Texas. Oltre a quello che sa fare in campo, però, c’è anche la personalità di un ragazzo che sembra più maturo dei suoi 20 anni ancora da compiere a settembre: parlando in esclusiva con SkySport.it ha risposto con entusiasmo a ogni domanda, parlando sia delle Finals in corso (“Mi ha colpito il movimento di palla dei Suns, per me vincono loro anche se gara-4 la vinceranno i Bucks”) sia sul suo passato (“Mi sono innamorato del basket preferendolo al football”) che sul suo futuro (“Sono pronto a essere la prima scelta assoluta, l'ho capito già al liceo”) e il suo percorso di avvicinamento al Draft (“A volte può essere noioso, ma ho la possibilità di lavorare sul mio gioco. Devo migliorare ball-handling e fisico”). E anche con un paio di battute sull’Italia, a partire da parole di grandissimo elogio per Paolo Banchero (“È fortissimo, ha impatto sulle vittorie delle sue squadre”) e il suo piatto preferito in assoluto: gli spaghetti alla calabrese.
Stai guardando le Finals? Cosa ti ha colpito di più fino ad ora e chi vince secondo te alla fine?
"Certo che sì, le ho viste tutte fino a questo momento. La cosa che più mi ha colpito è il movimento di palla dei Suns: è stata la loro principale fonte di attacco nella serie ed è bello vederli giocare così anche in un contesto importante come quello delle Finals. Nessuno si aspettava che arrivassero fino a questo punto, ma ci sono riusciti giocando insieme, poi quando puoi contare su due giocatori come Chris Paul e Devin Booker è tutto più facile. Il mio pronostico è Suns in sette partite, ma penso che i Bucks vinceranno gara-4 e poi la serie andrà per le lunghe".
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Qual è l’aspetto più sottovalutato del tuo gioco, quello su cui in molti non hanno capito che sei forte?
"Penso che il mio tiro perimetrale sia la cosa principale. Molte persone non credevano che potessi tirare così bene, e invece nel mio anno a OSU molti hanno realizzato che so tirare da qualunque distanza. È ancora un aspetto sul quale voglio smentire molte persone".
Qual è l’aspetto del gioco su cui invece pensi di dover migliorare ancora?
"Di sicuro sto lavorando ancora sul tiro perché non si finisce mai di perfezionare, ma l’altro aspetto è il ball-handling, perché devo migliorare il mio palleggio per potermi muovere in campo. E poi c’è il fisico: devo essere nella miglior forma fisica possibile".
C’è un giocatore del presente o del passato a cui ti sei ispirato?
"Sono cresciuto guardando LeBron perché per quelli della mia età è sempre stato il più forte, ma cerco di guardare soprattutto i playmaker di grande stazza che ci sono in NBA, quelli alti più di due metri che gestiscono il pallone in prima persona. E non solo quelli di oggi, ma anche quelli del passato come Penny Hardaway o Magic Johnson che erano più alti degli avversari e creavano gioco per i compagni".
C’è un giocatore che non vedi l’ora di affrontare il prossimo anno?
"Essendo cresciuto guardandolo, la prima partita contro LeBron James sarà inevitabilmente speciale. Ma anche le giovani stelle come Trae Young, Luka Doncic e Ja Morant: sono tre giocatori appena entrati nella lega ma si stanno già facendo notare. Non vedo l’ora di entrare in NBA e poter competere contro di loro".
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Da dove viene il numero 2 che hai indossato al college?
"Sin da quando ero bambino e giocavo a football ho sempre indossato il numero 2, perciò mi è sempre rimasto appiccicato. Ne ho cambiati un paio nel corso degli anni, ma quando ne ho avuto l’opportunità ho sempre scelto il 2, anche qui a OSU. Nel caso non sia disponibile, di solito passo al numero 1 come lo avevo al liceo, ma devo anche vedere quali numeri sono ritirati dalle franchigie NBA [i Pistons hanno ritirato sia il numero 1 per Chauncey Billups che il numero 2 per Chuck Daly, ndr]".
Sappiamo che oltre al basket hai giocato anche a football: quand’è che ti sei innamorato della pallacanestro?
"Mi ricordo che quando ero alle medie abbiamo vinto il Primetime National, una sorta di competizione regionale della zona del Texas da cui provengo a cui davano una nomea “nazionale” per farci crescere l’autostima. Aver vinto quel trofeo a 11-12 anni mi ha dato la fiducia necessaria per capire che era la mia strada: fino a quel momento preferivo il football, ma poi ho cambiato passando definitivamente al basket e non mi sono più voltato indietro".
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Mancano due settimane alla notte del Draft: com’è stato il processo fino a questo momento, divertente o stressante?
"Di sicuro c’è un aspetto divertente ed è quello di avere il tempo di poter aggiungere qualcosa al mio gioco, ma i momenti morti senza partite, senza poter giocare o poter stare con i compagni di squadra fa rendere tutto abbastanza noioso in fretta. Cerco di rimanere concentrato e continuare ad aggiungere materiale al mio repertorio, ma il processo del Draft può annoiare in fretta per quanto ci siano degli aspetti divertenti".
C’è un momento specifico in cui ti sei detto: “Ok, posso diventare la prima scelta assoluta al Draft”?
"Al mio primo anno di liceo è stato il primo momento in cui mi sono detto che ero il miglior giocatore del paese. Ho sempre avuto fiducia nel mio gioco, ma ho cominciato a crederci e a muovermi in maniera diversa quando sono arrivato a Montverde Academy. Lì tutto ha cominciato a girare nel verso giusto e da quel momento in poi ho sempre puntato alla prima scelta assoluta al Draft. Essere in questa posizione ora è pazzesco perché è sempre stato il mio sogno, ma soprattutto mi sono preparato per questo momento".
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Hai mai giocato contro Paolo Banchero, l’italiano che il prossimo anno andrà a Duke?
"Certo che sì, Paolo è il mio uomo. È uno davvero forte. Non voglio cercare di caricarlo troppo in vista del prossimo anno, ma Paolo è sicuramente uno dei miei preferiti della classe del Draft che sta per arrivare. Per prima cosa è enorme: molte persone non si rendono conto di quanto sia grosso, è probabilmente arrivato attorno ai 2.10 di altezza. Il modo in cui si muove e il suo gioco è fenomenale, ma soprattutto ha un impatto immediato sulle vittorie della sua squadra: quello lo rende diverso dagli altri, fa giocate per sé e per i suoi compagni. Ho giocato contro di lui qualche anno fa e quello che faceva era già pazzesco, specialmente per uno che doveva ancora passare un anno al liceo prima di andare al college. In quel momento ho capito che sarebbe diventato fortissimo anche se non ne avevo sentito parlare molto fino ad allora".
Ultima curiosità: in un’intervista hai detto che il tuo piatto preferito sono gli spaghetti. Da italiano è d’obbligo chiederti quali siano i tuoi preferiti.
"È divertente che tu me lo chieda: sono stato a un ristorante italiano giusto l’altro giorno e ho ordinato un piatto gigante di spaghetti calabrese. L’ho detto giusto, calabrese? L’accento è ok? In assoluto il mio piatto preferito: spaghetti alla calabrese".