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Morte Kobe Bryant, la moglie Vanessa al processo: "Seppi della sua morte solo dai social"

MORTE KOBE
©Getty

La moglie di Kobe Bryant, Vanessa, ha risposto a diverse domande nella deposizione per il suo processo contro la contea di Los Angeles per la circolazione di foto del luogo dell’incidente in cui hanno perso la vita suo marito e sua figlia Gianna. "Avevo chiesto esplicitamente che l’area fosse messa al sicuro e non è successo. Io voglio che si prendano le loro responsabilità, non denaro. Ho scoperto della morte di Kobe e Gianna solo dalle notifiche sullo smartphone, pensavo fossero vivi"

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Nel corso del processo intentato da Vanessa Bryant contro la contea di Los Angeles, la moglie del compianto Kobe ha risposto a diverse domande nella sua deposizione per raccontare la sua versione dei fatti. La vedova Bryant ha infatti denunciato il corpo di polizia per la circolazione di immagini del luogo dell’incidente, fotografie scattate dagli stessi agenti intervenuti dopo lo schianto dell’elicottero che trasportava Kobe, la figlia Gianna e altre sette persone compreso il pilota, tutte uccise sul colpo. Vanessa Bryant ha spiegato che da questa causa non cerca denaro ma "che vengano accertate le responsabilità di quello che è successo", e ha raccontato come si è svolta quella mattinata. Vanessa era a casa con le due figlie minori quando un assistente attorno alle 11:30 l’ha avvertita che Kobe e Gianna erano stati coinvolti in un incidente di elicottero in cui cinque persone erano sopravvissute. Inizialmente pensava che Kobe e Gianna fossero tra quelli rimasti in vita e che fossero lì per aiutare le vittime, ma dopo aver provato invano a chiamarlo sono cominciate ad arrivare notifiche sul suo cellulare della morte di suo marito. A quel punto ha provato a raggiungere il luogo dell’incidente, ma non ha potuto prendere un elicottero per le condizioni atmosferiche avverse. Allora si è recata alla stazione dello sceriffo di Malibu insieme a Rob Pelinka, General Manager dei Los Angeles Lakers e soprattutto ex agente storico di Kobe.

Solo lì ha ricevuto la conferma dallo sceriffo Alex Villanueva che Kobe e Gianna erano tra le vittime dell’incidente, e quando le è stato chiesto se ci fosse qualcosa che potesse fare per lei, chiese di mettere in sicuro l’area per evitare che qualcuno potesse fotografare il luogo dell’incidente e i corpi delle vittime. L’area però non era stata assicurata perché — secondo l’accusa di Bryant — gli stessi quattro poliziotti che avrebbero dovuto farlo hanno scattato numerose fotografie, anche nell’ordine delle centinaia, facendole circolare internamente ed esternamente al corpo di polizia nelle successive 48 ore. "L’impatto dell’elicottero è stato devastante, non capisco come qualcuno possa avere così poco riguardo della vita umana e così poca compassione, scegliendo invece di cogliere quell’occasione per fotografare individui senza vita e senza aiuto per il loro divertimento malato" ha detto Vanessa parlando con il New York Times della causa e della vicenda. Nelle prossime settimane verranno ascoltati altri testimoni, tra cui Rob Pelinka e la moglie Kristin, la musicista Ciara Wilson, l’ex moglie di Carmelo Anthony Lala e la moglie di Pau Gasol, Catherine.

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