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NBA, l'aneddoto segreto di Jeanie Buss: "Magic non voleva giocare ai Lakers"

NBA
©Getty

La figlia del grande "Dr. Jerry", oggi al vertice della franchigia gialloviola, racconta un episodio divertente della prima visita di Magic a casa Buss. Quando la primissima scelta assoluta al Draft 1979 ha spaventato a morte l'allora giovanissima figlia del proprietario gialloviola

Anno 1979,  a Los Angeles arriva un rookie attesissimo, la prima scelta assoluta al Draft: viene da East Lansing (Michigan), ha appena vinto il titolo NCAA con i suoi Michigan State Spartans ed è conosciuto più con il suo soprannome (Magic) che col nome di battesimo (Earvin). Magic Johnson è il giovane fenomeno su cui il proprietario dei Lakers, Jerry Buss, punta forte per tornare a vincere, visto che un titolo in città manca dal 1972. Oggi Jerry Buss non c'è più ma sua figlia, Jeanie, ne ha raccolto l'eredità alla guida dei gialloviola e in una recente intervista al Beverly Hills Courier ha svelato un aneddoto davvero divertente dei primi giorni di Magic Johnson come giocatore dei Los Angeles Lakers. In visita a casa Buss, per conoscere "Dr. Jerry", la giovane matricola suona alla porta di casa e trova ad accoglierlo proprio la giovane figlia, Jeanie, che in attesa che il padre, impegnato, si liberi per venire a incontrare Magic, lo intrattiene con alcune chiacchiere di circostanza. "Sono felicissimo di essere stato scelto dai Lakers - le confessa l'ex Spartans - ma firmerò solo per tre anni perché appena possibile voglio andare a giocare per la mia squadra di casa, i Detroit Pistons [in Michigan]". 

La giovane Buss - racconta oggi - rimase di sasso e corse a chiamare il padre. "Non crederai a quello che mi ha appena detto: vuole restare qui da noi solo tre anni". Glaciale la replica del proprietario gialloviola: "Jeanie, lascia che indossi la maglia dei Lakers e scenda in campo al Forum e vedrai che non se ne vorrà più andare". Jerry West aveva ragione: "Oggi se volesse potrebbe essere il sindaco di L.A.", conclude oggi Jeanie dell'uomo che da allora è diventato il simbolo dello "Showtime" dei Lakers degli anni '80, dopo averli guidati a 5 anelli NBA

[testo: Zeno Pisani / Sheyla Ornelas]

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