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NBA, Klay Thompson e il suo momento di fragilità: "In pochi amano il basket come lui"

L'IMMAGINE
©Getty

Fermo per 35 minuti a piangere seduto in panchina dopo la vittoria Warriors contro Portland: un momento di fragilità che Thompson ha voluto condividere indirettamente con i tifosi e che racconta quanto sia importante per lui questo ritorno in campo. Un campione innamorato della pallacanestro che, dopo quasi 1.000 giorni lontano dal parquet, è pronto a fare il suo rientro nelle prossime settimane

I giocatori di Warriors e Blazers avevano già finito di salutarsi a fine gara, la musica sparata a tutto volume dalle casse del Chase Center era terminata e gli inservienti stavano iniziando a sistemare e pulire dopo il deflusso dei tifosi. All’interno dell’arena non era rimasto più nessuno, tranne Klay Thompson - con l’asciugamano calata sulla testa, a nascondere invano emozioni, ansie e frustrazione. Ben 35 minuti trascorsi lì, immobile - da solo con i suoi pensieri, evitando le attenzioni di compagni e addetti ai lavori. Qualche tifoso inizialmente era rimasto a urlare qualche coro nella sua direzione: “Klay sei il nostro orgoglio!”, “Thomp-Son” - giocando con la lingua inglese e rivolgendosi a lui con la dolcezza che si riserva ai propri figli. Poi, come meravigliosamente raccontato da The Athletic, è rimasto solo a immaginare la sensazione di tirare a canestro, di correre in transizione, di far sentire la sua energia in difesa: una visione e non realtà, a causa di un infortunio che non vuol saperne di lasciarlo in pace. Nel giorno 898 senza pallacanestro NBA della sua vita, con Golden State prima a Ovest grazie al 17-2 di record, Thompson ha mostrato le sue fragilità. Per l’All-Star Warriors non è mai stata una questione di soldi e gli oltre 37 milioni di dollari finiti nelle sue tasche non servono a placare il suo unico desiderio: tornare a essere un giocatore di basket.

Un momento di sconforto condiviso in maniera consapevole con chi sta seguendo con passione il suo ritorno in campo, con i tifosi che non devono l’ora di ritrovarlo sul parquet e anche con i compagni che sanno di avere in squadra un uomo e un giocatore speciale: “Sta affrontando la parte più complicata del recupero”, spiega Steph Curry. “Sente l’odore del campo, ma non può ancora forzare: resistere è complicato, sa di avere l’energia per esserci ma è costretto a stare fermo. La buona notizia è che ormai si parla di settimane e non di mesi d’attesa: noi siamo qui per lui”. Della stessa opinione Draymond Green: “È arrivato al traguardo, sta concludendo un percorso infinito (o iniziando uno nuovo, dipende dai punti di vista). Ho capito quanta sia stata la sua sofferenza, nonostante non possa comprendere fino in fondo cosa si prova. Non conosco molte altre persone che amano la pallacanestro quanto lui, che hanno il gusto della sfida nella loro indole. Esistono degli atleti che hanno la competizione nel sangue: lui è uno di quelli e finalmente è pronto a rientrare”.

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