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Summer League NBA: Matt Ryan, dal lavoro al cimitero al canestro decisivo con i Celtics

la storia
©Getty

Il protagonista del successo Celtics contro i Bucks in Summer League è un giocatore che alle spalle ha una storia pazzesca, lontano dai campi di basket e dalla NBA non meno di un anno fa - in cui lavorava in un cimitero e faceva il fattorino, consegnando a domicilio per arrotondare. Matt Ryan però non ha mai smesso di sognare un posto in NBA, fino a quando è riuscito (con sacrificio) a conquistarlo

“Sono molto emozionato: un anno fa facevo il fattorino e ora mi ritrovo a far parte dei Boston Celtics, è una sensazione speciale”: non si può non partire da qui, da quanto successo questa notte in Summer League con Boston che ha battuto Milwaukee per 111-109 grazie a un super canestro di tabella di Matt Ryan - il protagonista in casa Celtics con i suoi 23 punti e sei canestri dalla lunga distanza. Le lacrime a fine partita sono inevitabili, nonostante sia un’amichevole, nonostante il risultato conti il giusto: per chi ha dovuto lottare come lui per prendersi un posto tra i professionisti invece, un canestro del genere diventa il più importante della sua carriera. Almeno finora.

Tre college cambiati in cinque anni, fuori dal basket giocato (a ogni livello) per un anno e mezzo, costretto a inventarsi più lavori per tirare a campare senza lasciar naufragare il sogno di diventare un giocatore NBA - nonostante il COVID, le palestre chiuse e tante altre difficoltà: la scalata di Matt Ryan sembrerebbe frutto dell’immaginazione di uno sceneggiatore, se non ci fosse lui a testimoniare il fatto che i suoi sacrifici sono stati veri, così come la perseveranza nell’inseguire un sogno soltanto all’apparenza impossibile. Un anno fa o poco più, sul finire della stagione 2021 poi conclusasi con la vittoria dei Bucks, Matt Ryan lavorava in un cimitero come operaio: usciva presto la mattina a Yorkers, nello stato di New York, al freddo e al gelo - portandosi dietro con sé la borsa della palestra, pronto ad allenarsi una volta finito il turno di lavoro (quando non saliva in sella a una bici per fare il fattorino). “Immaginavo che ci fosse Brad Stevens seduto in un angolo a seguire il mio allenamento: mi dava maggiore motivazione”: sempre con i Celtics nella testa, neanche fosse un sentore di ciò che stava per accadere.

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L’occasione arrivata nel 2021: prima Cleveland, poi Denver e infine Boston

La svolta arriva nel 2021, quando la Summer League non viene cancellata come l’anno precedente: i Cavaliers hanno bisogno di un tiratore che giochi con loro in squadra a Las Vegas. Per lui ci sono 68 minuti in campo, chiusi con 11.3 punti di media e mandando a segno 13 delle 27 triple tentate. Da lì parte una delle stagioni più assurde della sua carriera: il training camp con i Denver Nuggets, ma tagliato prima dell’inizio della regular season. Passaggio in G League con i Grand Rapids Gold, poi in squadra con la squadra del Team USA per le qualificazioni alla coppa del mondo (al fianco di Joe Johnson e Jordan Bell), per poi passare ai Celtics dopo la deadline di mercato di febbraio - quando Boston ha convertito il contratto di Sam Hauser in totalmente garantito, lasciando a lui il two way contract. Con quell’accordo niente playoff in campo, ma trascorsi sempre insieme al gruppo - in palestra e dando morale ai compagni dalla panchina, sfiorando il titolo NBA soffiato poi dai Golden State Warriors. Per lui i Celtics hanno trovato spazio in campo nell’ultima sfida di regular season di aprile: 139-110 contro Memphis, in cui è rimasto in campo cinque minuti tentando cinque conclusioni dall’arco. Le prime quattro sbagliate, prima di mandare a bersaglio l’ultima - ennesima dimostrazione di come nella sua storia personale a fare la differenza sia la perseveranza. Proprio come accaduto in Summer League, in una serata indimenticabile vissuta da protagonista.

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