Com'è cambiata l'NBA nei 20 anni Sky
l'editoriale"The beat goes on": l'accordo pluriennale - in esclusiva - che conferma Sky come la destinazione ufficiale per l'Italia della National Basketball Association (sia per l'on-air che per il mondo digital & social) viene commentato così da Flavio Tranquillo, la voce "storica" del basket più bello del mondo. Un brand davvero capace di raggiungere ogni angolo della Terra e che continua a innovare e a cambiare
Dunque, the beat goes on, si continua. Sky e NBA continuano il matrimonio, senza sentire il logorio del tempo. Già, il tempo. Ho cominciato a doppiare partite registrate su Ampex (le “pizze”), poi su Beta, poi… su nulla. Mi "preparavo" con lo USA Today della settimana prima e con lo Sports Illustrated del mese prima, poi sono arrivati i periodici e ora ci sono le analisi dedicate e le statistiche avanzate. Anche voi avete cominciato con la TV generalista, poi con quella a pagamento, poi con il satellite e ora siamo all’esperienza completa e al canale dedicato, in attesa dei nuovi (e vorticosi) sviluppi che sono dietro l’angolo. Insomma, se c’è chi parla di innovazione e cambiamento e chi pratica queste attività, la frontiera americana del basket rientra di diritto nella seconda categoria.
Il segno più chiaro del tempo che passa riguarda però proprio il superamento di quella frontiera. Quando nel 1991 la NBA esordiva su Tele+, pensare a un non-americano in campo o a un tifoso di una squadra lontano dalla cinta daziaria di riferimento era fantascientifico. Oggi, invece, la National Basketball Association è a tutti gli effetti un brand globale, con tutto ciò che questo status comporta. Un brand è "qualcosa di più" perché chi lo consuma lo associa a determinati valori, riconoscendoli come esclusivi di quel marchio. E che la NBA sia un brand è un fatto, non un’opinione.
Non sta bene che un umile operaio della parola decanti le magnifiche sorti (e progressive!) di un prodotto, la NBA su Sky, dal quale dipende il proprio sostentamento. Non starò perciò a dirvi quanto è bella la NBA e quanto seguirla su Sky sia la scelta giusta, anche se la pletora di persone che si "sbattono" per farvela vivere, non solo vedere, merita una menzione. Mi sento invece di dirvi che, al netto dei suoi difetti, consumare questo brand è (anche) una maniera di capire il mondo che ci circonda. Un mondo che per definizione non è sempre bello, e meno ancora sempre brutto. Un mondo complesso, in divenire, fatto di tante piccole sfaccettature. Un mondo, in questo caso, tenuto insieme da quel qualcosa di unico che è attaccato alla silhouette di Jerry West, a quei tre colori e a quelle tre lettere.
Non sono un grande tifoso dell’espressione more than a game, che promette in maniera un po’ furbesca qualcosa che non può mantenere, cioè "sempre (in ogni singolo momento) qualcosa di meglio". Come tutti i fatti umani, anche lo sport non va sempre avanti e non brilla sempre e comunque, perché è fatto di fisiologici alti e bassi. Ciò non toglie che le tappe di questo nuovo viaggio che ci attende riservano per certo sorprese e stimoli, e non è poco. Se si va di salire a bordo, anche solo per curiosità, siamo qui per servirvi.