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NBA, cessione Lillard, parla il general manager di Portland: "Potrebbero volerci dei mesi"

NBA
©Getty

Joe Cronin ribadisce la volontà di cedere Lillard nello scambio che sia la miglior soluzione possibile per i Blazers, difende le sue scelte al Draft ("Sharpe l'anno scorso e Henderson quest'anno i migliori talenti a disposizione") ma fa anche autocritica: "Sento di aver deluso Dame, nel non riuscire a costruirgli attorno una squadra da titolo. Ma ci ho provato"

Le ultime su Damian Lillard - e sulla sua richiesta di essere ceduto, notificata alla società il 1 luglio - arrivano dalla bocca del general manager di Portland, Joe Cronin. "Ci vuole pazienza. Non possiamo muoverci in maniera impulsiva spinti dall'idea di dover risolvere un problema ma dobbiamo tenere sotto controllo l'urgenza di fare necessariamente qualcosa sul mercato", dice. Non che qualcosa non sia da fare, ma nei tempi e nei modi giusti, suggerisce. "Aspettiamo e vediamo cosa succede: saremo pazienti, faremo solo quanto di meglio potremo fare per la nostra squadra. E se ci vorranno dei mesi, ci vorranno dei mesi", aggiunge, sibillino. Assomiglia a un messaggio in codice, quello di Cronin, perché forse l'idea di tenere Lillard in squadra, per mesi, tutt'altro che contento, non è la soluzione preferita neppure dai Blazers. Allora le parole del GM di Portland sembrano di più l'invito rivolto alle altre squadre - Miami su tutte, la destinazione desiderata dal giocatore - a migliorare la loro offerta ("quattro prime scelte almeno", si è detto). E non pensare che la pressione di dover prendere una decisione e "accontentare" Lillard faccia cedere Portland, prima o poi. 

Joe Cronin: "Sento di aver deluso Lillard. Ma ci ho provato"

Cronin non fa muro, "capisco e rispetto la posizione di Damian di voler andare altrove", dice, e ammette di avere avuto, suo malgrado, un ruolo in questo. "Non sento di aver fatto del mio meglio nel costruire attorno a lui la miglior squadra possibile, una squadra che possa puntare al titolo. Ci ho provato, ci abbiamo provato, ma da questo punto di vista sento di averlo deluso, e capisco se lui non vede oggi questi Blazers come una squadra pronta a vincere o se vede altrove possibilità migliori". 

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Il GM di Portland difende le sue scelte al Draft

Parole di autocritica anche dure, a cui però lo stesso Cronin trova una giustificazione: "Costruire attorno a Lillard è sempre stato il nostro obiettivo, assieme a quello di migliorare la squadra il più possibile. E sia l'anno scorso che quest'anno, al Draft, di fronte alla domanda: Cos'è la cosa migliore da fare?' era evidente che scegliere Shaedon [Sharpe] alla n°7 e poi Scoot [Henderson] alla 3 fosse la miglior soluzione possibile sul mercato in quel momento. Tenendo un occhio a possibile accordi e scambi sul mercato con giocatori che potessero farci vincere subito, ma la verità è che non se ne sono mai materializzati di buoni, perché non erano disponibili quei veterani di livello che sarebbero serviti da mettere al fianco di Dame", conclude Cronin. Un modo per assolversi, forse. O forse un'analisi di come funziona, in maniera spietata, il mercato NBA: 29 squadre sanno che devi cedere un asset, e che potresti arrivare a essere disperato per farlo: e quindi la miglior offerta tendono a non metterla sul mercato, aspettando che tu ceda. "Wait-and-see", come dicono in America. Come dice anche Cronic (che ammette di non aver sentito Lillard dal 1 luglio scorso, il giorno della richiesta di essere ceduto): "Aspettiamo e vediamo". Ci potrebbero voler mesi, avvisa i naviganti il GM di Portland. O forse no. 

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