NBA, aggredisce la fidanzata: arrestata la guardia degli Houston Rockets Kevin Porter Jr.

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Il bruttissimo episodio di violenza domestica vede protagonista la guardia 23enne dei Rockets, soggetto dal carattere difficile già in passato protagonista di liti in spogliatoio (sia a Cleveland che a Houston). Preso in custodia dalla polizia di New York, sul suo gesto indaga anche la NBA, che potrebbe amministrare una punizione esemplare 

Una chiamata al 911 (il numero delle emergenze negli Stati Uniti) fatta alle 6.45 del mattino dal Millennium Hotel di New York ha portato all'arresto di Kevin Porter Jr., la guardia degli Houston Rockets. A compiere la telefonata una donna di 26 anni da più fonti identificata come la fidanzata del giocatore, Kysre Gondrezick, ex giocatrice WNBA: la ragazza, infastidita dall'orario di ritorno in stanza di Porter Jr., lo avrebbe chiuso fuori dalla loro stanza d'hotel. Trovato il modo di entrare tramite un impiegato dell'albergo, il giocatore dei Rockets avrebbe aggredito fisicamente la donna, mettendole ripetutamente le mani al collo, causandole un taglio sul lato sinistro del viso e, secondo alcuni fonti, almeno una frattura, che hanno reso necessario il trasporto in ospedale della donna. Porter Jr. è stato preso in custodia dalla polizia di New York e ora su di lui è partita anche un'investigazione privata da parte della NBA, al termine del quale - indipendentemente da quelle che saranno le conseguenze legali del suo gesto - potrebbe arrivare anche una durissima punizione da parte della lega. Scelto all'ultima chiamata del primo giro al Draft 2019, Porter Jr. lo scorso anno ha firmato un'estensione per 4 anni e 82.5 milioni di dollari con gli Houston Rockets, cifra però solo parzialmente garantita proprio per via dei ben noti problemi comportamentali dell'ex prodotto di USC: se la squadra texana dovesse arrivare alla decisione di tagliare il giocatore alla luce di questi episodi, è tenuta a versargli solo 16.9 milioni e non l'importo totale dell'accordo

Precedenti problemi disciplinari erano emersi tanto a Cleveland (prima destinazione NBA di Porter Jr.) quanto a Houston, con liti in spogliatoio e conseguenti sospensioni, figli di un problema riconosciuti nella gestione della rabbia da parte del giocatore, che ora lo hanno portato a compiere un atto ingiustificabile e forse l'errore più grande della sua carriera. 

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