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NBA, Klay Thompson a Dallas: perché ha rotto con Golden State e rifiutato i Lakers

NBA

La notizia è ormai ufficiale da giorni, ma nelle ultime ore “The Athletic” ha rivelato diversi retroscena della scelta di Thompson di andare a Dallas. Dopo la rottura avvenuta con gli Warriors, il quattro volte campione NBA sembrava diretto ai Lakers, ma un colloquio con un veterano di casa Mavs gli ha fatto cambiare idea. E così Klay ha sorpreso e scontentato molti, da LeBron James a papà Mychal 

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Ci sono pochi dubbi sul fatto che l’addio di Klay Thompson agli Warriors non possa essere un movimento di mercato qualsiasi, un trasferimento tra i tanti che hanno caratterizzato e che, come d’abitudine, continueranno a caratterizzare l’estate della NBA. La fine della storia tra Thompson e Golden State, lunga 13 stagioni e cementata nella storia della franchigia e del gioco dai 4 titoli vinti e dalle 6 finali disputate, non poteva che tirare in ballo sentimenti profondi. E così è stato, perché a spingere l’altro Splash Brother lontano dalla Baia, si apprende dalle fonti consultate da “The Athletic”, sarebbe stata prima di tutto la sensazione di non rappresentare più una priorità per la squadra e per il front office capeggiato da Mike Dunleavy Jr.. Nei lunghi mesi intercorsi tra i primi colloqui degli agenti di Thompson con la dirigenza di Golden State, infatti, ai rappresentanti del giocatore pare sia sempre stato detto di dover attendere prima altre mosse di mercato, che vanno dal tentativo concreto di portare LeBron James a San Francisco prima dell’ultima trade deadline a febbraio a quelli falliti per Mikal Bridges e Paul George, ritenute prioritarie rispetto al rinnovo di uno dei big three che hanno reso gli Warriors ciò che sono ora. Maturata la convinzione che il suo futuro fosse altrove, Thompson si è trovato di fronte a diverse opzioni, e la scelta compiuta alla fine di un processo affatto banale è stata per certi versi sorprendente.

Destinazione Lakers? Sulla carta un affare già concluso

Tra le squadre potenzialmente interessate a Thompson dopo l’ufficializzazione della rottura con Golden State, le prime a sfilarsi sono state Orlando e Oklahoma City, intraprendendo percorsi diversi che poi le hanno portate alle firme di Kentavious Caldwell-Pope e Isaiah Hartenstein. A rimanere in corsa, a quel punto, erano di fatto due contendenti, le uniche due squadre con a disposizione lo spazio salariale per soddisfare le richieste economiche del giocatore e allettanti dal punto di vista tecnico e ambientale: Lakers e Mavericks. Durante le prime ore della free agency, però, secondo molti era quasi scontato che la corsa a due l’avrebbero vinta i gialloviola. Per tutta una serie di motivi, di carattere sentimentale, perché Thompson era cresciuto tifando i Lakers e idolatrando Kobe Bryant, economico, perché l’offerta di Rob Pelinka si sarebbe aggirata attorno agli 80 milioni di dollari per 4 anni, e motivazionale, perché da LeBron al nuovo coach JJ Redick in casa Lakers pressoché tutti avevano dimostrato apertamente la loro voglia di averlo in squadra. Eppure, lasciando sorpresi buona parte di addetti ai lavori e tifosi, Klay ha scelto di andare a Dallas. Una scelta maturata dopo un colloquio con un veterano dei Mavericks e che ha lasciato interdetto anche suo padre Mychaldue volte campione NBA in gialloviola, che avrebbe gradito vedere il figlio terminare la carriera a Los Angeles.

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La decisione di Klay

A fare la differenza e a guidare Thompson verso il Texas, secondo quanto riportato da “The Athletic”, sarebbe stata la presenza di Michael Finley, veterano NBA con lunghissima esperienza a Dallas tra la seconda metà degli anni Novanta e la prima metà degli anni Duemila. Finley, che attualmente ricopre il ruolo di vicepresidente ne quadro tecnico dei Mavericks, ha accompagnato il GM Nico Harrison nel viaggio inCalifornia conclusosi con il colloquio con Thompson e il suo agente. E lì Klay pare essersi rivolto proprio a Finley, chiedendogli nello specifico dell’ambiente di Dallas, dell’atmosfera al palazzetto, dei tifosi e più in generale dello stile di vita texano. Le parole del veterano parrebbero averlo convinto, tanto che il giorno seguente, quando i Mavericks erano pronti a far incontrare Thompson anche con coach Jason Kidd ed eventualmente con Kyrie Irving, l’ormai ex Golden State ha fatto sapere di essere pronto ad accettare il triennale da 50 milioni di dollari propostogli. L’affare via sign & trade perfezionato poi con gli Warriors e con l’apporto di Charlotte, ha scritto la parola fine sulla lunga storia di Thompson sulla Baia e ha segnato l’inizio di un nuovo, inaspettato capitolo della sua carriera.