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NBA, Bronny, il mercato dei Lakers e le chance di titolo: tutta la verità di LeBron James

NBA
©Getty

Al via del training camp di Team USA, LeBron si è concesso a lungo ai microfoni di ESPN per affrontare i temi più caldi del momento, soprattutto sul fronte Lakers. "Per ballare un tango bisogna essere in due", ha detto, riconoscendo così come molti campioni abbiano "snobbato" L.A. sul mercato. E dopo aver tratteggiato un interessante profilo psicologico del figlio ("Un ragazzo speciale. È l'esatto contrario di me") avverte: "Se possiamo vincere? Certo che possiamo farlo. Perché l'abbiamo già fatto"

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Approfittando del primo giorno di allenamento a Las Vegas con Team USA, LeBron James ha concesso una lunga intervista a Dave McMenamin di ESPN, dove il campione dei Lakers ha toccato alcuni temi caldi dell’estate, dalla firma con i gialloviola da parte del figlio Bronny al mercato (deludente) della squadra. “Un’emozione fortissima sentire il suo nome pronunciato al Draft. Era il suo sogno. Il suo obiettivo. Un momento che non dimenticheremo mai”. Ma le cose più interessanti LeBron le ha dette nel tratteggiare un ritratto psicologico del figlio: “Quello che la gente non capisce è che a Bronny le critiche non interessano, non lo toccano. Io non ero così: se qualcuno diceva qualcosa di negativo nei miei confronti, ci restavo male e permettevo che influissero sul mio umore. Bronny no. Lavora duro. Scende in campo. Fa quello che deve fare, ma quando esce dal campo se ne va tranquillamente a giocare con i videogiochi. Non gliene frega proprio nulla, di nessuno. E non ascolta nessuno. È l’esatto contrario di me”. Ma le differenze padre-figlio (la prima coppia che finirà per giocare assieme nella storia della NBA) non si fermano certo qui. E anzi, si fanno ancora più interessanti, nelle parole di LeBron James.

“Io non avevo scelta. Io dovevo farcela. Bronny no. Eppure c’è riuscito”

Perché la situazione in cui è cresciuto Bronny è completamente opposta a quella con cui ha dovuto fare i conti LeBron: “Io non avevo scelta. Dovevo farcela. Per mia madre. Per la mia famiglia. Per la mia città. Bronny ha avuto tutte le scelte di questo mondo. Se volesse smettere di giocare oggi e tentare di essere un giocatore di videogiochi professionista, uno chef o qualsiasi altra cosa potrebbe farlo. È un ragazzino il cui padre è super famoso e super ricco, eppure ha trovato dentro di sé quella voglia, quel desiderio, quella motivazione per riuscire in ciò che voleva fare. Sinceramente io non so se ce l’avrei fatta, nelle sue condizioni”. E l’orgolioso papà LeBron è tornato anche sullo spavento che ha quasi messo fine alla carriera del figlio: “La gente non capisce quanto è difficile riuscire comunque ad arrivare in NBA a meno di un anno di distanza da un arresto cardiaco. Questo ragazzo è speciale”, ha concluso la superstar dei Lakers e di Team USA. 

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"Il mercato? Bisogna essere in due per ballare il tango"

Chiusa la (lunga) parentesi genitore-figlio, nella conversazione con ESPN ovviamente uno dei temi caldi è stato il mercato dei Lakers - o meglio: il non mercato dei Lakers. "Bisogna essere in due per ballare un tango", la laconica risposta di LeBron James. "Fuziona così, fa parte del business. A volte le cose succedono, a volte no. Inutile piangerci sopra: dobbiamo andare avanti. Certo, Klay [Thompson] è un gran giocatore. DeMar [DeRozan] lo stesso. Valanciunas è finito a Washington, e noi avevamo provato a contattarlo. Ma dobbiamo andare avanti, e provare a migliorare comunque". Con un obiettivo in testa: vincere. Ancora. Possibile, con questi Lakers? "Certo. Cosa mi dà questa sicurezza? Il fatto che l'abbiamo già fatto. Ci siamo io e AD, due giocatori che ogni giorno vanno in palestra accettando come standard soltanto l'eccellenza. Non siamo così lontani dal potercela fare. Nel 2022 siamo stati in finale a Ovest, quest'anno non andata così bene: ma non siamo così lontani". Parola di LeBron James. 

 

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