
LA FOTOGALLERY. Ne manca uno per fare cifra tonda: il prossimo oro sarà il numero 200 per l'Italia. Aspettando l'evento, un libro ripercorre la storia di tutti quelli conquistati finora. Eccone alcuni tra i più belli ed emozionanti

Il prossimo oro italiano sarà il numero 200. Aspettando di fare cifra tonda a Rio, Roberto Condio racconta nel suo “Cinque cerchi” (ed. Baldini e Castoldi) tutte le 199 medaglie d’oro olimpiche ottenute dall’Italia, partendo da quella del conte Trissino (equitazione) a Parigi 1900 fino a quelle che ci hanno emozionato a Londra 2012. Ne abbiamo scelte alcune, per rivivere un po’ di storia italiana ai Giochi -
Le speranze azzurre a Rio 2016
Carlo Molfetta (taekwondo; Londra 2012). È l’ultimo oro olimpico italiano in ordine cronologico, il numero 199 della storia Azzurra. Racconta Condio: “A 5 anni è già in palestra con il papà e la sorella maggiore Chiara, a 12 firma autografi ai compagni di scuola, invitati a conservarli gelosamente: ‘Un giorno varranno molto perché diventerò campione olimpico’”

Succede davvero, a 28 anni, dopo una finale combattutissima con il gabonese Obame: quanti dei suoi compagni avranno conservato quell’autografo? -
Le speranze azzurre a Rio 2016
Jessica Rossi (tiro a volo, fossa donne; Londra 2012). “Al piattello 92, finalmente, arriva l’errore. Sì, perché in caso contrario ci sarebbe stato da dubitare sulla appartenenza al genere umano di quella giovane ragazza dalla coda bionda che non sbagliava un colpo: 75 centri su 75 in qualificazione, 16 nei primi 16 di finale”

Un errore che è una “licenza prima di frantumare gli ultimi 8, per un 99 su 100 che distrugge ben cinque record in un colpo, tra olimpici e mondiali” -
Le speranze azzurre a Rio 2016
Cinque giorni dopo aver invaso il podio individuale, le fiorettiste azzurre completano l’en plein con un oro a squadre che è una prova di forza devastante. La capitana Valentina Vezzali arriva a 6 ori; con lei Di Francisca, Errigo e Salvatori -
Le speranze azzurre a Rio 2016
Roberto Cammarelle (pugilato; Pechino 2008). “La finale che chiude l’Olimpiade di Pechino è quella che, nelle intenzioni dei padroni di casa, dovrebbe coronare un trionfo”. La Cina già padrona del medagliere chiede la medaglia numero 52 al suo colosso Zhang Zhilei: Cammarelle, più basso, meno pesante e più tecnico, gliela nega

L’ultima combinazione destro-sinistro è da ko tecnico. Game over. “Sì, quell’ultimo gancio mancino lo ha ribattezzato proprio così un mio compagno. Game over: il colpo indimenticabile. Ma la finale, ne sono certo, l’avevo già vinta prima. Quando siamo usciti per salire sul ring l’ho fissato negli occhi, ho alzato le braccia, ho fatto i muscoli e gli ho detto ‘il campione sono io’” -
Le speranze azzurre a Rio 2016
Federica Pellegrini (nuoto, 200 stile libero; Pechino 2008). “Vent’anni sono l’età giusta per una nuotatrice. Lei, in più, ha smesso da un po’ di essere una qualsiasi”. Vince, migliora primati, è già un personaggio: la diva delle piscine che rivaleggia con la francese Manaudou. La sua missione cinese è battere il passato, dato che non ha ancora vinto nulla a livello mondiale

Il primo tentativo, nei 400, fallisce malamente, ma la reazione arriva nella “sua” gara. “Dopo la terza virata - dirà - le gambe mi hanno abbandonata. L’ultima vasca l’ho fatta con la testa e con il cuore. E finalmente ho vinto l’oro”. Il primo assoluto per il nuoto femminile italiano, 32 anni dopo le medaglie inaugurali di Novella Calligaris a Monaco -
Le speranze azzurre a Rio 2016
Livornese atipica, timida e silenziosa, non rinuncia a festeggiare con il gesto con cui Luca Toni celebra i suoi gol. Facile spiegare quelle dita che ruotano attorno all’orecchio: “Volevano significare ‘non so se vi rendete conto di quel che ho fatto’” -
Le speranze azzurre a Rio 2016
Stefano Baldini (maratona; Atene 2004). L’oro olimpico è il sogno di qualsiasi atleta. Figurarsi vincerlo ad Atene, dove tutto è nato, correndo sul percorso originale della maratona. L’arrivo nello stadio è da brividi, dopo una gara tinta di giallo per l’invasione di un fanatico religioso in kilt che trascina fuori strada il leader della corsa, il brasiliano Vanderlei de Lima

Quando Baldini lo raggiunge e lo supera è freschissimo, sembra volare, pare scontato che lo avrebbe battuto anche senza l’intervento del folle aggressore. Taglia il traguardo ed esplode in un urlo: rabbia, gioia e un pensiero ai tanti sacrifici fatti per raggiungere quell’oro -
Le speranze azzurre a Rio 2016
Igor Cassina (ginnastica, sbarra; Atene 2004). “Per vincere, spesso non basta fare tutto il massimo. Più l’asticella si alza, più bisogna osare. Igor Cassina lo ha capito. Ha avuto coraggio, ha rischiato, è arrivato a sfidare le leggi della gravità ed è diventato campione olimpico con un movimento inventato da lui e dal suo allenatore Maurizio Allievi. Un marchio di fabbrica eterno su un oro fabbricato in palestra" -
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Josefa Idem (canoa; Sydney 2000). Un titolo “diverso da tutti gli altri, che segna una svolta storica. È il primo vinto da un azzurro nato all’estero e già in gara ai Giochi per un’altra nazione. È il segno dei tempi che cambiano. A firmare la svolta è una donna. Josefa Idem detta Sefi è stata tedesca e per la Germania Ovest ha anche vinto un bronzo a Los Angeles 1984, quando non aveva ancora 20 anni”

"Quelli di Sydney sono i suoi quinti Giochi, i terzi da italiana. Li fa a 36 anni appena compiuti, con un figlio, Janek, che ha già 5 anni e la segue in Australia. Quando sale sul pontile dopo la vittoria c’è proprio lui che la aspetta e le corre incontro. La foto del giorno, dopo la premiazione, è quella con il figlioletto in braccio alla mamma: tiene la medaglia d’oro nella manina destra, ha appena chiesto: ‘Mamma, quando andiamo in vacanza?’” -
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Paola Pezzo (mountain bike; Atlanta 1996). “Tra i sentieri del Georgia International Horse Park è un giorno di sole feroce. Alle 14,30 ci sono 40 gradi, con il 98% di umidità. Per il debutto olimpico della mountain bike, sport che negli Usa è praticatissimo ed è già un vero business, accorrono 60mila spettatori. In testa c’è una maglia azzurra. La porta una bella bionda che procede con la zip del body abbassata". ‘Faceva un gran caldo, che dovevo fare?’, dirà la veronese. È “l’oro più sexy dei Giochi” e quell’immagine della ciclista dei boschi con la maglia aperta fa il giro del mondo ed entra nella storia delle Olimpiadi -
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Jury Chechi (ginnastica, anelli; Atlanta 1996). Giustizia è fatta. Quando arriva ad Atlanta, Chechi è indubbiamente il migliore ma non ha ancora vinto un’Olimpiade. Ha quasi 27 anni e dal 1993 ai Mondiali domina agli anelli. “Gli manca solo la meritata consacrazione ai Giochi, che gli hanno dato il dolore più grande della sua carriera, l’assenza a Barcellona ’92. Era prontissimo, carico al punto giusto, ma venti giorni prima dei Giochi… crack: rottura del tendine d’Achille”

“Quando finalmente tocca a lui, sa che non può permettersi il minimo errore. Non ne fa nei 55’’ di un esercizio ormai mandato a memoria. C’è grande armonia e tecnica sopraffina a legare sospensioni, verticali, squadre, croci e una ‘rondine’ perfetta. Poi, un’uscita impeccabile con i piedi inchiodati a terra e il boato della folla. Giustizia è fatta. Senza nemmeno attendere il punteggio” -
Le speranze azzurre a Rio 2016
Pallanuoto (Barcellona 1992). Una finale epica, vinta 9-8 dopo sei tempi supplementari contro la Spagna padrona di casa: un oro talmente esaltante da far accantonare per un po’ l’esito complessivo tutt’altro che brillante dei Giochi azzurri. Nell’ultimo giorno di gare c’è tutta la Spagna a fare il tifo per la sua Nazionale, compresi il re e la regina in tribuna. Erano i favoriti della vigilia, gli iberici; finisce con un trionfo azzurro -
Le speranze azzurre a Rio 2016
Canottaggio, due con (Seul 1988). “In Corea del Sud è festa nazionale, in Italia è la notte in cui l’ora da legale torna solare. Al Seul, però, è sempre l’ora degli Abbagnale e del loro fido timoniere Di Capua. Il loro avvio è furioso. Staccano tutti e non si fanno più riprendere. Ai 1500 metri sanno già di avercela fatta. Di Capua si agita e sbilancia l’armo pericolosamente ma senza conseguenze. Taglia il traguardo abbracciando Carmine, mentre Beppe leva il pugno sinistro al cielo e Giampiero Galeazzi urla ancora il suo ‘Andiamo a vincere’ dai televisori degli italiani” -
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Alberto Cova (atletica, 10.000 metri; Los Angelese 1984). “Il nuovo re dei 10.000 è un ragioniere brianzolo dai baffetti curati. Il ritmo è lento, lo ravviva uno strappo del britannico Rose, ripreso in fretta da Cova e dal finlandese Vainio. A 200 metri dal traguardo l’azzurro piazza il suo spunto mortifero che gli consente di vincere a braccia alzate. ‘Può esservi sembrato tutto facile, ma è stata l’impresa più dura della mia vita’, dice dopo il giro d’onore fatto con due bandierine tricolori tra le mani" -
Le speranze azzurre a Rio 2016
Pietro Mennea (atletica, 200 metri; Mosca 1980). Il bianco veloce come un nero, la “Freccia del Sud”. In tre parole, Pietro Paolo Mennea. La finale è alle 20.10 ora locale: "Wells parte a razzo, esce dalla curva con due metri sul cubano Leonard, mentre Mennea paga un avvio disastroso con preoccupante quarto posto. Poi, il cambio di velocità impressionante. Divora il rettilineo e dall’esterno sorpassa chi gli sta davanti. Per ultimo, mette la freccia anche su Wells. Mancano meno di dieci metri al traguardo, lo taglia per primo Mennea con l’indice alzato” -
Le speranze azzurre a Rio 2016
Sara Simeoni (atletica, salto in alto; Mosca 1980). Mosca ’80 è l’obiettivo di una carriera per la ragazza che da bambina voleva fare la ballerina, ma era troppo alta e con i piedi molto lunghi. Nella finale a dodici “parte con un salto a 1,80, uno a 1,85, poi 1,88 e 1,91. Restano in sette e l’azzurra fa subito anche l’1,94 che si rivela troppo per la grande rivale Ackermann"

"È già una quota che vale una medaglia perché lassù si sono spinte soltanto in tre, tutte senza errori. La Simeoni commette il primo a 1,97, che però poi supera alla seconda prova con la sua rincorsa lunga e lo stacco lontano dall’asticella. È il nuovo record olimpico. Si sfoga piangendo sulle spalle della Ackermann e sono lacrime che commuovono il mondo: gioia e smarrimento” -
Le speranze azzurre a Rio 2016