In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Doping Russia: Lasitskene e Rodchenko, i due grandi nemici di Putin

Olimpiadi
©Getty

Putin parla di "sentenza politica" in merito alla squalifica di 4 anni della sua Russia da ogni manifestazione sportiva mondiale.  La decisione della Wada propone retroscena delicati ma pure appassionanti. Il testimone chiave ha paura di essere ammazzato, la campionessa Lasitskene attacca il suo Paese con una durissima lettera 

Condividi:

La sensazione è che nei prossimi mesi assisteremo ad un via vai fuori e dentro l'aula di tribunale del TAS con protagonisti gli atleti russi. Perché gli atleti che sono puliti sono le principali vittime della severissima condanna inflitta dalla Wada alla Russia, bandita da Olimpiadi e Mondiali per i prossimi 4 anni. Da Mosca la linea non cambia, il diktat è quello di continuare a negare l'evidenza denunciano un complotto contro la Russia. Putin parla di "sentenza politica" e l'ex fuoriclasse del salto con l'asta Isinbayeva bolla la sanzione come "assassina e crudele". Ma a sorpresa arriva la lettera aperta di una coraggiosissima Maria Lasitskène che sul sito russo Championat scrive parole pesanti di accuse contro politici dirigenti, allenatori, e pure gli atleti: “Perché non è cambiato nulla? Perché i nostri atleti continuano ad assumere sistematicamente sostante vietate, perché gli allenatori già giudicati colpevoli continuano ad allenare?".

E giù con altre domande di questo tenore, citando nomi e fatti, una analisi impietosa, e pure sarcastica, contro tutto il sistema sportivo di casa sua.  La tre volte campionessa del Mondo nel salto in alto ha già dovuto saltare una Olimpiade, quella di Rio 2016, a causa dello scandalo doping del suo Paese. Nel 2017 ha ottenuto il lasciapassare come ANA (Atleta Neutrale Autorizzato) per gareggiare, è tornata a vincere, due ori iridati nel 2017 e nel 2019. Le cose adesso sono cambiate. Con la messa al bando per 4 anni della Russia viene pure azzerata la posizione degli atleti russi che negli ultimi 2 anni sono stati considerati "puliti". Adesso l'ex signorina Kuchina dovrà sottoporsi a nuovi test e controlli – e non sa quando né come, il nuovo iter burocratico  che dovrà sancire lo status di "atleta neutrale" non è stato ancora deciso.. È avvilita la Lasitskène che però attacca a destra e manca, lancia fendenti al presidente della Federazione Atletica russa Dmitry Shllyakthin trovato con le mani nel sacco a falsificare certificati medici e per questo costretto a dimettersi lo scorso 23 novembre. Difficile leggere una lettera più sincera e più tosta di questa. E se sei una russa ci vuol coraggio a scrivere certe accuse durissime, sapendo di rischiare ritorsioni. A casa sua qualcuno gliela farà pagare?
 

Del resto continua a temere le ritorsioni di Putin Grigory Rodchenko, l'uomo che ha scoperchiato tutto il marcio del "doping di Stato". Era uno dei dirigenti sportivi più potenti della Russia essendo direttore del laboratorio antidoping di Mosca. È stato lui a svelare le menzogne, le falsificazioni, i trucchi come quello delle provette scambiate attraverso un buco nel muro del laboratorio delle Olimpiadi di Sochi 2014: dall'altra parte del muro c'erano gli agenti dei servizi segreti che provvedevano ad aprire, manipolare e ripulire i campioni degli atleti russi positivi al doping. Quando il primo gennaio (2019) la Russia ha consegnato il database del server generale, - conditio sine qua non imposta per poter essere riabilitata dalla Wada- è stato un gioco da ragazzi scoprire i magheggi, i dati falsificati sono stati confrontati con quelli in possesso di Rodchenko, i due hardisk che aveva portato con se in America. Bryan Fogel è un videomaker di Los Angeles, è l'uomo che ha aiutato Rodchenko a nascondersi nei suoi primi mesi di fuga, hanno girato insieme un documentario dal nome "Icarus" che merita di essere visto.

Maledettamente bello, perchè racconta tutto lo schifo che bisogna fare e assumere per doparsi, tanto che pure l'Academy Award lo ha premiato con l’Oscar nel 2018. Tre mesi dopo la fuga in America di Rodchenko, nell’inverno del 2016 furono trovati privi di vita, in circostanze che rimangono misteriose, due suoi ex collaboratori del laboratorio di Mosca. Putin gliel’ha giurata, lo considera il suo nemico numero uno. Le immagini di “Icarus” sono le ultime di Rodchenko a volta scoperto. Da mesi non si fa più vedere, pare abbia cambiato i connotati, qualche scarno comunicato all’esterno, vive protetto dall'FBI, e continua a temere per la sua vita.