Olimpiadi, Kipchoge oro nella maratona a Tokyo 2020: 2° titolo olimpico consecutivo

tokyo 2020
Lia Capizzi

Lia Capizzi

Pronostico rispettato nella maratona, dove Eliud Kipchoge ha corso alla perfezione, vincendo ai Giochi di Tokyo il secondo oro olimpico consecutivo sulla distanza: nella storia solo altri due atleti erano riusciti in questa impresa. Dal mezzofondo al passaggio alla maratona, dal (quasi) record di Vienna al capolavoro di Sapporo, ecco la storia del 'marziano'

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Una maratona disumana. Per condizioni climatiche, dopo 1 ora di corsa - sono le 8 del mattino a Sapporo - il termometro segna 28 gradi con il 73% di umidità. Per manifesta superiorità di Eliud Kipchoge. E’ nato 36 anni fa in Kenia ma è una bugia, in realtà è sbarcato da Marte per mostrare a tutti noi umili mortali come si corre, si fatica, con il sorriso stampato in faccia. Uno sberleffo in faccia alla pura sofferenza, quel rimescolamento delle budella che impone  lo sforzo di percorrere quarantaduemila e centonovanta cinque metri. Vince a mani basse in 2h 08’38, è il suo secondo oro olimpico consecutivo nella distanza che Filippide coprì nel 490 A.C. per annunciare la vittoria di Atene sui persiani. Kipchoge diventa il terzo maratoneta nella storia a completare il back-to-back olimpico dopo l’etiope Abebe Bikila (Roma 1960 e Tokyo 1964) e Waldemar Cierpinski della DDR (Montreal 1976, Mosca 1980).  

Il mezzofondo, le delusioni e gli allenamenti a Kaptagat

Sono passati 17 anni dalla prima medaglia a cinque cerchi, il bronzo conquistato nei 5000 metri ad Atene 2004 da un giovanissimo Eliud che l’anno prima – a diciotto anni- si era laureato campione del mondo (Mondiali Parigi 2003). Completamente concentrato sul mezzofondo con la conferma del podio a Pechino 2008, medaglia d’argento. La delusione cocente nel 2012, complice un problema al tendine del ginocchio non riesce a qualificarsi per i Giochi di Londra, mestamente quinto ai Trials di qualificazione del Kenia nei 5000. Inizia qui la personale battaglia tra Eliud e il cronometro, vuoi tentare di buttarmi a terra? Ti faccio vedere io, nessun essere umano è limitato. Si dedica in maniera maniacale alla maratona, grazie al sostegno del fido allenatore Patrick Sang, la loro base è a Kaptagat, a 25 Km da Eldored, 2096 metri di altitudine sulla Rift Valley. A prima vista sembra un ostello, in realtà è la fabbrica della fatica: un centinaio di atleti che si allenano due volte al giorno, 220 Km alla settimana, orari rigidi, si cena tutti insieme alle 19.30 mangiando l’ugali, il tradizionale piatto di farina di mais keniota. Eliud è il capo, negli anni è diventato miliardario ma non è cambiata di una virgola la sua voglia/esigenza di semplicità, come unica concessione ha una sua stanza personale e non utilizza il dormitorio, ma è uguale agli altri anche nel dover fare i turni per le pulizie. Una vita monacale dal lunedì al venerdì, solo nel week end raggiunge la moglie Grace ed i tre figli che vivono poco lontano

Il debutto nella maratona e il (quasi) record di Vienna

Nell’aprile del 13, a quasi 30 anni, il debutto ufficiale nella maratona: alla sua prima gara fa subito centro vincendo ad Amburgo (2h 05’ 30”). Da allora in poi è tutto un crescendo, all’insegna dello slogan del suo main sponsor Impossible Is Nothing. Ad oggi Kipchoge ha vinto 13 delle 15 maratone alla quali ha partecipato, una tabella vincente impressionante. Ha fallito (ma possiamo considerarlo un fallimento?) solo due volte, sesto nel 2020 alla Maratona di Londra per un problema all’udito. Prima ancora, nel 2013 era arrivato secondo in quella Berlino dove ha fatto la storia nel 2018 stabilendo il record del mondo in 2h 01’39L’anno dopo, nel 2019 è stato protagonista dell’impresa di Vienna targata INEOS, picconando e facendo cadere un muro considerato invalicabile: diventa  il primo uomo a correre la maratona sotto le due ore: 1h 59’ 40”. Non viene considerato un record, non omologato solo perché viene ottenuto in particolari condizioni - un percorso con asfalto ad hoc, un raggio laser proiettato da un’auto elettrica, sette lepri che si alternano in uno schieramento a V, il vantaggio tecnologico del 4% grazie alle nuove scarpe VaporFly con piastra di carbonio, ma è la svolta che proietta l’atletica nel futuro. Te lo aspetti appagato, strapagato, senza più motivazioni. Macché, Kipchoge pensa ai Giochi di Tokyo e torna nella sua terra dove la corsa è una necessità, è un mezzo di trasporto.

Tokyo 2020, una maratona corsa alla perfezione

Eliud ha iniziato a correre sin da bambino senza sapere di correre, per lui è sempre stato un must: la corsa per andare a scuola, la corsa per vendere il latte e racimolare qualche spicciolo di aiuto per la famiglia, la corsa per vincere, la corsa per entrare nel mito. La sua andatura è sempre bella, elegantissima, anche qui a Tokyo nonostante il caldo torrido. Concentrato e rilassato. L’unico momento di nervosismo poco prima del 30esimo chilometro: sono tutti in gruppo, una dozzina, c’è però l’americano Gallen Rupp (chiuderà ottavo, 2h 08”38”) che gli sta alle calcagna, quasi lo spintona, Kipchoge si volta verso di lui, infastidito e gli dice qualcosina. Sai che c’è? Ti saluto. E dopo nemmeno 500 metri fa ciao-ciao davvero a tutti, iniziando una fuga che è una cavalcata. Nella fase più delicata dal 30esimo al 35esimo chilometro, quella temuta da tutti i maratoneti, quando il cervello chiede dazio ai muscoli e si ha la sensazione di non avere più una goccia di carburante, Eliud alza il ritmo in un modo impressionante, copre quei 5 Km in 14 minuti e 28, roba dell’altro mondo. Una gestione praticamente perfetta del ritmo, dell’intensità dello sforzo e della reintegrazioneE’ il Dio della corsa, il più forte di sempre. Alt. E Kenesisa Bekele dove lo mettiamo? Ha più ori olimpici, tre contro due, più titolo mondiali. Vero, del resto Kipchoge ha passato tutti gli anni 2000 a cercare di battere Bekele in pista, nei 5000 e 10000, senza riuscirci. Poi si è dedicato alla maratona diventandone il simbolo assoluto. Quindi, come la mettiamo? E’ una diatriba simile a quella tra Pelè e Maradona, modello vuoi più bene alla mamma o al papà. Di certo a Kipchoge tutto ciò interessa poco, sono questioni da piccoli umani, lui continua a correre fedele al suo motto di voler ispirare quante più persone ad andare oltre i propri limiti.