Rugby, Sei nazioni femminile 2022: storia e numeri

Rugby

Andrea Gardina

Ritorna la formula piena con tutte le squadre a scontrarsi tra di loro ma ancora in una finestra, sperimentata la scorsa stagione, separata rispetto al torneo maschile. Inghilterra favorita d’obbligo, mentre l’Italia dovrà cercare di risalire la china nel finale del torneo

LE AZZURRE CONVOCATE PER LA FRANCIA

Inizia sabato 26 con la prima partita alle 14 tra Scozia ed Inghilterra, per chiudersi il 30 aprile con Irlanda-Scozia il torneo femminile Sei Nazioni, che ritornerà quest’anno nella versione al completo. Nell'ultima stagione, infatti, era stata sperimentata una formula staccata dal classico torneo maschile, che viene riproposta nuovamente nel tentativo di dare maggiore visibilità e attenzione alla kermesse in rosa, ma causa pandemia, era stato ridotto pure il formato. Due gironi da tre squadre che si sfidavano tra loro e poi una sorta di finale per determinare il posizionamento finale. L'Italia aveva perso 3-67 a Padova contro le campionesse dell'Inghilterra, dove il rugby in rosa è professionistico da alcune stagioni e dove già da tempo si investiva nel settore tramite la disciplina a sette, guidate dalla talentuosa Emily Scarratt, miglior marcatrice con 39 punti lo scorso anno.

Quarto posto nel 2021 per l'Italia

Poi la vittoria 20-41 a Glasgow contro la Scozia per le Azzurre guidate dalla tripletta di capitan Manuela Furlan, rientrata in formazione dopo l'operazione alla spalla e aver saltato il torneo 2020, sostituita nei gradi da Elisa Giordano. Finale per il terzo e quarto posto persa 25-5 all'Aviva Stadium di Dublino contro l’Irlanda. Quarta posizione con 49 punti fatti e 112 subiti nel torneo vinto in finale 10-6 al Twickenham Stoop, la casa degli Harlequins nella zona di Richmond a due passi dallo stadio del rugby inglese, dall’Inghilterra contro la Francia, con meta decisiva di Poppy Cleall.

Ma appunto, come detto, da quest'anno si tornerà a giocare tutte contro tutte e la competizione si preannuncia spettacolare, anche se verosimilmente la sfida determinante e decisiva sarà ancora una volta quella tra Francia ed Inghilterra (prime due avversarie per un avvio in salita dell’Italia) che, seguendo lo stesso calendario del maschile, si disputerà all’ultima giornata al Jean Dauger di Bayonne, per una chiusura thriller degna della migliore sceneggiatura.

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Un torneo che esiste dal 2001, ma con ingresso dell’Italia nel 2007

Il Sei Nazioni femminile esiste dal 2001, ma con le squadre della competizione maschile solo dal 2007, anno dell’ingresso dell’Italia in vece della Spagna, che ancora spinge per poter rientrare nella competizione, un po’ quello che nel maschile avviene da tempo con la Georgia. Tredici in totale i successi inglesi, comprese le ultime tre edizioni, dieci volte con Grande Slam; sei per la Francia e due per l’Irlanda. Una disciplina in crescita nei numeri e nelle attenzioni, tanto che World Rugby a marzo dello scorso anno ha annunciato la nascita di una nuova competizione dal 2023, denominata WXV, che coinvolgerà tra settembre e ottobre 16 nazionali raggruppate in tre differenti divisioni.

Prestigio e risultati

Il Sei Nazioni a livello femminile rappresenta sostanzialmente l'elite del rugby mondiale, se si considera che l'Inghilterra è prima nel ranking mondiale davanti a Nuova Zelanda e Francia – seconda e medaglia d’argento quest’ultima pure agli ultimi Giochi Olimpici di Tokyo nel seven dietro alle Black Ferns e davanti alle Figi - e che tutte le squadre del torneo, con l’eccezione del Galles, undicesimo dietro la Spagna, sono all’interno della top 10, con l'Italia attualmente ottava e che nella sua storia è riuscita ad arrivare fino al quinto posto. Il miglior risultato di sempre nella graduatoria e nel torneo arrivati nel 2019, anno in cui le Azzurre vennero sconfitte soltanto dalle inglesi, riuscendo a vincere con la Scozia, con l'Irlanda a Parma per la prima volta, con una prova monumentale di Giada Franco, tra le assenti di peso in questa edizione assieme ad Ilaria Arrighetti, e poi anche con la Francia a Padova, in una partita da vedere e rivedere che ha portato le Azzurre a chiudere in seconda posizione, anche grazie al pareggio precedente con il Galles, che ancora lascia un po’ di amarezza per quello che poteva essere. In totale, l'Italia ha disputato nel Sei Nazioni femminile 72 partite, vincendone 21, con 2 pareggi e 49 sconfitte e una percentuale di successo del 29,2%.

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Traguardi e riconoscimenti di prestigio

Andrea Di Giandomenico guida la nazionale dal 2009. Ex mediano di apertura, aquilano di nascita ma vive da vent’anni a Reggio Emilia, è stato nominato da un sito specializzato miglior allenatore femminile al mondo nel 2019, anno in cui vennero inserite nel XV ideale le stesse Giada Franco, Manuela Furlan e Beatrice Rigoni, quest’ultima rientrata nella formazione ideale della scorsa stagione stilata da World Rugby. Altro nome da segnare in quanto a prime volte e risultati di un certo rilievo è quello di Silvia Turani, pilone che ha scoperto il rugby durante il programma Erasmus in Spagna provenendo dal basket e che dopo alcuni anni a Colorno è approdata in Francia. Lei è stata la prima italiana a indossare la maglia bianconera delle Barbarians il 30 novembre 2019 nella sfida contro il Galles vinta 29-15 al Principality Stadium.

La miglior marcatrice di punti è Veronica Schiavon, 383, mediano di apertura con una passione ai limiti della venerazione per il Giappone, dove vive da alcuni anni, mentre in attività Michela Sillari può superare quota 200 nel corso del prossimo torneo (193 i punti attuali del centro del Valsugana, con un campionato vinto in Inghilterra alle spalle), mentre per mete rimane davanti Manuela Furlan con 20 marcature.

Sara Barattin, la donna dei record

La donna dei record rimane, tuttavia, Sara Barattin, mediano di mischia, ma anche ala ed estremo del Villorba, che in passato ha indossato le maglie delle Red Panthers a Treviso e del Casale sul Sile. La trevigiana a settembre è stata la prima e ad oggi unica azzurra a riuscire ad arrivare a quota 100 presenze in nazionale, nella sfida contro l’Irlanda valida per la qualificazione alla prossima Coppa del mondo in Nuova Zelanda, fermandosi poi a 101 nella partita vinta 34-10 il 25 settembre contro la Spagna, valsa proprio il ticket per la kermesse iridata che si disputerà tra l’8 ottobre e il 12 novembre. Manifestazione rimandata di un anno rispetto al 2021 causa Covid, e che vedrà le azzurre inserite nella Pool B con Usa, Canada e Giappone. Obiettivo: migliorare la nona posizione del 2017 in Irlanda, conquistata con la vittoria per 20-15 sulla Spagna a Belfast. Per l’ex capitano Barattin anche la soddisfazione del cap speciale con cui è stata premiata prima della partita con la Scozia a Roma assieme agli altri centurioni del maschile.

Dalla clandestinità alla vetrina

Una storia di grinta, determinazione, ma anche e soprattutto dedizione, impegno e sacrificio, quella del rugby femminile che, va sempre ricordato, non è professionistico e le ragazze devono conciliare costantemente vita privata personale, lavoro, studio e impegni sportivi, dovendo giocare chiedendo ferie, aspettativa, permessi e facendo a volte letteralmente i salti mortali. La prima partita è del 22 giugno 1985, uno 0-0 contro la Francia in una sfida che non venne riconosciuta come ufficiale alle pioniere azzurre e che portò addirittura alla squalifica dell’arbitro che diresse la disputa.

Lo stesso campionato italiano non fu riconosciuto a livello federale fino al 2001, pur essendo iniziato proprio nel 1985 spinto in particolare dalla volontà delle ragazze di Treviso, che lo vinsero senza interruzioni fino al 2003, anno in cui incominciò davvero la rivalità con il Rugby Riviera, in una costante alternanza negli anni successivi alla guida del movimento. Due nobili che oggi sono costrette a ruoli da comprimarie dalle forze nuove emerse a partire dal 2014: prima edizione vinta da una squadra diversa dal XV della Marca o dalle rivierasche di Mira. Allora fu il Monza, ma poi l’egemonia venne rotta da Valsugana (tre titoli), Colorno e Villorba, ultime campionesse in carica a livello nazionale con il successo di misura per 18-15 conquistato contro Valsugana, squadra quest’ultima che dà attualmente il maggior numero di atlete alla squadra azzurra. Dagli albori ad oggi sono stati fatti passi da giganti per uno sport che non vuole fermarsi sul più bello e che continuerà a crescere con la forza e l’energia delle ragazze toste.