Questi All Blacks non sono più quelli di una volta

Aura Finita, scomparsa, quasi dimenticata. Cosa succede agli All Blacks? Battibili, alterni, e adesso travolti anche nel punteggio. Fino a qualche anno fa si è sempre detto che per vincere contro la Nuova Zelanda su un campo da rugby sarebbe stato necessario battere, tanto per cominciare, lo spirito che l’ha sempre accompagnata. Dati alla mano, la nazionale più vincente di sempre, circondata dal fascino della Haka, che sembra augurarti il peggio, piena di fuoriclasse capaci di fare la differenza, duri e veloci. Al punto di considerare gli All Blacks ambasciatori non solo del loro Paese ma dello stesso sport del rugby nel mondo, detentori dei segreti e dei successi ovali, con un tocco esotico, tra maori e polinesiani, di chi arriva dall’altro mondo, nel senso di emisfero e di molto altro. Ecco, dimenticate tutto, dopo la peggior sconfitta di sempre della propria storia, 43-10, oltretutto in casa, contro l’avversario per eccellenza di sempre, il Sudafrica, sembra tutto lontano, offuscato, persino mitologico. Passato “Cercate di non rovinare 100 anni di storia”, parole che rimbombano nello spogliatoio neozelandese qualche attimo prima di sfidare la Francia nella finale della Rugby World Cup inaugurale, 1987. Parole di Brian Lochore, allenatore, in precedenza giocatore, e successivamente Sir, per richiamare al senso di responsabilità gli All Blacks che sarebbero di lì a poco diventati campioni del mondo. Il professionismo che cura alimentazione, muscoli, movimenti sul campo con il Gps, che studia gli avversari e le loro mosse, che corregge tutto anche in corso d’opera con software e 'working rate' , ignora la storia. Nemmeno la visita di Richie McCaw alla vigilia, il più forte di sempre, 110 volte capitano neozelandese, è servita a smuovere qualche rigurgito del senso di appartenenza a una maglia che è concessa in prestito: qualcuno l’ha già indossata, qualcun altro la indosserà. Già, la leadership, se ne vede poca oggi. Durezza Gli All Blacks soffrono nella conquista, in mischia soprattutto, ma anche in rimessa laterale. Dove vai se non hai palloni di qualità? Si possono scandagliare i dati, vedere per esempio che nel secondo tempo della peggior sconfitta di sempre c’è un parziale di 36-0, ci sono cinque mete contro nessuna e ci sono ben 46 placcaggi sbagliati in 80’. Significa che i neozelandesi sono stati messi sotto dai sudafricani in ogni aspetto del gioco, a partire dalle classiche palle alte, nelle dalle cosiddette battaglie aeree. Però c’è qualcosa di non quantificabile: l'aggressività, la capacità di vincere lo scontro fisico, in altre parole la durezza e la decisione. Ci vogliono giocatori più cattivi , ci vuole precisione al lancio in touche , ci vuole una difesa che ti metta sotto pressione in ogni momento . Da quando le squadre sudafricane hanno lasciato il Super Rugby, l’emisfero sud, nel 2022, per approdare allo URC, il torneo 'celtico' al quale partecipano anche Benetton e Zebre, ai club neozelandesi è mancato il confronto fisico per eccellenza. Hanno così finito per sviluppare un gioco veloce, divertente, spettacolare, anche molto bello per chi guarda… però senza quella durezza e quell'aggressività necessarie a competere contro gli Springboks a livello internazionale. Il paese Il rugby in Nuova Zelanda resta lo sport più popolare. Non ci sono dubbi. Ma cresce il calcio, soprattutto tra i pakeha, gli eredi dei farmer arrivati da Irlanda e Scozia soprattutto. Per dirla in modo politicamente scorretto: i bianchi. Il motivo? I Maori, e in particolare i polinesiani, che arrivano da Samoa, Tonga e Isole Fiji per cercare una vita migliore, si sviluppano fisicamente presto, sono strutturati già da ragazzini e i pakeha smettono di giocare a rugby, o non cominciano nemmeno, per evitare un confronto impossibile. Si è provato col rugby per giocatori di diverse taglie, sotto e sopra un certo numero di chili, ma senza successo. Si può giocare con gli All Blacks solo se si gioca in Nuova Zelanda con squadre neozelandesi, nessun professionista in giro per il mondo può essere convocato. È l’ultima federazione ad avere questa regola, abbandonata anche dall’Australia. Forse, dopo questa sconfitta, che ha per alcuni versi i tratti di una tragedia nazionale, si potrebbe partire da qui. Tutti convocabili. Per l’aggressività e la durezza si può fare poco…

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Questi All Blacks non sono più quelli di una volta

Francesco Pierantozzi