Federer nella leggenda. Roddick, lacrime da vero campione

Tennis
Roger Federer e Andy Roddick mostrano al pubblico i trofei dopo la finale di Wimbledon
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ELENA PERO, inviato di SKY Sport, commenta il successo dello svizzero nella finale di Wimbledon che lo ha consacrato definitivamente tra i più grandi di sempre. Ma onore a Roddick, che forse ha più del 50% del merito per aver reso memorabile questo match

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di ELENA PERO

Lo si aspettava; è arrivato, con tre game di ritardo. Mancava solo Pete Sampras in tribuna a completare il trionfo di Roger Federer. Dopo gli Internazionali d’Italia molti consideravano lo svizzero un giocatore in declino. Due mesi dopo Rog ha vinto il quindicesimo Major superando Sampras, il sesto Wimbledon superando Borg, e lunedì supererà pure Nadal riprendendosi il primo posto in classifica mondiale.

Ad attenderlo fuori dal campo, davanti alla parete con l’albo d’oro del torneo, c’erano Laver, Borg e Sampras. Ognuno è stato il leader della sua era, ognuno ha le sue ragioni per essere considerato il più grande di tutti i tempi. Quello che è certo è che Federer appartiene di diritto a quella categoria. Ma non bisogna dimenticarsi di Andy Roddick, che forse ha più del 50% del merito per aver reso memorabile la finale del 2009, dodici mesi dopo quella drammatica dell’anno scorso vinta da Nadal all’imbrunire. Era sfavorito dal pronostico, ha giocato alla grande, confermando tutti i progressi messi in mostra nel torneo.

L’americano sarà perseguitato per molte notti dalla volèe di rovescio che poteva portarlo in vantaggio di due set. Però ha saputo superare quella delusione, una botta che avrebbe abbattuto un cavallo, e si è rimesso a giocare: testa bassa, concentrato, un vero campione, anche di coraggio. Alla fine ha pianto e il pubblico del Centre Court gi ha reso omaggio. ‘I’ll be back, tornerò’, ha detto. Si merita una nuova chance, Roddick, ma sarà difficile che se ne ripresenti una così grande.