Federer, un modello che resiste alle rivoluzioni del tempo

Tennis
Sei anni dopo l'ultimo successo, Roger Federer è tornato a vincere sul cemento di Indian Wells (Getty)
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Sono passati sei anni tra il terzo e il quarto successo dello svizzero a Indian Wells. Nella primavera del 2006 era l’indiscusso numero 1. Oggi nonostante l'avvento di Nadal e Djokovic, Roger riesce ancora a trovare nuovi stimoli, ma soprattutto a vincere

FOTO: l'Album del grande tennis - Roger Federer, il re della racchetta

di ELENA PERO

Sono passati sei anni tra il terzo e il quarto successo di Roger Federer a Indian Wells ottenuto domenica. Nella primavera del 2006 lo svizzero era l’indiscusso numero uno del mondo, il dominatore del circuito. Rafael Nadal era già il numero due, la percezione però era che potesse essere molto forte solo sulla terra battuta. Quanto a Novak Djokovic, il serbo non era neppure tra i primi cinquanta della classifica.

Oggi sono cambiate molte cose e i padroni sono diventati altri: Nadal e poi Djokovic. Federer è il giocatore che ha vinto più titoli dello Slam nella storia del tennis maschile – sedici –, ma molti sono convinti che quel numero non possa più aumentare, che lo svizzero rimanga sì il tennista più spettacolare del circuito, ma che le sue ambizioni possano essere limitate solo ai tornei meno importanti, quelli che si giocano sulla breve distanza dei due set su tre. È vero: Roger ha vinto l’ultimo Major all’Open d’Australia del 2010, ha ormai compiuto trent’anni e nel circuito è aumentato il numero dei giocatori in grado di sorprenderlo.

Eppure. Eppure, proprio in virtù di tutto quanto sopra, non si può che ammirare Roger Federer. Ha vinto tutto quello che c’è da vincere, è tra i più grandi giocatori di tutti i tempi, per alcuni il più grande. Ha guadagnato milioni e milioni, ha una moglie e due gemelline da coccolare, è amato e rispettato ovunque. E poi, dopo quattordici anni di professionismo, la routine dei tornei e soprattutto il regime degli allenamenti diventano anche una noia. Sarebbe facile dire basta e nessuno potrebbe ragionevolmente accusarlo di tirarsi indietro. E invece lui è ancora lì, con la voglia di mettersi in gioco, di rischiare la reputazione contro avversari che farebbero di tutto per poter dire: “Io Federer l’ho battuto”. La passione per il tennis in lui è forse addirittura aumentata e ha saputo trovare stimoli nuovi: l’ennesimo titolo ai Championships, o magari l’oro olimpico in singolare, sempre sull’amata erba di Wimbledon. Questo Federer è da considerare soprattutto un esempio. Perché imitarlo con la racchetta è troppo difficile: solo Roger può giocare come Roger.

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