Ricordando un amico. Due anni fa l'addio di Roberto Lombardi
TennisSe ne andava a soli 59 anni, ex numero 5 d'Italia in gioventù, fu per anni un commentatore di Sky. Dagli inizi comuni negli anni '70 sino all'ultima battaglia, l'affettuoso ricordo di Luca Bottazzi, un tennista che lo conosceva molto bene
Nel marzo di due anni fa, a soli 59 anni, è morto di Sla Roberto Lombardi. Ex numero 5 d'Italia in gioventù, fu per anni un commentatore di Sky. Luca Bottazzi*, membro dell'International Club d'Italia, ex tennista professionista (ha giocato tra l'altro a Wimbledon, Us Open, Roland Garros) lo ricorda qui con affetto.
Ho conosciuto bene Roberto Lombardi, persona di eccezionale vitalità e intelligenza. Ha saputo fare bene tante cose. Persona originale, mai banale, un uomo di cultura che si è occupato di "campo", un fatto raro nel nostro Paese. In parte il percorso formativo nel tennis mio e di Roberto è stato il medesimo. Anche se in anni diversi e per periodi differenti, abbiamo avuto lo stesso maestro, il milanese Aldo Mei.
Agli anni ’70 risale la nostra conoscenza, quando lui era già top 10 italiano e insegnava allo Junior Tennis Milano ed io ero un promettente under 14. Ricordo il suo rientro da una trasferta americana. Parlava di un suo incontro giocato contro uno sconosciuto e terribile diciottenne americano, tale John McEnroe...
In seguito ci siamo incontrati negli anni ‘80 da avversari in un doppio quando lui insegnava al Tennis Rastignano di Bologna. A Bologna fu il primo a valorizzare il talento di un Paolo Canè ancora ragazzino. Roberto è stato il primo negli anni ’80, quando era ancora un forte giocatore, a portare in giro per il mondo un gruppo di giovani italiani come team privato. Memorabili i racconti della trasferta nigeriana di quegli anni.
Ricordo Roberto direttore al centro tecnico nazionale di Riano, dove periodicamente andavo ad allenarmi insieme a Simone Colombo, dove seguiva i giovanissimi Camporese, Nargiso, Pistolesi, Rossi, Furlan, Caratti, Gaudenzi. Ricordo Roberto negli anni ’90 iniziare l’avventura di giornalista alla Nazione di Firenze e a Sky. Ricordo Roberto, guru di Sky Tennis. Io, ultima ruota del carro, arrivato a metà degli anni 2000 al commento tecnico in tv. Quanti incoraggiamenti ad essere innovativo, a non dire ovvietà.
Ricordo Roberto responsabile della scuola nazionale maestri fin dai primi anni 2000, probabilmente il miglior direttore che la FIit abbia avuto. Ricordo Roberto in una delle sue ultime telecronache Sky, il suo stato di salute, la sua condizione. Mi raccontava della sua casa romana in Campo dei Fiori. Ricordo il funerale di Roberto, la commozione, il senso di vuoto. Rammento lo stile di Roberto nell’affrontare la parte finale della sua vita, consapevole di ciò che sarebbe potuto accadere, anche se in lui è sempre rimasta accesa la speranza, fino all’ultimo. La dignità con cui ha saputo affrontare il momento più difficile è stata un capolavoro di insegnamento per tutti. Ricordo Roberto, amico e maestro.
Ho conosciuto bene Roberto Lombardi, persona di eccezionale vitalità e intelligenza. Ha saputo fare bene tante cose. Persona originale, mai banale, un uomo di cultura che si è occupato di "campo", un fatto raro nel nostro Paese. In parte il percorso formativo nel tennis mio e di Roberto è stato il medesimo. Anche se in anni diversi e per periodi differenti, abbiamo avuto lo stesso maestro, il milanese Aldo Mei.
Agli anni ’70 risale la nostra conoscenza, quando lui era già top 10 italiano e insegnava allo Junior Tennis Milano ed io ero un promettente under 14. Ricordo il suo rientro da una trasferta americana. Parlava di un suo incontro giocato contro uno sconosciuto e terribile diciottenne americano, tale John McEnroe...
In seguito ci siamo incontrati negli anni ‘80 da avversari in un doppio quando lui insegnava al Tennis Rastignano di Bologna. A Bologna fu il primo a valorizzare il talento di un Paolo Canè ancora ragazzino. Roberto è stato il primo negli anni ’80, quando era ancora un forte giocatore, a portare in giro per il mondo un gruppo di giovani italiani come team privato. Memorabili i racconti della trasferta nigeriana di quegli anni.
Ricordo Roberto direttore al centro tecnico nazionale di Riano, dove periodicamente andavo ad allenarmi insieme a Simone Colombo, dove seguiva i giovanissimi Camporese, Nargiso, Pistolesi, Rossi, Furlan, Caratti, Gaudenzi. Ricordo Roberto negli anni ’90 iniziare l’avventura di giornalista alla Nazione di Firenze e a Sky. Ricordo Roberto, guru di Sky Tennis. Io, ultima ruota del carro, arrivato a metà degli anni 2000 al commento tecnico in tv. Quanti incoraggiamenti ad essere innovativo, a non dire ovvietà.
Ricordo Roberto responsabile della scuola nazionale maestri fin dai primi anni 2000, probabilmente il miglior direttore che la FIit abbia avuto. Ricordo Roberto in una delle sue ultime telecronache Sky, il suo stato di salute, la sua condizione. Mi raccontava della sua casa romana in Campo dei Fiori. Ricordo il funerale di Roberto, la commozione, il senso di vuoto. Rammento lo stile di Roberto nell’affrontare la parte finale della sua vita, consapevole di ciò che sarebbe potuto accadere, anche se in lui è sempre rimasta accesa la speranza, fino all’ultimo. La dignità con cui ha saputo affrontare il momento più difficile è stata un capolavoro di insegnamento per tutti. Ricordo Roberto, amico e maestro.