Roland Garros, Djokovic e la pioggia battono Schwartzman al quinto set

Tennis

Stefano Olivari

Novak Djokovic a un cambio di campo durante il suo faticoso match con Schwartzman, terzo turno del Roland Garros 2017 (Getty)
Djokovic

Il campione serbo ha faticato moltissimo contro l'argentino numero 41 del mondo, che è crollato soltanto quando il campo si è appesantito. Adesso i dubbi sono anche su Agassi, che si è perso parte della partita e starebbe per tornare in America

ROLAND GARROS, IL TABELLONE MASCHILE

ROLAND GARROS, IL TABELLONE FEMMINILE

Novak Djokovic ha per la prima volta sofferto in questo Roland Garros, piegando Diego Schwartzman soltanto al quinto set e in tre ore di gioco: 5-7 6-3 3-6 6-1 6-1 il punteggio che ha mandato il numero 2 del mondo (e vincitore 2016) agli ottavi di finale di Parigi per l'ottavo anno di seguito.

Il mago della pioggia

La partita è stata molto meglio del previsto, con il piccolo (1,70 a esagerare) Schwartzman ben dentro il campo cercando di non subire Djokovic e di anticipare i colpi. Strategia quasi da cemento, per il venticinquenne argentino che nel secondo turno aveva battuto Stefano Napolitano. Un tennis da videogame che sulla terra è raro vedere e ha sorpreso Djokovic, che non ha giocato malissimo ma ha ceduto troppo l'inziativa a Schwartzman, non riuscendo nei primi tre set nemmeno a vincere i rari braccio di ferro. Il nervosismo per una partita meno liscia del previsto l'ha poi portato a sbagliare anche quando la pressione dell'avversario si allentava. Sotto di 2 set a 1, in soccorso a Djokovic sono arrivati, nell'ordine: Djokovic stesso, che ha tenuto una profondità di palla da sfide con Thiem e Nadal, un netto calo fisico di Schwartzman che per tre set era andato sovraritmo e anche, ma diremmo soprattutto, la pioggia che ha portato più volte il match sull'orlo dell'interruzione e ha appesantito il campo. Situazione in cui di solito Djokovic si esalta, vista la differenza di cilindrata rispetto a quasi tutti gli avversari. La quantità di colpi da fondocampo che l'argentino ha 'sotterrato' nel quarto e quinto set dice tutto, anche se in ogni caso per lui la benzina era finita. Bellissimi gli applausi finali del pubblico e dello stesso Djokovic per uno Schwartzman che ha nel mirino l'entrata nei primi 30 del mondo.

I saluti di Agassi

Alla fine Djokovic ne è uscito vivo e ha ancora un futuro parigino, fisicamente sta bene e le incognite paradossalmente riguardano più Agassi di lui. Partirà domani come aveva già annunciato? Non partirà? La vacanza già programmata con Steffi Graf e i figli non era davvero rimandabile? La considerazione cattiva è che finora la presenza dell'ex Kid di Las Vegas è stata più importante per i media che per il tennis di Djokovic. E non sarebbe potuto essere altrimenti, con pochi giorni di lavoro insieme. Di più: Agassi nemmeno ha visto tutta la partita di Nole sullo Chatrier, fra impegni con suoi sponsor e interviste. Comportamento soprendente, come se Djokovic fosse solo uno dei tanti motivi per cui ha affrontato questo viaggio a Parigi (si è addirittura fatto intervistare da Becker, non certo un suo amico, per Eurosport). Ma è un rapporto nato così e che continuerà così: magari due parole giuste dette al telefono valgono, per il Djokovic trentenne, più di dieci ore di fila sul campo. Certo questo Djokovic non spaventa Nadal, semmai mette tensione ai raccattapalle con i quali da qualche settimana a questa parte ha preso a litigare perché a suo giudizio troppo lenti: con i suoi trecento palleggi prima del servizio la time violation è sempre dietro l'angolo, al di là del fatto che quasi sempre venga graziato.

Thiem all'orizzonte

Ci sono ancora da giocare gli ottavi, ma è chiaro che il primo ostacolo di pari rango sarà Dominic Thiem nei quarti. L'austriaco ha disputato una gran partita di terzo turno contro Steve Johnson (6-1 7-6 6-3) e negli ottavi non dovrà nemmeno affrontare Goffin, infortunatosi in maniera assurda (scivolando sul telone di copertura piegato a fondo campo), ma un Horacio Zeballos già soddisfatto per avere ottenuto il miglior risultato in carriera.