John McEnroe polemico con Murray: "I quattro grandi sono tre"

Tennis

Stefano Olivari

John McEnroe intervista Rafa Nadal dopo la sua vittoria al Roland Garros 2017 (Getty)
McEnroe

L'ex fuoriclasse americano ha analizzato la carriera dello scozzese, ritenendola di categoria diversa rispetto a quelle di Federer, Nadal e Djokovic che spesso vengono a lui associati in molti discorsi. Questo non toglie che Murray sia il favorito dello Wimbledon che inizia il 3 luglio

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John McEnroe ha dato un dispiacere al popolo britannico, dicendo una di quelle ovvietà che nel mondo dello sport a volte sembrano eversive. E cioé che Andy Murray, pur bravissimo, non fa parte della stessa categoria dei Federer, dei Nadal e dei Djokovic.

Il pianeta di Federer, Nadal e Djokovic

In un'intervista concessa al Sunday Times il tre volte vincitore di Wimbledon in singolare (1981, 1983 e 1984) ha spiegato che Murray è sì il numero uno del mondo secondo il ranking ATP, ma nel 2017 ha fatto sempre fatica e che in ogni caso Federer, Nadal e Djokovic sono di un'altra categoria rispetto a lui. I discorsi sui 'Big 4', secondo McEnroe, non dovrebbero esistere perché i Big 4 sono in realtà 3. Tipo McEnroe, Borg e Connors, pare suggerire... Di più: Federer e Nadal sono meglio di lui anche nel presente, una situazione del tutto inaspettata. Analisi fondata: Federer ha vinto 18 titoli dello Slam, Nadal 15 e Djokovic 12: tutti e 3 hanno realizzato il Career Slam, cioè hanno vinto ognuno dei 4 tornei che contano almeno una volta nella vita. Gli Slam di Murray, coetaneo di Djokovic, un anno meno di Nadal e sei di Federer, sono invece 3 come quelli di Wawrinka. Insomma, le statistiche vanno maneggiate con cura ma le differenze a livello di carriera rimangono enormi. Allo stesso modo è difficile negare che fra infortuni, nervosismo e pressione il 2017 di Murray sia stato ben lontano da quello di un numero 1 del mondo. Ottimi segnali di ripresa al Roland Garros, con una bellissima semifinale contro Wawrinka, ma in generale segnali di logorio fisico che sono simmetrici al logorio mentale del quasi gemello Djokovic.

L'importanza dei Giochi

La risposta di Murray, che domani ripartirà dal Queens contro il connazionale (nel senso di britannico, per quanto di importazione) Bedene, in un torneo che gli ha sempre detto bene (cinque vittorie), non si è fatta attendere: "Non importa quello che gli altri pensano di me. Sono molto orgoglioso delle mie medaglie olimpiche, per me significano molto. Facile guardare soltanto agli Slam, ma ci sono tanti altri tornei importanti e chi analizza il tennis dovrebbe saperlo. Certo le mie vittorie non sono paragonabili a quelle di loro tre, del resto per molto tempo sono stato dietro di loro in classifica e non era un caso. Se adesso sono davanti significa però che sono meglio: questo è il presente". Il riferimento ai Giochi, da Murray vinti sia a Londra che a Rio, non è soltanto strumentale perché adesso per i grandi i Giochi valgono quanto uno Slam.

Lendl sullo sfondo

Il ritiro è in ogni caso ben lontano dalla testa del trentenne Murray: "Sogno di giocare alttri sei o sette anni, ma il fatto che Federer ci sia riuscito non significa che possa riuscire a tutti. Insomma, più che una polemica feroce uno scambio di considerazioni fra un ex campione e uno che all'ultimo conteggio rimane campione di Wimbledon in carica e favorito dei bookmaker anche per la prossima edizione. Sullo sfondo Ivan Lendl, consigliere di Murray nei suoi momenti d'oro, e antipatizzante storico (ricambiato) di McEnroe sia a livello tennistico sia umano. L'amicizia, e ancora di più l'inimicizia, si trascinano per decenni. Fra l'altro anche McEnroe vorrebbe essere nel giro dei super-coach: dopo la non memorabile esperienza con Raonic ha fatto una scherzosa offerta a Kyrgios, che però l'australiano ha rifiutato sul serio. Più facile commentare.