Atp Finals 2017: non solo talento, finalmente Dimitrov è cresciuto

Tennis

Luca Boschetto

Grigor Dimitrov (Getty)

La vittoria all'esordio nelle Atp Finals 2017 dimostra la maturazione di Grigor Dimitrov. Il bulgaro ha vissuto una carriera tra alti e bassi, ma ora sembra essere sulla buona strada per diventare il talento che tutti credevano

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Non chiamatelo più baby Federer! Quel ragazzo bulgaro cresciuto ammirando in televisione il maestro svizzero è cresciuto. Grigor Dimitrov non è più baby. Ha 25 anni e non sarà mai Federer certo. Ma è un giocatore finalmente maturo e la sua prima apparizione alle Atp Finals lo dimostra. Predestinato fin da juniores, quando vinse 2 Slam su 4, lo spavaldo Grisha si presentò tra gli adulti l'anno seguente rischiando di battere Nadal a Rotterdam. Sembrava il segnale giusto ma non fu così: il circuito Atp non è quello junior e Dimitrov subì il contraccolpo rimanendo qualche stagione nel limbo, tanto che qualcuno iniziò a parlare di talento in parte sprecato. Distratto dalla vita fuori dal tennis sembrava sull'orlo della perdizione finché non si affidò alle sapienti mani di tecnici svedesi che nella tranquillità di Stoccolma limarono i difetti esaltandone le virtù.

Il nuovo Dimitrov reduce tra l'altro da un fidanzamento con Maria Sharapova trovò la sua strada. Una semifinale a Wimbledon nel 2014 lo riportò al centro dell'attenzione. Battè in cinque set Andy Murray cedendo con onore a Djokovic in 4. E a fine anno si trovò con 3 tornei vinti e numero 11 della classifica mondiale. Riserva a Londra con tante belle intenzioni per il 2015 che invece si rivela appena discreto: retrocede al numero 28 con qualche acuto ma troppe stecche. L'anno scorso risale al numero 17, raggiunge 3 finali, ma non dà mai l'impressione di essere in grado di entrare tra i primi 10: troppi alti e bassi, troppo discontinuo in campo come ad Istanbul quando butta al vento la finale con il pedalatore argentino Schwartzman con tanto di racchette distrutte. 

Nuova crisi? Eh no, invece nell'anno dei 25 sboccia la rosa ( fiore nazionale bulgaro). I primi tre mesi sono super: a Brisbane batte tre top 10 e vince il torneo; a Melbourne arriva in semifinale giocando una epica partita con Nadal portato al quinto set; a Sofia, in casa, vince il torneo battendo Goffin. Sul cemento nordamericano perde una partita con match point a favore con Sock e questo avrà un riverbero negativo sulla terra europea dove in primavera raccoglie poco giocando peggio. Dopo un Wimbledon discreto (ottavi di finale) centra finalmente il suo primo grande torneo a Cincinnati nella prima finale in un 1000 (i 9 tornei appena sotto gli Slam per importanza e prestigio) tra due giocatori nati dopo il 1990. Batte in due set l'australiano Kyrgios di 4 anni più giovane, dal talento smisurato ma totalmente inaffidabile per costanza e spirito di sacrificio. I punti accumulati in Ohio e le buone prestazioni nei tornei in autunno gli spalancano le porte di Londra. E' tra gli 8 maestri. 

Certo, è necessario essere onesti: Djokovic, Murray, Wawrinka, Nishikori e Raonic sono fermi per infortunio e c'è stato spazio per molti, ma Grigor ha raggiunto la consapevolezza dei suoi mezzi. La sincera emozione sviscerata nell'intervista post partita vinta con Thiem ce lo riportano al bimbo che sognava di vincere uno Slam e di partecipare alle Atp Finals, instradato al tennis dal papà maestro in un circolo. Un obiettivo raggiunto, per il secondo, lo Slam, sarà piuttosto complicato, ma ha un vantaggio sui Fab Four, l'anagrafe. E davanti a lui di fenomeni ci sono solo Zverev e il bizzoso Kyrgios. E vincere dopo i 30 anni in questo tennis non sorprende più nessuno. Ah, ma come è tecnicamente Dimitrov? Semplice, lo chiamavano baby Federer, non solo per come porta i colpi, al limite del plagio sportivo, ma per la facilità di esecuzione e dall'assenza di punti deboli, fatta eccezione per concentrazione e forza mentale, ma siamo sulla buona strada.