Dal 1970 i più forti campioni si sono forgiati del prestigioso titolo di Maestro: McEnroe, Borg, Sampras, Agassi, Federer, Djokovic. Proprio il serbo va a caccia del sesto titolo, che eguaglierebbe il record di Roger. Tra cambi di nome, sede e superficie, ecco la storia del torneo al via domenica a Londra (diretta esclusiva Sky Sport)
Dal 1970 ad oggi, le ATP Finals sono un appuntamento fisso nel mondo del tennis, che assegna il titolo di Maestro dell'anno. Nessun torneo, però, ha cambiato così tanto i connotati dalla sua nascita ad oggi: denominazione, numero di partecipanti, sede, superficie, indoor-outdoor, formato del torneo, partite al meglio dei tre o dei cinque set. Dal 2009, l'evento si svolge a Londra nella futuristica O2 Arena: l'ATP ha confermato la sede almeno fino al 2020, con la capitale inglese che si avvicina a New York come casa delle Finals più costante (13 edizioni al Madison Square Garden, 12 nella City). Nella sua storia, la manifestazione si è chiamata Masters Grand Prix (1970-89), ATP Tour World Championships (1990-99), Tennis Masters Cup (2000-08) e infine ATP Finals a partire dal 2009. La manifestazione è stata ospitata da ben 14 città in giro per il mondo, toccando quattro continenti. Dal 1970 al 1976 si sono alternate Tokyo, Parigi, Barcellona, Boston, Melbourne, Stoccolma e Houston, mentre dall'anno successivo fino al 1989 i migliori giocatori del mondo si sono ritrovati a New York. Da quel momento il torneo ha girato tra Francoforte (1990-95), Hannover (1996-99), Lisbona, Sydney, Shanghai, Houston e Londra.
Federer-Djokovic, la sfida dei record
Scorrendo l'albo d'oro e quello dei partecipanti, salta subito all'occhio il nome del Maestro Roger. Con sei successi, Federer è il giocatore più vincente nella storia: 2003, 2004, 2006, 2007, 2010 e 2011, con altre quattro finali perse. Lo svizzero è anche il giocatore con più partecipazioni alle Finals, 16 con quello di quest'anno: una serie interrotta nel 2016, quando diede forfait a causa di un infortunio che gli fece terminare in anticipo la stagione. Federer precede nella speciale classifica Agassi (14), Lendl (12), Jimmy Connors, Boris Becker e Pete Sampras (11). Tenterà di eguagliare il primato di successi quel Novak Djokovic, neo numero 1 del mondo, che è stato Maestro in cinque occasioni, di cui quattro consecutive tra il 2012 e il 2015: un numero di trionfi che lo appaia al secondo posto dietro a RF al pari di Lendl e Sampras. Di queste, oltretutto, ben tre sono state conquistate proprio con lo svizzero: i due, sono gli unici giocatori ad aver già alzato la coppa tra gli otto partecipanti in questo 2018. Solo due italiani hanno partecipato alle Finals: Panatta nel 1975 e Barazzutti nel 1977, con un bilancio di zero vittorie in sei match disputati. In questa stagione Fabio Fognini ha sfiorato l'ingresso, almeno come riserva.
Federer e Djokovic al termine della finale del 2015, vinta dal serbo. Nole ha un record di 3-0 con Roger nelle finali alle ATP Finals (Getty)
Formula e superficie: che varietà!
Il round robin con i gironi all'italiana e semifinali-finali permettono a un giocatore di poter vincere il torneo anche perdendo un match, come accaduto per esempio a Novak Djokovic nel 2015. La formula di oggi, adottata fin dal 1986, ha avuto anche la variante del girone unico nei primi due anni del torneo. Al contrario, l'eliminazione diretta è stata utilizzata tra il 1982 e il 1985. Dal 2006 si gioca sul cemento indoor, ma in passato il torneo si è disputato su quasi tutte le superfici: nel 1974 a Melbourne, Guillermo Vilas battè Nastase sull'erba outdoor, ad esempio. Non è un caso che le Finals siano l'unico grande torneo a mancare nella bacheca di Rafa Nadal, visto che l'evento non è mai stato organizzato su terra...