L'anno scorso il tedesco vinse in due set, ma la carriera di Berrettini è in ascesa. Dopo due finali consecutive (una vinta e una persa) vuole stupire anche a Roma, ripensando a quando girava l'Europa con un camper insieme alla famiglia per giocare i primi tornei con il fratello
Berrettini vede Zverev e ripensa al match di un anno fa, di nuovo contro agli Internazionali di Roma. Cambia la tua vita in 12 mesi, pochissimi click e tanti flashback: la vittoria contro Filip Krajinovic che vale il secondo titolo Atp all’Hungarian Open, il terzo turno al Roland Garros (fuori con Thiem) e il secondo a Wimbledon (out contro Simon).
L’infortunio al ginocchio del 2016 e i sei mesi di stop, dopo aver fatto da maestro ai tennisti più giovani per “capire cosa si prova a stare dall’altra parte”. Un’esperienza formativa: “Quell’infortunio è stata la mia svolta”. Per costruire un 2018 da star.
Dal camper al Foro Italico
Gstaad, 7-6, 6-4 a Bautista Agut, il primo titolo Atp di Matteo. Stop, rewind, di nuovo l’Austria. Perché Matteo Berrettini, 23 anni, Next Gen del nostro tennis come Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, da ragazzino andava in giro per l’Europa con un camper.
Lui, papà Luca, mamma Claudia e suo fratello Jacopo due anni più piccolo: “I miei si prendevano le ferie e andavamo in giro per tornei. Sceglievamo posti freschi come la Germania o l’Austria, dove erano previsti tornei U14 e U16, sia per me che per mio fratello. Ci sentivamo più uniti”. Si portavano anche il cane, vivevano nel circolo e soprattutto vincevano tornei. Un successo di Matteo convinse il padre a smettere di fumare: “Glielo chiedevo da tempo ma giocai senza pensarci. Alla fine vinsi e lui non fumò più”.
Nonna brasiliana, nonno fiorentino e tifoso della Viola. Matteo ama la gricia e abita a due passi da Villa Ada, dove ama passare il pomeriggio: "Non sono un tipo da discoteca". Meglio scalare la classifica Atp: nel 2017 è tra i primi 200, ad agosto 2018 è 54esimo. Oggi è 33esimo al mondo, il terzo miglior italiano dopo Fognini (10) e Cecchinato (19). Da ragazzino preferiva il judo, poi suo fratello si iscrisse a un corso di tennis e iniziò a palleggiare, accendendo la competizione: "Era la strada giusta, l'ho capito subito".
Berrettini-Zverev, atto secondo
Matteo è cresciuto, non gira più in camper, ma la sua famiglia è sempre accanto a lui. Durante le prequalificazioni ha visto tutte le partite del fratello e oggi sfiderà Alexander Zverev sul Centrale del Foro, al secondo turno, un anno dopo la sconfitta (7-5, 6-2).
Era un’altro ‘Sascha’, stella del circuito e finalista del torneo, ma al tempo stesso un altro Matteo, oggi più determinato e risoluto. Mentre Zverev sta vivendo un momento no: il tedesco si è lasciato con la fidanzata (Olya Sharypova), suo padre è stato ricoverato in ospedale per problemi di salute e sta affrontando un processo contro il suo ex procuratore, Patricio Apey: “Negli ultimi 4-5 mesi il tennis non è mai stato secondario, ma prima e dopo l’allenamento dovevo pensare ad altre cose. Mi ha distratto”.
Berrettini è 33esimo nella classifica Atp
L'infortunio e la rinascita
Matteo ha eliminato Lucas Pouille al primo turno (6-2, 6-4) e adesso sogna di far fuori pure Zverev, numero 4 al mondo, altro Next Gen. Sempre sul pezzo, concentrato, un dritto potente e un servizio migliorato grazie al lavoro e all’applicazione, in quei sei mesi di stop per un problema al ginocchio nel 2016. Berrettini guardava gli altri giocare, stringeva i pungi per la rabbia e puntava al rientro, poi avvenuto in modo definitivo l’anno dopo.
Tutto merito del suo allenatore, Vincenzo Santopadre, che l’ha invitato a cogliere quell’infortunio come un’opportunità per migliorarsi: “Mi sono conosciuto meglio, ho trascorso più tempo con la mia famiglia e lavorato sui fondamentali”. Matteo ne ha passate tante, da ragazzino gli dissero che non avrebbe mai giocato da professionista a causa della spondilosisi: “Mi manca un osso che tiene una delle vertebre alla schiena”.
Poco male, ha vinto due titoli Atp e vuole un grande 2019. Guai a cullarsi sui successi: “Non sono mai caduto in quella trappola. Pretendo molto da me stesso, anche troppo”. Da Nuovo Salario al centrale del Foro, dall'Inferno al Paradiso, di nuovo Sascha Zverev. Ripensando ai quei giorni sul camper, prima che la sua vita cambiasse sul serio.