Djokovic, le news dall'Australia: "Commesso errori su regole Covid e viaggi"

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Mentre si allungano i tempi per la decisione sul visto, Djokovic ammette di aver violato l’isolamento (in occasione dell’intervista a L’Equipe) e spiega che gli errori nel documento di immigrazione sarebbero dovuti al suo agente. I media australiani ricordano che la pena massima per una dichiarazione falsa sul test, in base al Crimes Act, è di 5 anni di carcere. La Atp prevede 3 anni di squalifica per chi è scoperto a falsificare il risultato di un tampone

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Anche la Serbia ha smesso di difenderlo, Novak Djokovic ha mentito. In attesa della decisione definitiva del governo australiano, che ha il potere di cancellargli il visto, il numero uno al mondo con un post su Instagram ha ammesso di avere violato la quarantena. Il 18 dicembre infatti, pur consapevole di essere positivo ha fatto un intervista con L’Equipe. "Ero asintomatico, ho mantenuto la distanza di sicurezza, mi sentivo obbligato a farla", ha detto il serbo, intervistato in quanto campione tra i campioni del 2021 per il magazine francese.

Ma quello che lui definisce un errore di giudizio, per il codice penale serbo è un reato, per il quale si rischia una pena massima di 3 anni di carcere. Le indagini si stanno concentrando anche sui certificati di positività del tennista, grazie ai qr code si sono scoperte delle incongruenze e gli orari potrebbero essere stati retrodatati. L’altro punto riguarda la dichiarazione di viaggio falsa, “un errore umano”, lo ha definito Djokovic, dando la responsabilità al suo agente. 
 

In Serbia le leggi sono uguali per tutti”, ha detto la prima ministra Ana Brnabić, “A nessuno è permesso di violare le regole di isolamento". Non è la prima volta che Djokovic è costretto a chiedere scusa per questioni riguardanti il covid, nel giugno 2020, in piena pandemia aveva organizzato l’Adria tour, un torneo senza obbligo di mascherine e di distanziamenti, con feste e assembramenti, al termine del quale lui stesso, positivo, si era dovuto scusare per la leggerezza.  È sempre un onore giocare gli Australian Open, ha scritto sui social, voglio avere l’opportunità di partecipare. Basterà?

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  • esiste una ragione per cancellare il visto (e potrebbe essere la presunta minaccia alla salute pubblica, essendo non vaccinato";
  • il possessore del visto "non dimostri in maniera soddisfacente che tale ragione non esista";
  • che sarebbe nel pubblico interesse cancellare il visto
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Se dovesse succedere, Djokovic rischia tre anni di interdizione dall'Australia e potrebbe tornare in tribunale per un nuovo ricorso.

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