Villarreal, Cazorla racconta il suo calvario: "11 operazioni, ho pensato di smettere"

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Il calvario di Santi Cazorla

Lo spagnolo è tornato a giocare una gara ufficiale dopo 21 mesi e 668 giorni: "Era come se il mio osso fosse diventato plastilina, ho subito 11 operazioni e ho pensato di mollare. Non riuscivo neanche a correre. Adesso dico grazie al Villarreal e alla mia famiglia"

CAZORLA TORNA IN CAMPO DOPO 636 GIORNI

IL CALVARIO DI CAZORLA, 8 OPERAZIONI DAL 2013

Suo figlio gli ha dato la forza per andare avanti, sua moglie il sorriso per affrontare i momenti no. Una parola: famiglia. Uno scudo contro i fendenti della vita e degli infortuni. Santi Cazorla, il 18 agosto contro la Real Sociedad, è tornato a giocare una gara ufficiale dopo 668 giorni di calvario, in "cui non riusciva neanche a correre". O a calciare il pallone. Tutta colpa di un'infezione batterica che gli "ha mangiato parte della caviglia destra". Ricostruita, poi, grazie a un trapianto di pelle dal braccio, dove prima c'era un tatuaggio: "Sono come un puzzle - scherza Santi, ricordando quei momenti - ci sono parti di me in posti in cui non dovrebbero esserci". Un calvario sofferto, iniziato ai tempi dell'Arsenal, dove ha pensato di mollare. Attraverso un'intervista al Daily Mail, il centrocampista ripercorre tutti quei momenti no. Ora sorride, ha ritrovato il campo, il Villarreal gli ha ridato la luce: "Ho combattuto per tutto questo e ora devo sfruttarlo al meglio!". La Spagna è di nuovo la sua casa. 

"Il mio osso come plastilina, potevo affondare il dito".

Dettagli da horror, va detto. Sul Daily Mail ci sono tutte le foto, rimaste sul cellulare di Santi dopo i tanti interventi. Momento, quanti? Undici. Un'infinita di operazioni al piede destro che l'hanno tenuto fermo per 21 mesi: "Era come se il mio osso fosse diventato di plastilina, l'infezione l'aveva quasi mangiato. Ho perso 10 centimetri di tendine, sembrava orrendo, ma i medici mi dissero che poteva anche andare peggio". Cazorla racconta l'operazione: "Hanno preso parte della pelle sulla coscia e me l'hanno mesa nel braccio. Questo per coprire l'arteria, perché dovevano prendermi la pelle dal braccio per mettermela sul piede. Così mi hanno fatto un tendine nuovo". Santi non punta il dito contro nessuno: "Il primo a dare la colpa a me stesso sono io, perché ho deciso io chi mi doveva operarmi. Sarei dovuto venire in Spagna dal primo giorno, non posso incolpare nessuno".

"Tutto iniziò con il Ludogorets, ero in lacrime"

Contro il Ludogorets l'inizio del Calvario, Cazorla giocava nell'Arsenal: "Più passava il tempo, più stavo male. Tutto è andato avanti fino alla gara contro i bulgari, nell'ottobre del 2016, dove piansi dal dolore. Io ho una soglia davvero alta, ma in quel momento non potevo più sopportare nulla". Il calvario iniziò lì, più di due anni fa. Cazorla - due volte Campione d'Europa con la Spagna - non riusciva neanche a giocare a calcio con suo figlio. Ha passato due anni nell'anonimato, curandosi in giro per l'Europa senza trovare il medico giusto. Poi, dopo l'ennesimo tentativo a vuoto, ha deciso di tornare in Spagna, trovando finalmente la serenità: "La mia famiglia mi ha dato la forza per andare avanti, lo dico sempre. Loro mi dicevano, "dai Santi, hai passato anni a combattere. Non puoi mollare tutto perché oggi sei un po' giù! Si sono trasferiti in Spagna dall'Inghilterra". Poi il ritorno al Villarreal, dove l'ex Arsenal aveva già giocato per 7 anni: "Sarò sempre grato a questa squadra". Grazie a loro è tornato a vivere.