Sardar Azmoun, bomber dell'Iran in Coppa d'Asia: dalla passione per i cavalli all'occhio della Lazio

Calcio

Igli Tare provò a portarlo alla Lazio due estati fa, oggi è la speranza dell'Iran per una storica vittoria in Coppa d'Asia. Alla scoperta di Sardar Azmoun, il pallavolista mancato con la passione per i cavalli

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Dietro il nome c’è di più: “Sardar, colui che è in testa”. Capo e leader. Anche se Azmoun, centravanti dell’Iran, 23enne dai mille aneddoti, è un tipo riflessivo, tant’è quando torna a casa preferisce andarsi a fare un giro a cavallo piuttosto che fruire del successo: “Sono la mia passione, la cosa che mi manca di più quando sono fuori”. Quando è lì sparisce per tutti: “Arrivo alle sei del mattino e vado via la sera, ogni tanto dormo anche vicino le stalle". Il piccolo rifugio di Azmoun, bomber di Queiroz in Coppa d’Asia con tre reti (due al Vietnam, uno allo Yemen). Ottavi conquistati.

L’eroe che ha rischiato di non esserci: dopo l’ultimo Mondiale - concluso con l’eliminazione ai gironi - Azmoun lascia l’Iran tra le polemiche: “Ho ricevuto troppi insulti, la malattia di mia madre si è aggravata”. Tornerà ad ottobre, pronto per la Coppa d’Asia e per vincere. 

Azmoun, il pallavolista mancato

Professione attaccante, anche se fino a 12 anni giocava a pallavolo, lo sport di papà: “Per otto stagioni ha giocato in Nazionale, è stato il miglior pallavolista d’Asia per due anni!”. Sardar scoprì il calcio quasi per caso, un allenatore lo invitò a giocare per una squadra nata da poco. Bastò un gol per far scattare la scintilla: “Fu la scelta giusta, anche se a volte mi manca la pallavolo. Quando torno a casa vado sempre a giocare”. 

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Dal Rostov alla Nazionale

Segna a raffica con l'Iran ma in patria non ha mai giocato: “Il Sepahan mi ha trattato male. Non mi pagava lo stipendio, ero rimasto indietro con l’affitto e sono tornato a casa”. Prima il Rubin Kazan, poi il Rostov di Kuban Berdyev, il "Bielsa turkmeno". Uno che non concede interviste da dieci anni e parla poco. I due si trovano subito, Sardar ha origini turkmene e stringe un bel rapporto con l'allenatore del mistero, negli anni riesce a giocare la Champions segnando sia al Bayern che all’Atletico Madrid.

I paragoni si sprecano: Azmoun diventa il “Il Messi iraniano”, viene scomodato pure Ibrahimovic. Anche se lui ricorda Ali Daei, leggenda dell’Iran e del calcio asiatico, 109 gol in Nazionale. Azmoun ha una media da wow: 27 reti in 42 gare Meglio in patria che in Russia, dove in campionato non è mai andato in doppia cifra (9 reti nel 2015/16). 

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L'occasione Lazio solo sfiorata

Igli Tare - ds della biancocelesti - ne rimase talmente sorpreso che cercò di prenderlo due estati fa, la federazione calcistica iraniana annunciò perfino l’accordo tra i club, ma Azmoun rimase in Russia, niente di fatto. Oggi gioca nel Rubin Kazan, i genitori si sono trasferiti da Gonbad per stargli vicino. Ultima curiosità: ai tempi del Rostov indossava il 69 in onore della regione in cui è cresciuto, il Golestan, dove le targhe delle auto vengono immatricolate con quel numero. Il rifugio dell'eroe, la speranza dell'Iran.