
A Cardiff i bianconeri hanno pagato (anche) la mancanza di alternative valide ai titolari, specie in attacco dove Allegri non aveva nessun cambio a disposizione. Al contrario, chi ha vinto la Coppa negli ultimi anni, ha sempre contato su fuoriclasse anche tra i sostituti: da Giggs a Bale, le grandi d’Europa si sono permesse il lusso di lasciare fuori diversi campionissimi per poi vincere il trofeo

Uno è costato 100 milioni, un altro è una leggenda del Manchester United che ha dominato in Europa e nel mondo. Xavi Hernández, Marcelo e Isco non hanno bisogno di presentazioni, eppure tutti questi big del calcio, oltre ai titoli e al talento, hanno qualcosa cosa in comune: sono partiti (per scelta tecnica) dalla panchina durante una finale di Champions. Una varietà che Allegri non ha mai avuto e che forse è costata il triplete ai bianconeri –
Juventus, Allegri rinnoverà fino al 2019. È fatta per Szczesny
Era il padrone di casa, il beniamino anche del presidente Florentino Pérez, rappresenta l’acquisto più costoso nella storia di un club notoriamente spendaccione come il Real Madrid. Gareth Bale è un campione assoluto ma a Cardiff, nella sua città, Zidane l’ha lasciato fuori preferendogli Isco. Il gallese aveva recuperato dal suo infortunio l’allenatore ha optato per lo spagnolo lasciando al numero 11 l’ultimo quarto d’ora. Quando si dice l’abbondanza… -
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A testimoniare questa incredibile varietà di scelta del francese, ecco Alvaro Morata e Marco Asensio entrati rispettivamente al posto di Kroos e Isco. L’ex Juventus è oggi l’oggetto del desiderio di molti top club europei, il maiorchino – autore del gol che ha chiuso la partita sul 4-1 – è considerato il futuro del calcio spagnolo –
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Quello di Cardiff era un Real Madrid che si è permesso il lusso di lasciare in tribuna due talenti del calibro di James Rodríguez e Lucas Vázquez. Allegri, probabilmente, avrebbe fatto carte false per averli con sé almeno in panchina –
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Il colombiano, costato oltre 80 milioni di euro dopo lo splendido Mondiale giocato in Brasile, non aveva disputato da titolare neppure la finale dello scorso anno, quella vinta contro l’Atlético Madrid. Il numero 10 non ha giocato neanche un minuto a San Siro, eppure il Real non ne ha sentito la mancanza portando la Champions al Bernabéu –
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Protagonista nella serata della “duodécima”, Isco aveva assistito da spettatore ai primi 77 minuti del match di Milano, quello della “undécima”. Nella finale del 2016, infatti, Zidane ha preferito schierare la BBC formata da Bale, Benzema e Cristiano Ronaldo. Cambia il tridente, non il risultato –
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Anche nel 2015 in campo c’era la Juventus alle prese con una spagnola. Un Barcellona stratosferico che si permette il lusso di lasciar fuori un certo Xavi. Al suo posto c’è Rakitic che, guarda caso, sblocca la partita. Per il fuoriclasse di Terrassa soltanto 12 minuti –
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Ancora meno i minuti concessi da Luis Enrique ad un altro big: Pedro Rodríguez. Il canario, oggi grande protagonista al Chelsea di Conte, era l’alternativa di extra lusso al tridente formato da Neymar, Suárez e Messi –
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L’anno precedente, a Lisbona, è Carlo Ancelotti a salire sul tetto d’Europa. Per farlo ha avuto bisogno di un gol di Ramos allo scadere prima di travolgere l’Atlético ai supplementari per 4-1. Il terzo gol dei “blancos” porta la firma di un terzino, diciamo pure il terzino sinistro più forte al mondo che risponde al nome di Marcelo, entrato al 60’ visto che il titolare era Fabio Coentrão –
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Con il brasiliano, Ancelotti aveva mandato in campo nella ripresa anche un campione come Isco. I due cambieranno il volto di una partita che sembrava segnata. Un’abbondanza benedetta dall’allenatore italiano che rimarrà per sempre colui il quale ha portato a Madrid l’agognata “décima” –
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Nel Bayern del triplete nel 2013, il centravanti titolare nella finale di Londra (vinta contro il Borussia Dortmund) era un croato che Allegri conosce molto bene: Mario Mandzukic. La sua riserva, invece, era Mario Gómez che in Italia non ha lasciato un buon ricordo ma si presentava a Wembley reduce da una tripletta in Coppa di Germania e con un bottino di 73 gol in 114 partite con la maglia dei bavaresi. Jupp Heynckes gli concede soltanto una manciata di secondi prima del fischio finale –
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Nel 2012 la squadra campione d’Europa fu il Chelsea di Roberto Di Matteo. Un Chelsea che in attacco schierava Didier Drogba, autore del gol che valse l’1-1 allo scadere contro il Bayern. In panchina all’Allianz Arena c’era un ragazzo spagnolo che qualcosa in carriera aveva già fatto: Fernando Torres. Il “Niño”, autore di un gol in semifinale al Camp Nou contro il Barcellona, nella notte più importante della storia dei “blues” giocò soltanto i minuti di recupero –
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Quando Guardiola presentò la distinta ufficiale della finale di Wembley nel 2011, in tanti devono aver pensato che ci fosse un errore. Carles Puyol, capitano del Barcellona, era in panchina. Il catalano aveva pubblicamente detto di aver recuperato da un problema fisico e che era pronto a scendere in campo. L’allenatore, però, gli preferisce Mascherano in coppia con Piqué dando al veterano soltanto gli ultimi due minuti del match vinto contro il Manchester United –
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Nessun minuto, invece, per Thiago Alcantara. Il campione di origini brasiliane resta in panchina per tutta la partita. Era un Barcellona stellare che poteva permettersi anche questo lusso –
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L’anno precedente, il 2010, è l’anno del triplete nerazzurro targato Mourinho. In tanti hanno paragonato la Juventus di Allegri a quell’Inter e una delle più grandi differenze, con il senno di poi, forse è la lunghezza della panchina. A Madrid, nella notte del “Principe” Milito, in panchina c’era un campione come Dejan Stankovic e non solo…-
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Oltre al serbo, accanto a Mou c’era Mario Balotelli. Un ragazzo che aveva fatto infuriare tutti in semifinale lanciando a terra la maglia ma che ha rappresentato un’alternativa più che valida in diverse fasi della stagione. Alternative che la Juventus spesso non ha avuto in questo 2017 –
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Le Champions si vincono con i leader e quell’Inter di leader ne aveva parecchi. Uno di questi era in panchina ma ha fatto sentire il suo peso anche quando non scendeva in campo. Nella serata che ha regalato il triplete all’Inter, Mou concede a Materazzi la passerella finale –
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Il 2008 è l’anno della prima Champions di Cristiano Ronaldo. A Mosca si sfidano il Manchester United e il Chelsea di Avram Grant. I “Red devils” di Ferguson schierano un attacco formato da Tévez, Rooney e il fuoriclasse di Madeira. In panchina, però, c’era un signore di nome Ryan Giggs che farà il suo ingresso in campo al posto di Paul Scholes poco prima dei supplementari –
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Altro big che Sir Alex ha inserito a partita in corso è stato il portoghese Nani. Per lui gli ultimi 20 minuti di match al posto di Wayne Rooney –
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Uno degli esempi più rappresentativi di “panchina lunga” da Champions è quello del Barcellona nel 2006. Non era ancora iniziato il regno di Guardiola ma a Frank Rijkaard le alternative non mancavano. Basti pensare che al rientro dall’intervallo, con il Barça sotto per 1-0 contro l’Arsenal di Henry, l’allenatore olandese sostituisce Edmilson con Andrés Iniesta… -
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Nessun minuto, invece, per il suo compagno Xavi. Il catalano avrà modo di vincere altre Champions da protagonista ma in quella notte di Parigi non entrò in campo –
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A risolvere quella partita fu Juliano Belletti, altro subentrato, ma fa riflettere come un campione del calibro di Henrik Larsson sia entrato soltanto al 60’. D’altronde in campo c’erano Eto’o e Ronaldinho… -
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