Champions League, finale a porte aperte? Ipotesi tifosi per la UEFA

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Alessandro Alciato

Alessandro Alciato

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La Uefa sta lavorando per disputare la finale di Champions League a porte aperte, seppur con un accesso limitato dei tifosi. Ipotesi che riserva la presenza dei tifosi in uno stadio non completamente pieno. Sede da decidere il prossimo 17 giugno: Lisbona in vantaggio, ma ci sono anche Francoforte e Madrid

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La Uefa ha un piano: giocare la finale di Champions League con i tifosi allo stadio. A porte, se non aperte, quantomeno socchiuse. Entro il 17 giugno troverà un accordo con la Federcalcio turca per spostare la partita dalla sede designata di Istanbul, garantendo per le prossime stagioni l’assegnazione di una sfida di altissimo livello europeo. Lo stesso giorno, il Comitato Esecutivo della Uefa deciderà a quale città riassegnare la finale o, molto più probabilmente, l’intera fase finale – comprendente anche quarti in gara secca e semifinali – da disputare nel mese di agosto. E se tutte le partite saranno ospitate in una sola città, il pubblico potrebbe essere ammesso già dai quarti. Più che politica, la scelta sarà sanitaria. In pratica, si andrà dove il contagio relativo al Covid-19 sarà più basso. Ecco perché, al momento, l’ipotesi più accreditata – ma attenzione, non definitiva – riguarda Lisbona, in Portogallo. La Uefa sta valutando molto seriamente anche il dossier Germania, con particolare attenzione a Francoforte. Candidatura per la quale si è sbilanciato Bobic, direttore sportivo dell’Eintracht. Nelle ultime ore si è autocandidata Madrid, dove si è svolta l’ultima finale, vinta dal Liverpool al Wanda Metropolitano. Fino al 17 non andrà esclusa nessuna ipotesi, comprese quelle relative a città il cui nome fino a questo momento non è mai emerso. Tenendo ben presente il punto di partenza, che coincide con quello di arrivo: i tifosi entreranno allo stadio.