Le pagelle di Stefano De Grandis sulla stagione dell'Inter
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Due coppe, una finale di Champions giocata alla pari col Manchester City e persa con orgoglio: la stagione dell'Inter, nonostante il ko di Istanbul, è da applausi. Come quelli che ha regalato alla squadra di Inzaghi il popolo nerazzurro. Questi voti e giudizi da parte di Stefano De Grandis
1/22
- Il neo del campionato perso male, con 12 sconfitte inaspettate, e punteggio da quarto posto, alla fine è stato coperto bene. Due coppe vinte e lo straordinario cammino in Champions League hanno fatto da fondo tinta. E il trucco ha restituito a Simone l’immagine migliore. Le partite secche le prepara a meraviglia. E tiene sulla corda fino alla fine anche il City del treble
2/22
- All’inizio soprattutto fisico ed esuberanza. Con cui ha scavalcato Handanovic e ha rovesciato una serie di iniziative su una difesa ancora conservativa. Subito bene con i piedi, come punto di riferimento per l’avvio di azione, poi sempre più sicuro anche tra i pali. Non solo nelle chiusure disperate, ma anche nella gestione ordinaria
3/22
- Parte come alternativa per spingere sulla fascia, a destra ma pure a sinistra, generoso e tenace e con qualche gol nelle scarpe. Ma quando si fa male Skriniar, autore di un avvio deludente e col contratto in scadenza, si ritaglia un nuovo ruolo da titolare. E non sfIgura nemmeno come braccetto dei tre. Puntuale in marcatura, bravissimo ad allargarsi quando bisogna far ripartire il gioco
4/22
- Inzaghi chiedeva un difensore in più e, con le casse a secco, alla fine ha spinto per l’ex centrale avuto alla Lazio. Perché lo conosceva bene e perché sapeva di poterlo utilizzare in due ruoli. E Francesco ne ha ricoperti due, giocando sempre e a costo zero: l’affare dell’anno. Senso della posizione, anticipo, gioco aereo, bel piede sinistro. Ogni tanto una sbavatura, ma il bilancio è in super attivo
5/22
- Negli spazi larghi a volte soffre e quando bisogna giocare alti, capita che Inzaghi lo metta in discussione. Ma la sua sventagliata mancina è anche un’arma per la ripartenza letale, che non permette alla difesa avversaria di ricompattarsi quando deve riorganizzarsi dopo una azione di attacco. La sensibilità del suo piede migliore lo rende utile anche negli sganciamenti sulla fascia
6/22
- Le difficoltà in avvio della difesa dell’Inter vengono imputate a lui, anche in maniera ingenerosa. Alla fine perde il duello con Acerbi, che arriva dalla Lazio e gli soffia il posto. In realtà nell’uno contro uno e in marcatura potrebbe anche risultare lui il migliore. Ma perde in personalità, e viene schiacciato, nel girone di andata, da una critica severa. Poi però si riprende
7/22
- Inzaghi ha chiesto la sua conferma a un anno dalla scadenza. Ma Milan ha tradito le attese. Non ha voluto rinnovare, poi ha fatucato in campo, poi si e infortunato. E in pratica il suo addio è arrivati dopo poche partite
8/22
- Non ha più la forza per coprire la fascia, ma con lo stop di Skriniar ha regalato un alternativa in difesa, soprattutto quando inzaghi ha avuto bisogno di alternare due squadre tra campionato e Champions
9/22
- Il ricordo del campionato precedente, scorribande e gol, ha reso deludente l’avvio del successivo, in cui è sembrato macchinoso e impacciato. Poi fiaccato dal mondiale, in cui nemmeno la sua Olanda ha rispettato il proprio valore. L’infortunio di Skriniar però ha costretto al trasloco Darmian, spazzando via problemi e concorrenza per Denzel. Che si è ripreso
10/22
- A Cagliari volava, perché esuberante e libero di testa. All’Inter ha dovuto cercare di sfruttare spazi molto limitati e ha fatto fatica. Il peso della maglia, la severità di San Siro, la mancanza di eperienza. Ma ha tanta forza nelle gambe, e via via Inzaghi gli ha dato più spazio. Anche nel finale della finale. Si farà
11/22
- Ci aveva abituati talmente bene, da lasciarci un po’ perplessi nell’approccio di questa stagione. Ma nei momenti importanti lui si è acceso sempre. Non è un caso che in Champions League vada in gol tre volte, una col Barcellona, due col Benfica, e che sia leader nella eccellente parte finale della stagione. A Istanbul cerca il numero ma non eccelle.
12/22
- I problemi fisici lo escludono dal campo e poi da una forma fisica decente. E al suo posto si impone Cahlanoglu che di conseguenza apre uno spazio sfruttato meravigliosamente da Mkhitaryan. All’improvvso Epic diventa solo una riserva di lusso, un di più, una alternativa. Ma siccome il croato sa giocare a calcio e ha personalità, alla fine riemerge. Proprio nel momento che conta
13/22
- Orfano di Brozo, Simone non se l’è sentita di lanciare Asslani e stava affogando nei dubbi. Fino all’intuizione turca. Hakan fa un passo indietro e diventa un perfetto direttore d’orchestra. Meno cattivo di Brozo in copertura, ma tecnico e ispirato nella geometria. La squadra perde la possibilità di qualche gol dal limite, ma ottiene un sostituto a volte superiore al titolare. Raffinato
14/22
- Aspetta il suo turno in silenzio, ma quando Brozo da’ forfait, spinge Cahlanoglu verso il centro e diventa un interno insostituibile. Con lui in campo, Inzaghi rinuncia a riproporre il suo regista Epic anche una volta smaltito l’infortunio. Perché l’autorità con cui Henrikh impatta con la Champions non ha eguali nell’Inter. Frena prima della finale Champions ma solo per una noia fisica
16/22
- Tecnicamente ci sa fare, ma la stagione di esordio nell’Inter, a 21 anni, non può mai essere agevole. Soprattutto se il compito è quello di fra girare la squadra. Allora deve cedere strada a Mkhitaryan, con l’esperimento di Cahlanoglu regista. Deve fare anticamera, anche se nel finale si rende utile per far rifiatare gli altri
17/22
- Il suo piede sinistro conosce le buone maniere del calcio. Grazie a quello, si è impadronito della fascia sinistra, appena partito Perisic. Né Gosens, né improbabili traslochi dall’altra fascia. Sempre Dimarco, che ci sa fare pure come braccetto di sinistra. Le sue volate sulla fascia sono l’ingrediente offensivo in più. E a Instanbul sfiora il gol perfino di testa. La traversa del tifoso. Che brucia di più
18/22
- Arrivato all’Inter infortunato, ha perso la prima stagione: acquistato come alternativa a Perisic, si è fatto scavalcare anche da Dimarco, senza recuperare più. Ma quest’anno ha convinto la società a non rivenderlo e piano piano Inzaghi lo ha inserito come cambio fisso da utilizzare per un lembo di partita. Anche a Instanbul dove regala una palla gol a Lukaku. Inutilmente
19/22
- Come realizzatore ha pochi rivali nel mondo. Cattivo, esplosivo e letale all’interno dell’area di rigore. Ma dipende molto dal gol, e nel periodo in cui rimane all’asciutto, a volte si intristisce e non riesce a dare altro apporto alla squadra. Come a Instanbul, dove per egoismo spreca l’opportunità di mandare in gol Lukaku. Con il quale di solito si esalta
20/22
- A trentasette anni dovrebbe avere di diritto una cattedra per l’insegnamento del gioco del calcio. Se la palla transita dai suoi piedi, poi viene riconsegnata con una logica. Nella metà campo avversaria, difendendo ogni pallone, permette ai suoi compagni di salire e prendere campo. E per gradire segna gol pesantissimi. Come il primo nel derby Champions di andata col Milan. Poco brillante in finale
21/22
- Prima parte della stagione imbarazzante. Dopo l’infotuinio, piuttosto lungo, si ripresenta goffo, macchinoso, Non segna, inciampa sul pallone, non fa la differenza in progressione. Simone gli dà fiducia e gli concede spezzoni, e Romelu piano piano torna un parente prossimo del centravanti devastante dell’ultimo scudetto. Il cammino champions è anche merito suo, anche se fallisce il pareggio in finale
22/22
- Comincia bene nello scorso anno, senza continuità, ma facendosi valere a forza di doppiette. Quest’anno però segna meno, sta spesso male e riesce a incidere solo quando le partite sono chiaramente indirizzate. Per mantenere lui in rosa, Inzaghi a rinunciato a corteggiare Dybala, che rispetto al Tucu non ha la gamba su cui Inzaghi punta per le ripartenze.