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Napoli-Juve, per Insigne Coppa Italia nel mirino nella finale degli incroci speciali

Coppa Italia

Francesco Modugno

Mercoledì è il giorno. La finale di Coppa Italia contro la Juve di Sarri, qualcosa di più di un semplice ex allenatore. Per Insigne il trofeo nel mirino e tanti incroci, con un passato ricco di ricordi ed emozioni, anche contrastanti. Da capitano del Napoli ritrova l'avversaria di sempre, battuta in campionato nell'ultima sfida lo scorso gennaio, con la speranza di centrare il bis. E intanto ufficializza il nuovo procuratore

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Sarri era anche il suo comandante. Rivoluzionario nelle idee e la visione. Era identità e orgoglio. Il suo Napoli era un sentimento popolare. E lui, Lorenzo Insigne, scugnizzo dai piedi nobili, da quel calcio ne è stato esaltato. Mai così continuo e forte a certi livelli. Sedotto. Ma poi si è sentito anche abbandonato. E quell'addio l'ha sofferto come un tradimento. Sarri per Insigne è un motivo in più. E mica l'ha mai nascosto. Stima, affetto, resta quel che è stato. Ma il tempo, le storie poi cambiano tuttoE lui non ne è indifferente. Come non lo è alla Juventus. Ancor più poi se ci gioca contro e in finale. Con la fascia al braccio. Azzurra. Carico, bene di testa e già svelto di gambe; punta di un Napoli che è molto suo. Come quello che vinse la Coppa Italia nel 2014 grazie a una sua doppietta.

La sfida infinita

La Juventus è la squadra che Insigne ha affrontato più volte in carriera. Lì ha amici che rispetta: Chiellini è il suo capitano in nazionale. Però facendo testa o croce in mezzo al campo non avrà dubbi. Sceglierà...cuore. Il Napoli.

Ecco perché la Juventus è l'avversaria. Sempre. A cui ha segnato tre gol negli anni.

L'ultimo, a gennaio; la sera della morte di Kobe. E quel dolore cancelló tutto.

Così tornano in mente anche gli altri, soprattutto quel gol al San Paolo: segnarono lui e Higuain, con cui ormai sono sempre scintille quando si affrontano. E c'era Sarri in panchina. Erano tutti azzurri, tutti dalla stessa parte. Tutti. È rimasto solo Insigne.