Cosa ha imparato il Milan dalla sfida con l'Arsenal

Europa League

Federico Principi

I miglioramenti continui di Bonucci e Romagnoli, le difficoltà nel pressing, il nodo del mediano. Queste e altre questioni che il doppio confronto con l'Arsenal ha sollevato per la squadra di Gattuso

In fin dei conti è avvenuto ciò che ci si aspettava, con qualche polemica in più. L'Arsenal ha eliminato il Milan dall'Europa League, imponendosi con due gol di scarto anche nella partita di ritorno, in realtà molto più combattuta di quanto dica il punteggio. Sul risultato finale non ha influito solamente la generale mancanza di esperienza europea del gruppo, come ha insistito Gattuso dopo la partita di andata, ma anche qualche difficoltà generale del Milan, accompagnata però da alcuni aspetti positivi confermati e rafforzati anche da questa doppia sfida.

In attesa di Juventus e Napoli, le partite contro l'Arsenal rappresentavano una prova più difficile per il nuovo Milan di Gattuso. Da questa doppia sfida, oltre che le possibilità di andare avanti in Europa League, il Milan avrebbe dovuto trarre soprattutto informazioni utili per capire a che punto fosse della propria crescita. Ne sono emerse alcune interessanti.

1. Il Milan attacca bene in campo lungo

Nonostante il risultato finale, il Milan ha creato un buon numero di occasioni sia a San Siro che all'Emirates. La verticalità impostata da Gattuso sta assumendo ormai quasi i contorni della codificazione, vista l'assimilazione ormai assodata di alcuni schemi che si sono ripetuti nonostante il passaggio al 4-4-2 nella partita di ritorno. In questo modo il Milan ha potuto mettere a nudo tutte le debolezze difensive dell'Arsenal.

Anche nella partita di ritorno, Gattuso ha chiesto a Suso di venire incontro senza accentrarsi con un taglio interno, liberando il mezzo spazio per i classici inserimenti di Kessié, comunque meno frequenti vista la posizione da mediano del 4-4-2 dell'ivoriano. A sinistra, invece, Çalhanoglu ha ormai interiorizzato proprio il taglio interno in orizzontale come soluzione per dettare una verticalizzazione taglia-linee a Romagnoli. Stavolta non c'era Bonaventura a scambiarsi di posizione con il turco, ma questo movimento effettuato in maniera decisa da Çalhanoglu, in aggiunta alla maggiore libertà concessa dall'Arsenal a Romagnoli rispetto a Bonucci, ha permesso al Milan di attaccare più spesso a sinistra che a destra (42% contro 36%), in modo simile all'andata (dove i rossoneri avevano attaccato a sinistra per il 41% del tempo contro il 35% a destra) e in netta controtendenza con le fasi iniziali di stagione, soprattutto con il passaggio di Montella al 3-4-3.

Suso viene incontro in fascia e tagliano in profondità sia Kessié che il terzino: automatismi riprodotti anche con il 4-4-2, anche se con meno movimenti a sganciarsi dell'ivoriano.

L'inserimento in pianta stabile di Çalhanoglu sulla fascia sinistra al posto di Borini, insomma, ha dato al Milan quella verticalità e quell'imprevedibilità che consente ora ai rossoneri di poter scegliere ogni volta da quale lato attaccare, in base alle circostanze. Contro l'Arsenal il Milan ha giustamente percorso il lato sinistro: i Gunners erano disposti con un 4-4-1-1 difensivo con la punta Welbeck orientata su Bonucci e il trequartista Wilshere sul mediano Montolivo, dal lato opposto di Bonucci, lasciando Romagnoli libero. Ma gli automatismi nei movimenti e le capacità dei difensori centrali nei passaggi verticali hanno nuovamente permesso al Milan quell'intensità richiesta da Gattuso, che diventa molto più efficace se subordinata a un'organizzazione efficiente.

Le capacità ormai assodate di Romagnoli nel playmaking e i movimenti di Çalhanoglu hanno permesso al Milan di attaccare ancora una volta di più a sinistra, anche in assenza di Bonaventura.

2. Il Milan pressa male

Ancora una volta, come nella partita di andata, il Milan ha tuttavia mostrato importanti lacune nel provare a recuperare il pallone in zone avanzate. A San Siro i rossoneri avevano recuperato soltanto il 23,7% dei palloni nel terzo di campo avversario, contro il 50% nel proprio terzo, e al ritorno la percentuale di palloni recuperati nel terzo avversario di campo è scesa al 21,4%. Al di là delle statistiche, è abbastanza evidente quanto il Milan faccia fatica ad alzarsi sul campo per attaccare la costruzione avversaria.

All'andata l'Arsenal aveva dominato il possesso attendendo l'uscita di una mezzala del Milan - da cui scatta sempre il pressing dei rossoneri - per poi giocare il pallone alle spalle del centrocampo, riempiendo di 3 giocatori (i 3 trequartisti: Mkhitaryan, Wilshere, Özil) gli spazi tra le linee. I movimenti molto liberi dei 2 mediani dell'Arsenal toglievano i riferimenti del pressing a Cutrone e alla mezzala: per i rossoneri la fase difensiva si è trasformata in una via crucis, anche perché Bonucci e Romagnoli tenevano entrambi Welbeck e nessuno rompeva la linea con costanza per uscire su uno dei trequartisti dell'Arsenal, forse su precisa indicazione di Gattuso.

All'Emirates il passaggio del tecnico rossonero al 4-4-2 - modulo che in teoria dovrebbe fare ancora più fatica a coprire gli spazi tra le due linee basse - doveva rispondere forse a una necessità di pressing ancora più sostenuto. Ben presto, tuttavia, si è capito che le due punte (Cutrone e André Silva) troppo spesso rimanevano da sole sui difensori centrali dell'Arsenal e non venivano accompagnate dai mediani Kessié e Montolivo in pressing sui centrocampisti avversari. A volte si stringeva Çalhanoglu per uscire sul mediano di centro-destra dell'Arsenal, ma così veniva liberato lo scarico laterale sul terzino Bellerin. Il risultato è che il Milan ha praticamente difeso in modo sempre basso e compatto, con due linee serrate sia orizzontalmente che verticalmente, in una partita dove ha sempre avuto bisogno di rincorrere il risultato dell'andata.

Il pressing di Cutrone e André Silva sui centrali dell'Arsenal non veniva accompagnato dai mediani sui rispettivi omologhi, neanche a inizio partita. Spesso Çalhanoglu si trovava quindi in quella posizione ibrida tra il mediano di riferimento e Bellerin, preso in mezzo.

3. Il Milan difende bene schierato

Questo atteggiamento, tuttavia, ha esaltato le ottime capacità del Milan di difendere posizionalmente. Nel primo tempo in particolar modo, prima che arrivasse il fisiologico allungamento delle squadre, i rossoneri hanno stretto le loro linee per privilegiare la copertura degli spazi centrali tra le linee liberando le fasce, memori dell'elemento chiave della vittoria dell'Arsenal dell'andata.

Molto spesso quindi l'Arsenal, schiacciando facilmente il Milan, effettuava cambi di gioco da destra verso sinistra: nel primo tempo Özil sul centro-destra teneva una posizione abbastanza accentrata lasciando l'ampiezza a Bellerin, mentre a sinistra sul cambio di fronte il trequartista omologo (Mkhitaryan) riceveva spesso largo con l'obiettivo di puntare in uno-contro-uno l'anello debole del Milan, Borini. Il movimento di Mkhitaryan veniva compensato dagli inserimenti di Ramsey, che in fasi avanzate dell'azione si sganciava costantemente dalla sua posizione di mediano per andare a posizionarsi tra le due linee del Milan. Ma un po' per l'ottima prova difensiva e la crescita di Borini, un po' per la buona capacità dei rossoneri di effettuare efficaci e tempestivi scorrimenti laterali, la difesa non ha corso enormi pericoli fino all'errore di Donnarumma, che ha portato l'Arsenal in vantaggio per 2-1 e ha tagliato completamente le gambe al Milan, come detto da Gattuso stesso.

La compattezza centrale del Milan che lascia molto spazio in ampiezza. Nel primo tempo l'Arsenal ha provato a isolare Mkhitaryan contro Borini sfruttando anche le sovrapposizioni di Monreal, ma non è mai penetrato con efficacia da quel lato grazie anche all'ottima prova di Borini.

4. Il Milan ha ritrovato i veri Bonucci e Romagnoli

Una delle cause principali della capacità del Milan di difendere schierato è il recupero della coppia dei centrali, che dopo questo doppio confronto europeo possiamo dare per assodato. Sia Bonucci che Romagnoli erano diventati gli emblemi dei problemi difensivi del Milan di inizio stagione, ma la loro crescita - soprattutto fisica - ha permesso loro di migliorare tanto l'agilità in marcatura e l'anticipo negli spazi stretti, quanto la copertura della profondità in campo aperto.

Il Milan beneficia ormai completamente delle loro abilità palla al piede, assecondando le loro diverse capacità nel lungo per impostare dal basso esaltando subito la verticalità. A differenza di Montella, che aveva in mente una difesa a 3 per consolidare la circolazione bassa abbassando progressivamente gli avversari, Gattuso sfrutta Bonucci e Romagnoli per dare subito intensità e velocità alla manovra. L'ex juventino ha aumentato la precisione dei suoi lanci e rispetto a inizio stagione questa sua tendenza al gioco lungo non stona con i princìpi di gioco impostati dall'allenatore. Romagnoli, da parte sua, sta sfruttando tutto il lavoro che gli era richiesto nel Milan verticale dei primi sei mesi di Montella, nel quale verticalizzava spesso verso il mezzo spazio sinistro saltando il centrocampo, e si sta lentamente trasformando in un regista difensivo.

Romagnoli detta i tempi e serve con un filtrante il taglio interno di Çalhanoglu

5. Il Milan non ha risolto l'enigma degli attaccanti

Soprattutto per quello che riguarda Bonucci, la questione su quale attaccante vada a raccogliere le sue verticalizzazioni diventa però fondamentale. Se Kalinic è il migliore in rosa - e uno dei migliori in Serie A - nel gioco di sponda spalle alla porta, Cutrone ama invece ricevere sulla corsa alle spalle della difesa. Con il giovane attaccante italiano, tuttavia, i rischi nella verticalizzazione lunga aumentano e con essi diminuisce la probabilità di successo di risalita del campo con un calcio lungo diretto di Bonucci. Contro l'Atalanta (una delle ultime partite di Kalinic prima dei recenti infortuni), il capitano rossonero aveva messo a segno 8 passaggi lunghi riusciti sui 10 effettuati, mentre nella partita di ieri la percentuale è scesa al 60% (6 su 10) nonostante il modulo a 2 punte che avrebbe dovuto favorire il gioco diretto di Bonucci verso gli attaccanti.

André Silva è stato schierato sperando di sfruttare l'onda lunga dell'entusiasmo dopo il gol al Genoa e ha agito sempre in verticale alle spalle di Cutrone. Tuttavia non è stato mai pescato tra le linee per fare da sponda e la sua presenza non ha aiutato le verticalizzazioni centrali, ma soltanto l'attacco dell'area sui cross dalle fasce. Cutrone, dal canto suo, attacca bene la profondità ma ha dei limiti nella gestione del pallone quando deve partire lontano dalla porta per allungare la squadra: il suo contributo al momento è di grande livello in area e nelle fasi di finalizzazione, ma si sta vedendo qualche tentativo di miglioramento nel gioco spalle alla porta e in generale nel rendersi più utile nello sviluppo dell'azione e non solo nella conclusione.

Senza dubbio il giocatore più indicato per aiutare la manovra verticale del Milan è Kalinic, che con le sue sponde favorisce gli inserimenti dei compagni (di Kessié in particolare), ma sulle scelte di Gattuso pesano banalmente i pochi gol segnati e il momento psicologico non semplice, oltre che alcuni recenti fastidiosi infortuni, tra cui la pubalgia. A fine partita Gattuso ha detto: «Kalinic ha più esperienza degli altri attaccanti, ma non ha fatto la preparazione e non può sostenere carichi pesanti perché non riesce a smaltirli. Se sta bene fisicamente può darci una grande mano».

6. Le difficoltà difensive di Biglia e l'eterno ballottaggio con Montolivo

Il problema principale del Milan nella partita di andata, la copertura degli spazi tra le linee di difesa e di centrocampo in fase difensiva, era stato evidenziato maggiormente dalla brutta prestazione di Biglia. L'Arsenal attendeva l'uscita di una mezzala del Milan per giocare alle spalle del centrocampo rossonero con tre giocatori tra le linee (Wilshere, Mkhitaryan e Özil) contro il solo Biglia e l'altra mezzala.

Il problema difensivo del Milan dell'andata: l'uscita di Kessié su Koscielny (fuori inquadratura) lascia Biglia e Bonaventura in inferiorità numerica contro i trequartisti dell'Arsenal e costringe Biglia a scorrere per coprire le spalle all'ivoriano, ma viene preso in mezzo dagli avversari tra le linee.

Un problema simile si era visto con Montella nell'ultima sfida contro la Juventus, dove Biglia aveva sofferto le ricezioni ai suoi fianchi difettando nel posizionamento per proteggere la difesa. A San Siro contro l'Arsenal l'argentino ha messo a segno 9 contrasti vincenti ma ha intercettato 2 soli palloni, e nel secondo gol incassato si sono viste tutte le sue lacune di posizionamento per tagliare le linee di passaggio. Secondo le statistiche Wyscout, Biglia all'andata ha vinto 4 duelli difensivi e ne ha persi 7. Proprio per questo motivo Gattuso ha scelto Montolivo per la partita di ritorno: l'ex capitano ha una migliore intelligenza nel posizionamento e ha intercettato 4 palloni, in linea con le sue elevate statistiche in questo fondamentale nella stagione 2015-16 quando agiva in un altro 4-4-2, quello di Mihajlovic.

La partita di ieri ha dimostrato che la limitata condizione fisica di Montolivo, che gli ha impedito di accompagnare il pressing delle punte, costringendo il Milan a difendere sempre schierato. Biglia è un pochino più dinamico ed è per questo che è stato schierato nelle ultime partite. In ogni caso, partita dopo partita, quello sul mediano sarà un altro nodo da sciogliere.

7. Le inquietudini di Donnarumma

Non è possibile trascurare, purtroppo, l'errore di Donnarumma che ha portato al gol di Xhaka del 2 a 1. Soprattutto perché si va ad affiancare ad altri commessi nel corso della stagione, ad esempio contro Atalanta e Cagliari. In realtà già nel primo tempo il giovane portiere rossonero aveva effettuato una respinta difettosa verso il centro, allo stesso modo di quella sul secondo gol subìto che solo casualmente è finita direttamente in porta.

In quelle due respinte c'è tutto il momento attuale di Donnarumma. La rigidità con cui ha disteso corpo, mani e braccia gli ha impedito di deviare e accompagnare lateralmente il pallone, sciogliendo il gesto tecnico come sarebbe avvenuto in momenti in cui ha provato maggiore serenità. In generale Donnarumma è parso un po' più impacciato e goffo nelle ultime settimane, senza tuttavia aver perso quegli straordinari riflessi che sono la base da cui è partita la sua ascesa, e che si sono visti anche ieri in occasione del terzo gol di Welbeck.

La professionalità di Donnarumma non va messa in discussione ed è ciò che gli ha permesso di recente  alcuni miglioramenti, come ad esempio nella precisione sui lanci con i piedi soprattutto verso le fasce laterali, importante per neutralizzare spesso il pressing della Roma di Di Francesco nella loro ultima sfida all'Olimpico. Quando ha iniziato a scalare le gerarchie del calcio italiano, molti addetti ai lavori hanno giustamente sottolineato le sue attitudini mentali di resistenza alla pressione e al peso della maglia indossata in quella tenera età, ma queste ultime imprecisioni - soprattutto al debutto in partite europee così importanti - ci dimostrano nuovamente quanto il ruolo del portiere sia durissimo per tutti.