Marsiglia, tra miliardari e piloti: ecco cosa fanno i giocatori dell'ultima finale europea

Europa League
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Nel 2004 a Göteborg il Marsiglia giocò la sua ultima finale europea, persa 2-0 contro il Valencia. Cosa fanno ora i titolari di quella Coppa Uefa? Qualcuno gioca ancora - addirittura in Andorra - ma molti hanno smesso. Uno è diventato un pilota, mentre una vecchia conoscenza della Serie A è diventato miliardario (ma lui nega)

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Di anni ne sono passati quasi quattordici, e oltre cinque mila giorni da quel 19 maggio 2004 di Göteborg, quando il Marsiglia scendeva in campo nella sua ultima finale europea. Il successo, nella sconfitta, sul Salisburgo ha spedito i francesi a Lione, e Garcia e soci saranno i primi della storia a giocare una finale di Europa League “in casa”. Contro gli austriaci sono serviti i supplementari, e un gol dell’ex Inter e Napoli Rolando per il faccia a faccia contro l’Atletico di Simeone. E così il Marsiglia sarà anche la prima squadra francese a tornare in una finale europea da quattordici anni a questa parte. Quando, proprio nel 2004, arrivò il doppio ko di Monaco - in finale di Champions contro il Porto di Mourinho - e Marsiglia, sconfitto dal Valencia di Rafa Benitez. Ma cosa fanno ora gli undici giocatori di quella squadra?

Tra Andorra e la 24 Ore di Le Mans

Fabien Barthez in quella partita venne espulso, e fu quello l’episodio chiave che indirizzò la coppa verso il Valencia. Minuto 45, Mista salta il portiere francese, che lo stende in area. Pochi dubbi per Collina: fallo più rosso più rigore, quella tripla sanzione che nel regolamento di oggi non esiste più,  ma che portò al gol di Vicente e allo squilibrio in campo. Sarà dunque lo stesso Mista a raddoppiare e battere per la seconda volta il subentrato Gavanon chiudendo così i giochi sul 2-0 definitivo. Per Barthez, prima del Marsiglia ci fu lo United, dunque il Nantes. Ma cosa fa oggi l’ex portiere anche della Nazionale? Tutt’altra cosa: il pilota, e nel 2017 ha anche corso la classica 24 Ore di Le Mans. In realtà però, come e con lui, anche quasi tutti gli altri compagni di difesa di quella finale hanno appeso gli scarpini al chiodo, tutti, sì, tranne Abdoulaye Meite, che dopo essere passato per Grecia, Inghilterra, Scozia e Finlandia gioca attualmente nel Futbol Club Lusitans la Posa, in Andorra. Beye, che al tempo fu il terzino destro della squadra allenata da José Anigo (ora sulla panchina del Levadeiakos in Grecia), chiuse la carriera a Doncaster, dopo aver giocato anche il Mondiale 2002 col suo Senegal. Oggi per lui qualche apparizione in tv come opinionista in Francia. Per Demetrius Ferreira invece, centrale brasiliano con Meite, un finale di carriera in Qatar nell’Al-Rayyan, mentre Manuel Dos Santos, di mestiere terzino sinistro, vinse un campionato in Portogallo con il Benfica prima di salutare il mondo del pallone.

Il miliardario Flamini

Tra i quattro centrocampisti di quella finale contro il Valencia - tre davanti alla difesa e un suggeritore per le punte - spicca soprattutto il nome di Mathieu Flamini, titolare nella finalissima di Göteborg appena alla sua stagione di debutto tra i professionisti. La carriera del francese è poi ben nota, tra Arsenal, Milan (campione d’Italia) e il ritorno in Inghilterra. Dopo un lungo periodo da svincolato ha firmato lo scorso 2 febbraio con il Getafe, al momento settimo in Liga. Recentemente però il nome del centrocampista francese era salito alla ribalta anche grazie ai suoi interessi extra calcistici. Flamini aveva infatti investito nel lontano 2008 nella GF Biochemichals, società da lui creata diventata leader nella produzione di acido levulinico. I giornali francesi parlarono di un patrimonio personale di addirittura 30 miliardi di euro, numero poco dopo smentito però dallo stesso Flamini. Detto dell'ex Milan, sono invece finite le carriere per gente come Hemdani, N’Diaye e Meriem. Il primo ha chiuso la sua avventura calcistica nel 2009 nei Rangers, dopo un campionato scozzese vinto. N’Diaye si è ritirato nello Stade Reims dopo essere passato per la Spagna tra Levante e Tenerife. Mentre per Meriem un ping-pong tra Francia e Grecia prima del ritiro nel 2015.

Meravigliosamente Drogba

I due attaccanti della finale di Göteborg furono infine Steve Marlet e Didier Drogba, compagni di attacco ma dalla carriere molto diverse. Il francese in quella Coppa Uefa non segnò nemmeno un gol, e ne realizzò appena 16 in due stagioni a Marsiglia, salvo poi tentare l’esperienza tedesca nel Wolfsburg e ritirarsi in casa nelle divisioni inferiori col Red Star FC. Di tutt’altra pasta la stagione 2003-04 di Drogba, che ci concluse con la bellezza di 32 centri in oltre 50 partite giocate. Il resto, poi, è storia. Tredici trofei in Inghilterra col Chelsea, una Champions strappata con cuore e anima al Bayern Monaco e un urlo che continua a fare eco anche in America, a Phoenix, Arizona, dove gioca ancora e continua a segnare. Come? Non c’è nemmeno da chiederlo: sempre alla Drogba. Meravigliosamente, straordinariamente Drogba.