Eintracht Francoforte, i segreti della sorpresa dell'Europa League

Europa League

Dal presidente sopravvissuto allo tsunami del 2004 al talento di Jovic, passando per il 'calcio attraente' di Hutter. Scopriamo tutte le curiosità sull'Eintracht, un pugno di sognatori che puntano la finale di Baku

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Dici Eintracht e pensi all'Ajax, perché ogni competizione ha la sua favola. La Champions agli olandesi di ten Haag, rivoluzionari del pallone, l'Europa League ai tedeschi di Hutter. Uno scrigno di segreti da raccontare, e noi proveremo a dirvi qualcosa in più. 

Jovic, Haller, Gacinovic: storie di rivincite

Questione di storie. La prima riguarda Luka Jovic, il fantasista serbo che dormiva in macchina con suo padre prima di allenarsi. Altri tempi, meno felici ma formativi. 21 anni, 25 reti in 43 partite stagionali. Mai così tanti in carriera. Lo chiamano il ‘Piccolo Falcao’ ma a lui non piace, quando arrivò al Benfica pianse a dirotto per tre giorni: “Ero da solo, senza fidanzata o genitori. Mi mancava tutto”. Oggi lo vuole il Barcellona, una bella rivincita.

Un po’ come quella di Mijat Gacinovic, ’95 come Milinkovic, campione d'Europa con la Serbia U19 nel 2013 e del Mondo nel 2015, stavolta con l'Under 20. Generazioni dell'Est. Papà calciatore e fidanzata gelosa: “Dice che guardo troppe partite, anche quando usciamo sto con il telefono!”. Scartato da Krstajic per i Mondiali di Russia, Gacinovic si è guadagnato il ritorno in Nazionale grazie alla grande stagione col suo Eintracht, che a dicembre gli ha rinnovato il contratto: 40 partite e due gol, entrambi in Europa.

Un altro da tenere d’occhio è Sebastien Haller, punta del ’94, salterà la gara contro il Chelsea per un infortunio ma ha già segnato 19 reti tra campionato e coppe, 5 in Europa. Da ragazzino praticava il judo, il calcio è arrivato dopo, ma all’Auxerre litigò con l’allenatore e se ne andò all’Utrecht di ten Hag: “Un allenatore fantastico, a volte studiava i suoi avversari fino a notte fonda!”. Oggi è in semifinale di Champions, e non per caso. Haller studia da Drogba e guarda i video di Henry per rubarne i segreti, sognando la Francia.

Ultimo appunto: tra i centravanti c’è anche Ante Rebic, 10 gol quest’anno, due in finale di Coppa la stagione scorsa, soltanto 3 tra Fiorentina e Verona in Serie A. L’Eintracht l’ha riscattato dalla Viola per due milioni di euro, ora vale circa 25. A proposito di rivincite. 

Haller ha segnato 5 gol in Europa League

Hutter, dalla Svizzera al sogno Baku

Chiedetegli qual è la sua filosofia e lui vi risponderà così: “Mi piace un calcio attraente”. E lo diceva già ai tempi del Grodig, nel 2012, quando vinse la seconda divisione austriaca da rivelazione: “Creatività, corsa e disciplina tattica”. Una rivoluzione chiamata Eintracht, tant’è che alla prima panchina in Bundesliga ha già stupito tutti: semifinali di Europa League e quarto posto momentaneo in Bundesliga, sognando la qualificazione in Champions. Il calcio di Adolf Hutter è propositivo, offensivo, soprattutto efficace.

Basta guardare i suoi numeri europei: 28 reti in 12 partite, 6 alla Lazio e altrettanti allo Shakthar, poi 4 al Benfica. Una sola sconfitta. Merito di Hutter, l’uomo del miracolo Young Boys, il primo a vincere un campionato con gli svizzeri dopo 32 anni d’astinenza: “Eravamo la squadra più giovane del campionato, che soddisfazione!”. Orgoglio di gioventù.

I suoi dirigenti lo definiscono un direttore d’orchestra, un tipo tranquillo: “Ha una pace interiore e la squadra lo segue”. Parola ai giocatori: “Rispetto a Kovac è molto più rilassato, si concentra sulla tecnica”. Si definisce un tipo allegro ma al tempo stesso riservato, chiamato Adolf da sua nonna per ricordare lo zio, scomparso in un incidente a 27 anni.

In estate ha raccolto l’eredità di Kovac, volato al Bayern dopo aver vinto la Coppa di Germania, il primo trofeo dell’Eintracht dopo 30 anni. Scuola Red Bull, prima vice e poi mister del Salisburgo, con cui ha vinto il campionato austriaco nel 2015, oggi Hutter insegue il sogno di una finale Europea, pensando a Baku con quel calcio ‘attraente’.

Hutter è alla prima esperienza in Bundesliga

Fischer, il presidente sopravvissuto a uno tsunami

Dici il suo nome e i tifosi impazziscono, l’abbiamo notato anche a Milano, nel giorno della sfida contro l’Inter. Era il suo compleanno, selfie, autografi e un po’ di birra sulla giacca, lui non si è scomposto e ha sempre sorriso. Come il giorno dei festeggiamenti per la vittoria in Coppa di Germania. Trofeo in mano, frase a effetto: “Non pensavo di poter piangere così tanto, sono felicissimo. Ho sopravvalutato il sesso grazie a questo trofeo!”.

Peter Fischer è così, schietto e genuino, vulcanico. Nel 2017 disse che un membro di Alternative für Deutschland - partito di destra tedesco - non sarebbe mai potuto diventare un socio del suo Eintracht, di cui è presidente dal 2000: “Hanno tendenze razziste, per loro non c'è posto”.  Il 26 dicembre 2004 era a Phuket, in Thailandia, uno dei sopravvissuti allo tsunami nell’Oceano Indiano che uccise più di 220mila persone.

Fischer rimase lì per due settimane, mise la sua famiglia su un aereo e restò ad aiutare gli sfollati, circa 3 milioni in tutto il paese. Un gesto che tutt'ora non viene dimenticato. Insieme a un suo amico - il pittore Mike Kuhlmann - ha fondato un’associazione per aiutare i bambini di Phuket. Anche questo è Peter Fischer, forse soprattutto questo.

Il presidente Fischer con la Coppa di Germania vinta l'anno scorso