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Nella testa di Pogba: i retroscena dell'incontro esclusivo con Sky Sport

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Gianluigi Bagnulo

Gianluigi Bagnulo

Paul Pogba è stato ospite della Federazione francese durante Francia-Belgio e ha concesso una lunga intervista esclusiva a Sky Sport. Ecco cosa ci ha lasciato, oltre alle sue parole...

Il ristorante della periferia di Düsseldorf nel quale Paul Pogba sta cenando è semideserto ormai. È rimasta una sola tavolata che segue con passione il finale di Portogallo-Slovenia, tra chi accompagna le emozioni con urla e commenti c’è anche Marcel Desailly. Pogba è seduto in un altro tavolo, molto più interno e molto più nascosto, accompagnato da un paio di amici. Indossa ancora la maglia della Francia con cui ha tifato la nazionale dagli spalti. Dietro le spalle oltre al suo numero 6 c’è la scritta "La Pioche", il suo soprannome. Quello che i tifosi hanno cantato poche ore prima, quando Pogba - atterrato da Dubai su invito della federazione francese - è andato a Casa Blues a salutarli scatenando il delirio. È ancora amatissimo e questo amore ha ridisegnato sul suo volto il sorriso dopo mesi molto brutti.

Un amore totale

"Ho sentito un amore totale della gente nonostante io sia lontano dai campi ormai da un bel po’, è stato bello, emozionante", dice quasi commosso. Dopo la partita è sceso negli spogliatoi, ha salutato i suoi ex compagni di nazionale, con molti dei quali ha condiviso la vittoria del mondiale nel 2018 (il punto più alto della sua carriera, il momento più felice). Sono cambiate tante cose da allora. Oggi Pogba vive un incubo, la squalifica per doping di quattro anni è stata uno schiaffo durissimo, per il quale il centrocampista ha presentato ricorso al Tas di Losanna. Ha 31 anni, è lecito pensare che se dovesse essere confermata una squalifica così lunga la sua carriera - già complicata negli ultimi anni - sarebbe terminata. Non a caso recentemente si è diffusa un’intervista - in realtà vecchia e decontestualizzata - in cui Pogba direbbe di essere finito, di non esistere più. 

"Pogba è vivo"

"Pogba è qua - ci dice - fin quando non sentirete dalla mia bocca che mi sono ritirato io sono qui. Sono vivo. Mi sento ancora un calciatore, voglio combattere contro quella che per me è un’ingiustizia. Ho una voglia della madonna di tornare a giocare, mi sento come un bambino che sogna di diventare professionista". In tv intanto scorrono i supplementari di Portogallo-Slovenia. Lo sguardo di Pogba non è semplicemente quello di un tifoso della Francia interessato a capire quale sarà l’avversaria ai quarti di finale. Gli occhi di Paul brillano, il calcio gli manca. Per ciò che è successo è stato e sarà giudicato nelle opportune sedi. Noi ci limitiamo a raccontare il lato umano di questa vicenda. Nelle sue parole - infatti - c’è un eco nostalgico, come se nel punto più basso avesse ritrovato le origini, l’inizio di tutto: l’amore per il pallone

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Paul e la Juve

Al momento Pogba è ancora sotto contratto con la Juventus: "Ma c’è molto silenzio - dice -, non ho l’opportunità di parlare né con il direttore né con l’allenatore. Da quello che leggo sono ancora un giocatore della Juventus, credo che la società stia aspettando il risultato dell’appello. Ma dovete parlare con loro". 

Il rigore di Ronaldo

Nel frattempo, Portogallo-Slovenia non si è ancora risolta. Ronaldo sbaglia un rigore e scoppia in lacrime. Si arriva alla sequenza finale. "Vedrai che adesso tira per primo",  dice Paul. CR7 tira per primo. E segna. Vissuta lì, con lui, sembra una metafora istantanea: si può sbagliare, ma si può avere la forza di ripartire. È quello che c’è nella testa di Pogba. La Pioche non si è ancora arresa