Europei 1996, la storia della 10^ edizione vinta dalla Germania

EURO STORY

Luca Cassia

Un format rivoluzionato coi tre punti a vittoria, il 'golden goal' e 16 partecipanti, accolte in Inghilterra al grido di "Football's Coming Home" (come accadrà anche 25 anni dopo). Le rivelazioni Croazia e soprattutto Repubblica Ceca, finalista battuta nel primo trionfo della Germania unita. A trascinarla il centravanti dell'Udinese, Oliver Bierhoff. E l'Italia? Fuori, ancora, per un rigore sbagliato. Ecco il racconto di Euro 1996

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"Football's Coming Home" era il tormentone dell'Inghilterra intera, che sognava di tornare a vincere come non accadeva dal Mondiale casalingo nel 1966. Altrimenti noto come "Three Lions", brano cantato dai The Lightning Seeds durante l'ondata del Britpop, divenne un inno di speranza per il calcio di Sua Maestà. Ci riproveranno 25 anni dopo con le Final Four del torneo disputato a Wembley ma, come ricordiamo bene, ancora senza fortuna. In realtà Euro 1996 fu rivoluzionario per format e partecipazione: qualificazioni estese a 47 squadre e fase finale con 16 Nazionali, ovvero il doppio rispetto a quelle registrate nelle ultime edizioni. Cambia il calcio e anche le regole: la vittoria vale tre punti e non due, c'è un turno eliminatorio in più (i quarti di finale) ma non solo. Ricordate il 'golden goal'? Se si va ai supplementari, il primo che segna vince senza arrivare ai calci di rigore. Ne sa qualcosa l'Italia U21, campione d'Europa due anni prima quando fu sperimentata la novità all'extra-time. E fu proprio un gol prima dei rigori a decidere la finalissima e quell'Europeo inglese.

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A partire dalle qualificazioni che registrarono l'esordio di Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia, Ucraina, Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia, Macedonia del Nord, Slovenia e Liechtenstein. Dicevamo 47 squadre al via e non 48, posto negato alla Serbia a causa del conflitto nei Balcani. Proprio da una guerra straziante e fratricida ne esce a testa altissima la Croazia, che si prende il lusso di vincere il girone con l'Italia battuta 2-1 a Palermo dalla doppietta di Davor Suker (capocannoniere con 12 reti di tutta la fase preliminare). La squadra di Blazevic si spingerà fino ai quarti di finale, antipasto della clamorosa spedizione ai Mondiali del 1998. Il quadro geopolitico internazionale consegna alla fase finale dell'Europeo la Russia, ex Unione Sovietica e nel 1992 Comunità degli Stati Indipendenti, una prima volta come nel caso di Svizzera, Turchia e Bulgaria reduce dal clamoroso quarto posto a Usa '94. E poi c'è la Repubblica Ceca, ormai non più Cecoslovacchia ma erede del titolo sportivo del Paese disciolto tre anni prima. Ne faranno di strada le 'Furie Ceche' della coppia Nedved-Poborsky, protagonisti successivamente in Serie A.

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L'Italia agli Europei 1996: eliminata nel girone

Obbligatorio dimenticare il Mondiale americano, la finale di Pasadena e il rigore di Roberto Baggio. "Sogno la vittoria, ma sognare non significa promettere", dice Arrigo Sacchi che sperimenterà eccome dagli States all'Inghilterra: ben 89 gli Azzurri schierati tra tutte le partite. Lo permette un girone di qualificazione dove, oltre alla già citata Croazia, ci sono anche Slovenia e le nuove Repubbliche dell'ex URSS: Ucraina, Lituania ed Estonia. Partenza in salita e chiusura di slancio con i gol di Zola (7) e Ravanelli (4), primato condiviso con i croati e accesso garantito all'Europeo. Ma a fare notizia sono le convocazioni dell'allenatore: perso Ferrara per infortunio, Sacchi rinuncia in difesa a Panucci e Benarrivo. E in attacco restano a casa Roby Baggio, Vialli e Signori. Scelte che inizialmente premiano l'Italia vicecampione del mondo: la doppietta di Casiraghi e l'estro di Zola valgono il 2-1 alla Russia al debutto, partita dove Del Piero gioca da esterno nel 4-4-2 gli unici 45 minuti del suo torneo. Bocciato in seguito l'azzardo del CT, che rivoluziona l'undici titolare contro la Repubblica Ceca e perde la sua scommessa: spazio al tandem d'attacco con Ravanelli e Chiesa, che pareggia il vantaggio di Nedved prima dell'espulsione di Apolloni e del gol-vittoria di Bejbl. Polemiche che precedono la sfida da dentro o fuori contro la Germania a punteggio pieno. A Manchester gli Azzurri dominano, ma Zola si fa parare un rigore dall'insuperabile Kopke e nemmeno il rosso a Strunz regala la svolta. Finisce 0-0, miracolo che non riesce nemmeno ai titoli di coda: la Russia rimonta da 0-2 a 3-2 contro la Repubblica Ceca, ma Smicer all'88' la qualifica a nostre spese. Italia al 2° posto coi cechi, ma eliminata per lo scontro diretto. Niente dimissioni per Sacchi, che resterà in panchina fino a novembre con la sconfitta a Sarajevo: al suo posto verrà chiamato Cesare Maldini.

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Sorprese e rigori

Il cammino di qualificazione lascia a casa qualche big come Belgio, Grecia, Norvegia e la Svezia terza a Usa '94, mentre a spuntarla nello spareggio tra le peggiori seconde classificate è l'Olanda (2-0 all'Irlanda) costruita sul blocco dell'Ajax, battuto dalla Juve nella finale di Champions. A prendersi la scena, purtroppo, è anche il terrorismo: il 15 giugno l'IRA annuncia una bomba posizionata davanti a un supermercato di Manchester, scoppio che provoca 211 feriti miracolosamente senza decessi. Chi esce subito di scena è la Danimarca, campione d'Europa in carica, preceduta in classifica da Portogallo e Croazia nonostante i gol di Brian Laudrup. Stesso discorso per la Bulgaria di Stoichkov (3 reti in altrettante partite), che aveva beffato la Francia nel cammino verso il Mondiale negli Stati Uniti: stavolta i Bleus li battono 3-1 e passano il turno insieme alla Spagna. E poi c'è la già citata Germania, guidata da Berti Vogts e senza Lothar Matthaus scaricato alla vigilia del torneo. Un rinnovamento che premia giovani come Ziege, Babbel e Bobic, dentro anche un 'italiano' come da prassi in altre nove Nazionali: lui è Oliver Bierhoff, centravanti arrivato all'Ascoli nel 1991, emerso in Serie B e protagonista nella prima stagione all'Udinese di Zaccheroni con 18 gol. Convocazioni che non delegittimano leader del calibro di capitan Klinsmann e Sammer, entrambi a segno nel 2-1 ai quarti alla Croazia. Il ceco Poborsky elimina il Portogallo, ma la costante nella fase a eliminazione diretta sono le sfide decise ai rigori dalla paura del 'golden goal': Seaman esalta gli inglesi contro la Spagna, l'errore di Seedorf costa caro all'Olanda con la Francia. Un copione che si ripete nelle semifinali: la Repubblica Ceca imbriglia i Bleus e li elimina dal dischetto (Pedros sbaglia e non giocherà più in Nazionale), mentre la Germania rovina la festa di casa. Nulla da fare per l'Inghilterra illusa da Shearer, capocannoniere del torneo con 5 gol: Kuntz pareggia e trascina la sfida ai rigori, dove segnano 11 tiratori su 12. L'errore decisivo è di Gareth Southgate, attuale CT dei 'Tre Leoni', che a Wembley non scriverà la storia nemmeno nel 2021.

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L'uragano Bierhoff

Un epilogo dal sapore amarcord, revival della finale del 1976 quando la Cecoslovacchia superò la Germania Ovest a Belgrado con il 'cucchiaio' di Panenka. Vent'anni dopo i tedeschi si presentano unificati a differenza dei cechi, sconfitti 2-0 tre settimane prima (reti di Ziege e Moller) nel girone dell'Italia. Avversarie diverse per profilo e ribalta, dove la moderna Repubblica Ceca affronta una Mannschaft incerottata (quattro infortunati più Moller e Reuter squalificati) e ancorata alla difesa a cinque con un libero come Sammer. A spezzare l'equilibrio è l'arbitro italiano Pierluigi Pairetto, che punisce col rigore un contatto fuori area proprio tra Sammer e Poborsky. Lo trasforma Berger (stavolta senza lo 'scavino'), ma al 68’ arriva il cambio che vale l'Europeo: Scholl lascia il posto a Bierhoff che dopo cinque minuti insacca l'1-1 con la specialità della casa, il colpo di testa. Si va ai supplementari dove, sotto gli occhi della regina Elisabetta, il primo 'golden goal' del torneo vale il titolo: lo firma ancora Bierhoff con un sinistro sporcato da Hornak, che sorprende il portiere ceco Kouba fino a quel momento grande protagonista. Il centravanti impegnato nella provincia italiana diventa l'eroe della spedizione: "Ero l'attaccante di riserva, non credevo di poter essere decisivo. Ho realizzato il significato di quel gol solo la mattina dopo a colazione". Sammer beffò Ronaldo per tre punti nella corsa al Pallone d'Oro, altro trionfo tedesco in un 1996 memorabile. Quello della prima Germania unita sul tetto d'Europa per la terza volta.

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