Europei 2004, la storia della 12^ edizione vinta dalla Grecia

EURO-STORY

Marco Salami

Erano candidati al penultimo posto per la vittoria secondo le quote sportive, giocano la partita inaugurale e la finale sempre contro il Portogallo padrone di casa, sorprendono il continente con un eroe per un giorno (anzi un mese), Angelos Charisteas

Ananke, nella religione greca antica, era la dea del destino, della necessità inalterabile e del fato. Secondo Apollonio Rodio (le Argonautiche) fu generata insieme al Tempo (Chronos) direttamente dal Chaos primordiale. Tempo e caos, due elementi che tornano, costantemente, nella storia del più grande miracolo sportivo degli Europei di calcio, al pari della Danimarca che vinse l'edizione a cui non si era qualificata. Sono passati secoli da quando la culla della civiltà proliferava tra cantori e poeti, ma lei guarda in basso. È Ananke. Vede un portiere brizzolato, si chiama Nikopolidis, vede il capitano Zagorakis (che quella stessa estate andrà al Bologna), vede un allenatore straniero, ha un volto severo, un volto tedesco, si chiama Otto Reaghel. Ma insieme sono un unico gruppo, tutti uniti, mia faza, mia raza (come in Mediterraneo di Gabriele Salvatores), è un mantra che amano ripetere i greci, una faccia, una razza, significa provenire tutti dallo stesso posto. Un'unica grande famiglia. Una squadra da poema epico.

L'antefatto

La nazionale che stupì il continente nel 2004 era reduce da una serie di fallimenti: agli ultimi due Mondiali (1998 e 2002) non si erano qualificati, idem nelle ultime due edizioni degli Europei (1996 e 2000). È un periodo buio e, a riaccendere la luce, arriva l'uomo del destino, uno dei primi Ct stranieri di una nazionale europea nell'era moderna: Otto Rehhagel. La qualificazione stessa è già di per sé un mezzo miracolo, strappata con sette vittorie di fila e chiudendo il gruppo addirittura davanti alla Spagna. La fascia nel sorteggio, inevitabilmente, è comunque la quarta (come l'Italia 2024…): la squadra di Rehhagel finisce nel girone coi padroni di casa del Portogallo, una super nazionale capace di unire vecchia e nuova guardia: Figo, Rui Costa, Deco e un giovane fenomeno già con la mitologica 7 del Man United sulla schiena, si chiama Cristiano Ronaldo. Poi Spagna e Russia. Le quote sportive piazzano la Grecia al penultimo posto dell'ipotetica graduatoria. Pronti e via, però, arriva il primo plot twist: 2-1 proprio ai portoghesi nella gara inaugurale della coppa. Segna anche l'interista KaragounisAncora non lo sospetta nessuno, ma quella prima partita degli Europei sarà anche l'ultima.

L'Italia all'Europeo e le altre big

Con la Spagna arriva un 1-1 in rimonta: pareggia Charisteas che sarà anche l'eroe della coppa; per più di un giorno, per correggere quella meravigliosa citazione scritta e cantata da David Bowie. Nell'ultima partita è ko contro la Russia, ma i greci avanzano ai quarti grazie a un maggior numero di reti segnate. Il caos, appunto. Poi il destino - Ananke - continua a fare il proprio corso. Euro 2004, va detto, è un torneo ricco di nazionali fortissime: l'Italia che due anni dopo vincerà il Mondiale (e che chiude ai gironi col celebre biscotto Danimarca-Svezia), l'Inghilterra di Beckham e Rooney, di Lampard e Gerrard. E ovviamente anche la Francia, campione in carica. Quella di Zidane e di Henry, di Trezeguet e di Thuram, Makélélé e Pires. Ma nei quarti contro i francesi vince la Grecia, 1-0. Manco a dirlo, segna Charisteas.

Chronos e il Silver Gol

Poi un'altra grande formazione: in semifinale c'è la Repubblica Ceca che sta vivendo un'epoca da generazione d'oro. Milan Baros è il mattatore dell'edizione (e infatti degli Europei sarà il capocannoniere), ci sono anche Nedved e Rosicky; ma il destino sembra sempre più schierato: nella primavera del 2003 viene introdotta una nuova regola per i tempi supplementari, addio al Golden gol (il primo che segna vince), benvenuto al Silver gol. In sostanza: in caso di gol nel primo tempo supplementare basta attendere la fine di quest'ultimo per vincere. Ovviamente, accade. Il romanista Traïanos Dellas segna proprio all'ultimo minuto del primo tempo supplementare, di testa, sfruttando un corner; tra le prime chance della Grecia di tutta la partita. Resterà l'unico silver gol (insieme a un preliminare di Champions del 2003) a decidere una partita: la regola verrà abbandonata subito dopo Euro 2004 dopo appena un anno di vita. Questione di tempo, ci ha pensato Chronos.

Alfa e omega

Come alfa era stata Portogallo-Grecia, la partita inaugurale di quegli Europei, Portogallo-Grecia è anche omega. La finalissima. La Grecia cambia maglia, passa dal blu al bianco. Non cambia la sostanza: le statistiche raccontano di sedici tiri a quattro in favore dei portoghesi; addirittura solo uno quello in porta per la Grecia. Ma basta quello. Ancora Charisteas. Sipario.