Turchia avversaria dell'Italia agli Europei 2021: la scheda tecnica

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Daniele Manusia

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Una squadra organizzata, che lascia il controllo del pallone alle avversarie ma che può fare male in ripartenza grazie al talento in zona offensiva

TURCHIA-GALLES LIVE

Ai quarti di finale di Euro 2008 si affrontano Croazia e Turchia ed è la prima volta che le due squadre arrivano così avanti in un Europeo. Sono due nazionali giovani e promettenti, con un’età media bassa e alcuni giovani in rampa di lancio: Hamit Altintop, Arda Turan, Emre Belozoglu da una parte; Luka Modric, Ivan Rakitic, Niko Kranjkar. Il risultato al termine dei 90 minuti regolamentari è uno zero a zero tremebondo. Nello stadio di Vienna Klasnic segna un gol dell’1-0 così tardivo che il telecronista si è lasciato andare a definirlo «Il gol che darà sicuramente la qualificazione alla Croazia». Un minuto oltre i supplementari Rustu - capelli lunghi, faccia da pazzo - spara una palla in area di rigore che rimbalza senza padrone finché Senturk, capocannoniere dell’ultimo campionato turco, non la schiaffa sotto l’incrocio dei pali. Ovviamente ai rigori vincerà la Turchia, che prolungherà il suo momento di magica follia fino all’ultimo minuto della semifinale contro la Germania. All’86’ ha segnato il gol del 2-2 di nuovo Senturk, Al 90’ è arrivato il gol di Lahm. Dopo quegli Europei, quella generazione di giocatori turchi che pareva così promettente ha accumulato un fallimento dietro l’altro. Lasciando da parte il trascurabile Euro 2016 - eliminata ai gironi - l’Europeo di 13 anni fa rimane l’ultimo momento significativo di una Nazionale che in quegli anni ci stava abituando a tornei entusiasmanti e imprevedibili. In questi anni il movimento turco ha continuato a sfornare talenti, ma al contempo a non riuscire a qualificarsi nei grandi tornei internazionali. Nelle qualificazioni a questi Europei, però, il CT Senol Gunes ha costruito un piccolo miracolo: una squadra solida e spettacolare, in grado di contendere il primo posto nel girone alla Francia, e di uscire persino imbattuta negli scontri diretti.

 

L’unica sconfitta è arrivata nella trasferta a Reykjavik contro l’Islanda, in un contesto molto polemico e surreale: la squadra è stata bloccata tre ore all’aeroporto per motivi poco chiari (controllo passaporti particolarmente scrupoloso, ritiro bagagli particolarmente lento) e dei tifosi erano spuntati per intervistare il capitano Emre con uno spazzolino da bagno. La Turchia aveva perso 2-1, ma in una partita irrilevante in termini calcistici se vogliamo parlare del valore della squadra. Per quello dobbiamo guardare la vittoria casalinga contro la Francia campione del mondo: una partita in cui la Turchia ha messo in costante apprensione la sonnolenta costruzione bassa della Francia con un pressing istintivo e individuale, ma comunque efficace. Recuperando palla in alto è arrivato il gol del 2-0 di Cengiz Under, che da quel momento ha perso posizioni nelle gerarchie ma rimane un giocatore imprevedibile nella singola partita. La Turchia è una squadra organizzata, che cerca di fare le cose semplici e che si affida alla difesa che ha subito meno gol tra le squadre che hanno giocato le qualificazioni a Euro 2020. Gunes - allenatore leggenda del Trabzonspor - ha impostato un’atteggiamento estremamente reattivo, che punta a minimizzare gli errori e a sfruttare al massimo quelli degli avversari con i diversi talenti offensivi presenti in rosa. Alle qualificazioni abbiamo visto una squadra consistente e cinica, pericolosissima sui calci piazzati.

 

Ma a un ottimo 2019 è seguito un disastroso 2020, dove la squadra ha vinto una sola partita (3-2 alla Russia) ed è retrocessa dalla Lega B alla Lega C della Nations League, in un girone comodo con Serbia, Ungheria e Russia. Non era certo la priorità della Nazionale, ma le partite hanno lanciato alcuni segnali inquietanti: la solidità difensiva si è disciolta e in attacco la squadra è parsa meno talentuosa di quanto sembrasse. Nel 2021 la Turchia però ha recuperato un po’ di entusiasmo e risultati, in particolare il perentorio 4-2 inflitto all’Olanda nella prima giornata delle qualificazioni ai Mondiali, con una tripletta di Burak Yilmaz (il quarto gol, su punizione, è stupendo). Una partita che ha portato alla squadra anche i complimenti telefonici di Erdogan. Il ritorno del “Re” (come Yilmaz è soprannominato nel suo paese) ha risolto un problema, visto che la Turchia sembrava avere molta qualità sulla trequarti ma nessun finalizzatore capace di sfruttarla. Dopo la vittoria contro l’Olanda è arrivata quella ancora più rotonda contro la Norvegia, 0-3 in trasferta.

 

Nel 2021 abbiamo visto probabilmente la versione della Turchia che vedremo all’Europeo: una squadra che ama anche lasciare il controllo del pallone agli avversari, per poi attaccarli in modo diretto. Per questo si è trovata paradossalmente più a proprio agio contro avversari di alto livello, che gli permettevano di attaccare in spazi ampi, che contro quelli che gli lasciavano il problema di attaccare una difesa schierata. Contro l’Italia, probabilmente, la squadra di Gunes lascerà il pallone agli Azzurri, per poi cercare di rendersi pericolosa sfruttando i tre giocatori più talentuosi: Yilmaz, Calhanoglu e Yazici. Tre giocatori che permettono di risalire il campo senza grandi corse ma facendo affidamento sulle associazioni tecniche tra di loro. Tre giocatori tecnici ma abituati a un calcio verticale e diretto, due dei quali giocano insieme nel Lille peraltro. Si muovono in maniera molto fluida per il campo: Calhanoglu parte da sinistra ma viene spesso al centro e se Yilmaz si è abbassato a cucire il gioco è spesso Karaman - l’esterno destro - ad attaccare la profondità. Un giocatore meno appariscente degli altri, ma molto intelligente ad attaccare la linea difensiva e con un sinistro molto pericoloso. Si giocherà il posto con Cengiz Under, che ha più talento ma viene da una brutta stagione; in ogni caso le sue caratteristiche sono molto simili. È un movimento chiaro in questo gol segnato alla Lettonia, in cui Calhanoglu ha rifinito per Karaman, dopo che la squadra aveva sovraccaricato il lato destro, quello di Celik.

turchia

Non va sottovalutata però la tendenza della Turchia a portare fasi di pressing brevi ma decise, che per esempio hanno fruttato due gol nell’amichevole contro la Germania. Un tipo di gioco già nelle corde dei giocatori offensivi, ma che Gunes esplora quasi solo contro squadre più deboli o in situazioni di svantaggio. Negli ultimi trenta metri la Turchia è una squadra imprevedibile soprattutto per le grandi qualità balistiche di Yazici e Calhanoglu, i talenti principali della squadra. Di loro vanno considerate soprattutto due armi importanti: la produttività su calcio piazzato, diretto e indiretto, e il tiro da fuori - in cui spicca anche un altro talento sottovalutato, Ozan Tufan. Attorno a loro Yilmaz aggiunge soprattutto la sua aura carismatica: un giocatore con doti fisiche e tecniche poco appariscenti, ma che sembra sempre trovare il modo per incidere ed essere decisivo. Gunes lo ha paragonato a Ibrahimovic: «È calmo e determinato. È come un’aquila pronta a colpire».

 

I risultati della Turchia dipenderanno però dalla tenuta difensiva, che del resto schiera due difensori giovani e promettenti come Demiral e Soyuncu (ma anche Kabak del Liverpool si gioca il posto), finora apparsi più a proprio agio con poco campo da difendere che quando hanno dovuto tenere la linea alta e coprire tanto campo alle spalle.

 

Nei tornei internazionali la Turchia è sempre stata in bilico fra trionfo e tragedia, senza mezze misure. A questi Europei le aspettative sono alte e in molti la indicano come la possibile outsider più pericolosa. Anche per questo il ct Senol Gunes ci ha tenuto a smorzare le pressioni: «Tutte le nostre avversarie del girone sono sopra di noi nel ranking». L’impressione, però, è che la Turchia abbia tutte le caratteristiche per arrivare lontana: una rosa completa in ogni reparto, un’organizzazione difensiva promettente, talenti che possono svoltare i momenti difficili e un grande leader carismatico come Burak Yilmaz che spingerà tutti a giocare in modo entusiasta e disperato. L’Italia arriva con legittime aspettative, ma difficilmente poteva pescare un avversario peggiore per iniziare il proprio cammino.