Mourinho: "Il mio Real era la squadra più forte al mondo"

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Lo Special One torna a parlare della sua esperienza in Spagna e del titolo dei record con il Real: "Ma che rammarico il ko in Champions contro il Bayern. Eravamo i migliori del mondo". Poi su chi lo accusa di essere troppo difensivista: "La storia è visibile a tutti. Io l'unico a vincere in Inghilterra, Italia e Spagna"

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Otto anni fa, il 2 maggio 2012, Josè Mourinho festeggiava la vittoria della Liga con il Real Madrid. Un titolo storico, caratterizzato dal record di punti (100) e gol segnati (121). Una squadra praticamente perfetta, obbligata ad essere tale per battere il Barcellona di Guardiola e Messi: "È molto difficile per me dire se quello sia stato o meno il punto più alto della mia carriera - ha spiegato l'allenatore portoghese in esclusiva a Marca - ovviamente è stato un momento molto importante perché si è verificato in un periodo in cui il Barcellona stava dominando. Non abbiamo solo vinto il campionato. Lo abbiamo fatto scrivendo la storia". In quella stagione, però, non è stato tutto perfetto: "Siamo rimasti con il grande rammarico dell'eliminazione dalla Champions in semifinale contro il Bayern, dove abbiamo perso ai rigori. Eravamo la squadra migliore del mondo, è stata una delusione difficile da digerire". Il Barcellona arrivò secondo a nove punti di distanza. Fondamentale per il Real fu la vittoria del Camp Nou a quattro giornate dalla fine: "Avevamo due risultati a disposizione, la vittoria e il pareggio. Ho ripetuto costantemente ai miei giocatori: 'Vinceremo, vinceremo. Li batteremo in contropiede'. Così è stato". 

"Unico a vincere in Italia, Spagna e Inghilterra"

Mourinho adesso allena il Tottenham. Giovedì ha festeggiato i 15 anni dal primo titolo conquistato con il Chelsea: "Volevo vincere il campionato in Italia, Inghilterra e Spagna. E sono ancora l'unico allenatore che ci è riuscito", racconta, per poi rispondere a chi lo accusa di essere troppo difensivista: "Non dico niente. La storia è lì, visibile a tutti, e quindi non c'è niente che io possa dire di meglio. Alla fine tutto si riduce a quello, ciò che resta nella storia. Rimangono i gol, le vittorie e i talenti che sono stato in grado di fare esplodere durante la mia carriera".