Italia-Svezia, 4 armi a disposizione di Ventura

Mondiali

Gian Marco Porcellini (in collaborazione con "l'Ultimo Uomo")

Dalla creatività di Insigne al dinamismo di Florenzi, fino ad arrivare al palleggio di Jorginho e alla varietà tecnica di Manolo Gabbiadini: i giocatori che potrebbero rigenerare l'Italia, portandola a Russia 2018

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Se è vero che in questo periodo storico il movimento calcistico italiano sta facendo fatica a produrre giocatori creativi negli ultimi due terzi di campo, non significa che la Nazionale italiana sia del tutto priva di qualità. Certo, parliamo di talenti specifici, che hanno bisogno di un contesto favorevole per far sì che possano esprimere appieno le proprie caratteristiche. Individualità a cui il CT Gian Piero Ventura ha rinunciato lo scorso venerdì sera, ma che potrebbero, per differenti ragioni, tornare utili per ribaltare lo 0-1 subito in Svezia.

1. Lorenzo Insigne

In una Nazionale che sarà chiamata giocoforza ad una partita più offensiva, il nome più scontato che viene in mente tra le carte a nostra disposizione è quello di Lorenzo Insigne, a patto però che non gli si chieda di essere “l’uomo della provvidenza” che estrae la giocata “spacca partita”. A maggior ragione, se gli viene chiesto di fare la mezzala a tutto campo e di condurre il possesso negli ultimi 40 metri, l’unico effetto che si ottiene è il decentramento e l’allontanamento dalla porta. Il differenziale di prestazioni tra Napoli e nazionale indica sì la scarsa adattabilità del suo gioco, ma anche che Ventura non è riuscito nella sua gestione a convogliare il suo talento in un sistema in grado di esaltarlo.

Difficilmente, però, Ventura riuscirà a inventare qualcosa di totalmente nuovo in 3 giorni, per questo l’unica soluzione per provare ad assecondare l’attaccante partenopeo potrebbe essere il ritorno al 4-2-4, magari con Darmian alle sue spalle a lavorare di coppia. Perché Insigne rappresenta un valore aggiunto quando si muove in connessione con il terzino di riferimento, la cui discesa lo aiuta a occupare gli spazi interni. 

Un esempio del funzionamento della catena terzino-ala nel Napoli: qui Ghoulam catalizza l’attenzione di Gazzola e Politano, che si perde lo scatto alle sue spalle di Insigne, servito dall’algerino.

Nel Napoli, la sua bravura (e di Sarri) è stata quella di essere uscito dalla ricerca meccanica dello schema: controllo —> ingresso dentro al campo —> tiro sul palo lungo; e di aver adattato il suo talento a situazioni dinamiche, in una gamma di movimenti che gli consentisse di ricevere palla in isolamento con il terzino avversario, fronte alla porta e con a disposizione due direzioni in cui andare: lungolinea per cercare il fondo del campo (per il passaggio) o la sterzata verso il centro (per il tiro). Se è vero che in questo inizio di stagione Insigne sta forzando molto la conclusione (in serie A 5 tiri ogni 90’, di cui solo il 44% centrano lo specchio) è giusto sottolinearne anche il carattere associativo, che lo rende un generatore di occasioni (3,25 ogni 90’ in Serie A).

Inoltre in una gara come quella di Stoccolma, in cui la Svezia ha dimostrato di non riuscire a coprire adeguatamente le fasce, sfruttare tutto il campo in orizzontale diventa la chiave per smuovere e scardinare il blocco centrale. L’attaccante napoletano, se utilizzato nel modo migliore, può rappresentare una soluzione in questo senso, con la sua capacità di dare ampiezza al gioco e attaccare il lato debole.

2. Alessandro Florenzi

Se l’obiettivo vuole essere la ricerca della superiorità numerica sugli esterni, un altro validissimo argomento da spendere si chiama Alessandro Florenzi. In realtà, dalle voci della vigilia sembrerebbe che il romanista debba giocare nel ruolo di mezzala destra nel confermato 3-5-2, ma questo non gli preclude di associarsi a Candreva e magari andare in sovrapposizione sulla fascia, in modo da mettere in crisi il sistema di uscite degli scandinavi e liberare lo spazio interno all’ala dell’Inter. Schierare Florenzi a centrocampo, al posto dello squalificato Verratti, significa prima di tutto poter contare su una mezzala più funzionale alle idee di gioco di Ventura, che non vuole che gli interni in fase di possesso partecipino alla costruzione bassa, ma che al contrario si alzino alle spalle del centrocampo avversario e vadano a comporre una linea offensiva unica composta da 6 giocatori (2 punte + 2 mezzali + 2 laterali).

Di sicuro, il jolly giallorosso ha un’interpretazione del ruolo più diretta e dinamica, influenzata dall’atletismo e dalla caparbietà nell’attaccare gli spazi, che si converte in una maggior propensione a cercare (e trovare) la porta, come dimostrano i 43 gol realizzati in 310 gare da professionista. Un incursore che può garantire quantità e qualità, pure nel gioco lungo particolarmente prezioso per cambiare lato, che in fase difensiva può servire pure per chiamare quella pressione a palla persa che il commissario tecnico nella sfida d’andata ha invocato più volte invano.

3. Jorginho

Qualche metro più indietro dovrebbe agire invece Jorginho. Una scelta molto forte, quella di puntare sull’italo-brasiliano, alla prima presenza da titolare con la maglia della Nazionale al posto di un veterano come De Rossi, ma che denota la volontà di avere un maggiore controllo della palla in zone più alte del campo. Venerdì in effetti, con Berg e Toivonen che schermavano il mediano della Roma, gli azzurri sono dovuti passare ogni volta dalla difesa per cambiare lato. Il Napoli riesce a bypassare questa criticità abbassando una mezzala, che gioca di sponda su Jorginho abilissimo a muoversi per fornirgli una linea di passaggio utile. Un tipo di giocata che stride con la volontà di Ventura di tenere gli interni alti, ma va rimarcato come l’ex centrocampista del Verona non si limiti alla mera distribuzione del pallone, e che in realtà sia solito accompagnare l’azione e fungere da facilitatore di gioco in grado di liberare il terzo uomo.

Un esempio qui sotto dalla partita con il Sassuolo: Jorginho si alza nella trequarti avversaria, detta il passaggio ad Hamsik in mezzo a tre avversari e con una sponda di prima innesca Insigne. 

Un’altra peculiarità di Jorginho è quella di essere un centrocampista estremamente paziente, che non ha paura a gestire l’uscita del pallone dalla difesa e che anzi con la conduzione “sfida” il marcatore a uscire su di lui, in modo da servire il compagno nello spazio che si è aperto creando un vantaggio posizionale alla sua squadra. Stasera, però, difficilmente i suoi avversari si faranno attirare fuori posizione dal pallone.

4. Manolo Gabbiadini

Tornando al discorso di partenza legato alla specificità dei nostri talenti, uno dei casi più eclatanti risponde al nome di Manolo Gabbiadini, la cui possibile presenza da titolare sta provocando una serie di reazioni che oscillano tra l’incuriosito e il perplesso. Perché non è ben chiaro in che modo il profilo della punta del Southampton, che nel corso delle qualificazioni ha disputato appena 27 minuti, possa essere inserito e soprattutto valorizzato in una partita presumibilmente statica e fisica, in cui la palla potrebbe alzarsi con una certa frequenza.

Nel corso della sua carriera Gabbiadini è stato utilizzato da esterno destro per permettergli, partendo da zone meno congestionate, di costruirsi lo spazio per il tiro di sinistro, il suo pregio principale; oppure da unica punta, chiamata a muoversi lungo l’asse verticale del campo per andare in profondità e finalizzare l’azione. Contesti differenti rispetto a ciò che si prospetta a San Siro. Eppure, una sua utilità potrebbe averla proprio perché una delle cose ad aver funzionato meno nella partita di andata è stata la coordinazione tra i due centravani, Immobile e Belotti.

La coppia di attaccanti italiani nella partita di andata è rimasta spesso molto piatta, senza che nessuno dei due si abbassasse di qualche metro per ricevere palla sui piedi, neanche quando avrebbero potuto. 

Probabilmente, Ventura, privo di una mezza punta di ruolo, vuole scommettere su Manolo per creare una variazione sul tema (gioco in ampiezza con gli esterni e negli half spaces con gli interni). Impiegarlo, cioè, leggermente arretrato e decentrato rispetto a Immobile per sfruttare il suo tiro dalla media distanza, senza rinunciare però ad un attaccante che si sappia muovere dentro l’area. Ma che quando esce dai 16 metri tenta di allargare le maglie del blocco centrale per favorire l’inserimento di un centrocampista. Se la scommessa, o le scommesse, di Ventura pagheranno lo scopriremo alle 22.45 di stasera.