Chiesa cambia la partita, fantasisti senza idee: cosa va e cosa non va nell'Italia di Mancini

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L'1-1 contro la Polonia regala diversi spunti di riflessione: tra le note positive c'è la freschezza di Chiesa, che pare già fondamentale per la Nazionale; ci si aspetta di più da Insigne e Bernardeschi, rimandato anche Balotelli

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Fa parte del ruolo del Ct, cercare di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno in attesa di riempirlo del tutto. L’ha fatto anche Mancini, con le sue parole al termine di Italia-Polonia (“Qualche errore ci può stare, ma nel complesso i ragazzi hanno fatto bene”), ma la prima uscita ufficiale della Nazionale targata Mancio merita un’analisi più approfondita. In sintesi: cosa va e cosa non va in questa Italia?

Cosa va

Iniziamo dalle note positive, una su tutte: Federico Chiesa. Partito in panchina ed entrato al 70’, il suo ingresso ha dato la svolta alla partita. Chiesa ha portato freschezza, voglia, corsa e qualità, tutte cose che non si erano intraviste in particolare nel primo tempo. Senza dimenticare il rigore del pareggio. Inutile ribadire che il futuro della Nazionale sia suo, soprattutto se continuerà ad approcciare con questo spirito tutte le gare in maglia Azzurra. Non è un caso che il dibattito (soprattutto quello social) post-Polonia sia incentrato quasi esclusivamente sull’ingresso tardivo (o sul mancato utilizzo dall’inizio) del giocatore della Fiorentina.

Chiesa, ma insieme a lui anche Belotti. La partita dell’Italia cambia quando entra in campo la voglia di quei due: voglia di battersi, voglia di combinare qualcosa, voglia di Azzurro. Niente di eccezionale, nessun numero con cui catturano l’occhio, ma la costante sensazione che regalano al tifoso di poter essere decisivi, ogni volta che la palla è nei loro paraggi. In qualche modo, non necessariamente con una giocata da fenomeni.

E poi uno sguardo a chi ha ereditato la maglia di Buffon. Basta un miracolo dopo appena 6’ per ricordarsi quanto possa fare la differenza il portiere. Esistono quelli che fanno parate che valgono come un gol, e Donnarumma lo dimostra distendendosi su Zielinski quando il trequartista del Napoli si sta già pregustando la gioia del gol, l’ennesimo segnato al milanista dopo la doppietta con cui aveva ribaltato le sorti del big-match della seconda giornata di campionato. Gol che arriverà ugualmente, ma con Donnarumma incolpevole e dunque sicuramente promosso.

Cosa non va

Era la grande scommessa della serata, ma Mancini aveva messo subito le mani avanti, ricordando come Balotelli abbia bisogno di tempo per ritrovare la forma migliore. Mario ne dà conferma in un’ora di gioco in cui tocca in tutto 12 palloni senza essere mai pericoloso. Non un guizzo che possa aiutarlo a salvare la sua partita. Certo, a voler ribaltare il ragionamento si potrebbe dire che Balotelli non gira perché nulla gira intorno a lui.

Per questo motivo, ritrovare gli spunti dei nostri creativi migliori dev’essere e sarà la missione di Mancini, specialmente dopo la serata senza idee di Insigne e Bernardeschi. Ogni tanto la lampadina si accende, ma sono lampi che durano poco. Bernardeschi va anche vicino al gol, ma alla lunga si spegne del tutto; Insigne non riesce a imporsi come leader tecnico, e la sostituzione con Chiesa, alla luce di quanto prodotto in 20’ dal compagno, non fa che rendere ancora più negativo il bilancio della sua gara. Parlando di idee, luce e creatività, doveroso inserire nel gruppo anche Jorginho, che trasforma il rigore del pareggio ma soffre terribilmente la marcatura stretta dell’ex compagno Zielinski, sbagliando appoggi per lui elementari (da una sua palla persa due volte nasce il gol del vantaggio della Polonia). Le conseguenze si ripercuotono a cascata su tutta la manovra, spezzettata a causa dei tanti errori tecnici o rallentata dalla scelta sbagliata nella giocata. Ecco spiegata un'Italia che andava spesso a tentoni: per fortuna si tratta solo di ritrovare l'interruttore.