Manchester United, compleanno e rinnovo per Mourinho: "Sono felice e orgoglioso"

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Lo "Special One" spegne 55 candeline. Il regalo se l'è già fatto, rinnovando fino al 2020 il contratto con il Manchester United. I "Red Devils" lo festeggiano su Twitter: "Auguri José, passa una splendida giornata!"

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Compleanno speciale per José Mourinho. E non poteva che essere così per chi "speciale" si è sempre sentito, senza falsa modestia. "Special One", si definì durante una conferenza ai tempi del Chelsea. Una delle tante intuizioni dialettiche che hanno creato il personaggio Mou affiancandolo all'allenatore vincente che è stato finora. Oggi l'allenatore del Manchester United compie 55 anni e un regalo più che speciale, per restare in tema, se l'è già fatto: il rinnovo con i Red Devils fino al 2020. Un rinnovo diverso dai precedenti, è proprio lui a spiegarne il motivo: "Di solito firmavo i contratti dopo aver raggiunto grandi obiettivi. Così è stato al Chelsea, all'Inter, al Real Madrid: avevo sempre firmato dopo aver vinto il titolo. Qui invece lo faccio come conseguenza del mio lavoro: c'è fiducia, empatia con il club. E questo mi rende felice e orgoglioso". E lo United oggi lo celebra, sui social: "Buon compleanno, Josè. Passa una bella giornata!"

Le tappe della carriera di Mou

55 anni, 8 campionati vinti in giro per l'Europa, 2 Champions League, 2 Europa League. Senza contare coppe nazionali, supercoppe e riconoscimenti individuali. La carriera di Mourinho parla da sola, il prossimo step è quello di riportare il titolo ad Old Trafford e diventare così il primo successore di Sir Alex Ferguson a riuscirci. Con la Champions League sullo sfondo. Non sarà facile, soprattutto quest'anno con il City di Guardiola in fuga, ma la storia personale dell'allenatore portoghese lascia intendere che sia soltanto questione di tempo. Ovunque abbia allenato, è riuscito a vincere il campionato: due volte al Porto, tre al Chelsea, due all'Inter, una al Real Madrid. Sono lontani i tempi in cui José faceva il professore di educazione fisica a Sètubal, dopo non essere riuscito "a sfondare" come calciatore. Poi la gavetta come allenatore in seconda, una gavetta di lusso con i maestri Robson e Van Gaal; i primi approcci da allenatore con Benfica e Uniao Leira, l'occasione sfruttata alla grande con il Porto. Non solo dialettica, duelli mediatici e conferenze che sono diventate veri e propri cult: la carriera di Mourinho parte da lontano. E si consacra alla guida del Chelsea, dove riesce a conquistare un titolo che mancava da 50 anni. Altro giro, altra impresa: il triplete con l'Inter, dopo lo scudetto già vinto alla prima stagione. Al Real è protagonista del duello a distanza con Pep Guardiola, in uno dei periodi più fulgidi della storia del Barcellona: tuttavia riesce a vincere una Liga e una Coppa del Re, pagando però la serie di eliminazioni alle semifinali di Champions League. Il ritorno al Chelsea rappresenta il periodo più basso della sua carriera, ma lo prepara per un'altra prestigiosa sfida, quella attuale: "Sapevo che lo United sarebbe stato nel mio destino e ogni volta che lo affrontavo da avversario, imparavo qualcosa. Ora sono qui".